A San Saturnino la voce dei martiri africani

Le testimonianze e la celebrazione nella parrocchia sui cristiani uccisi in questi anni in Nigeria e in Burkina Faso. Il vescovo Salera: esempi di santità e di donazione della vita

Nel silenzio assordante dell’indifferenza mondiale, in luoghi dove non si accendono mai i riflettori dei media, aree del mondo sconosciute ai più come le regioni del Middle Belt, in Nigeria, o Ouagadougou, in Burkina Faso, grida la voce dei martiri cristiani. Dal 2009 al 2023 nello stato nigeriano sono stati uccisi oltre 52.250 cristiani, 30mila durante il regime di Buhari. Il 25 febbraio 2024, nella diocesi di Dori, in Burkina Faso, sono stati assassinati 15 cristiani durante la preghiera domenicale. Tra le vittime anche un catechista, Clemens, e suo figlio di tre anni. Dal 2015, il Paese è teatro di attacchi terroristici che hanno causato migliaia di morti e milioni di sfollati, con la chiusura di scuole, centri sanitari e chiese.

Nomi e cifre elencati da don Joseph Akaashima, cappellano della missione con cura d’anime per i migranti nigeriani residenti nella Diocesi di Roma, e dal salesiano don Didier Tapsoba, che venerdì 7 giugno hanno portato la loro testimonianza nella parrocchia di San Saturnino Martire, nel quartiere Trieste, durante un momento di preghiera per i testimoni della fede nigeriani e burkinabé promosso dal Gruppo Nuovi Martiri (costituito dalle associazioni Archè, Finestra per il Medio Oriente, parrocchia Sant’Innocenzo I papa e San Guido vescovo e dalla Comunità Missionaria di Villaregia).

Dopo l’adorazione eucaristica e la recita del Santo Rosario, il vescovo ausiliare del settore Nord Daniele Salera ha presieduto la celebrazione eucaristica durante la quale ha sottolineato che «i martiri della Nigeria e del Burkina Faso sono esempi di santità e di donazione della propria vita». Il primo cristiano a dare la vita per Gesù fu Stefano, ucciso alla presenza di Paolo di Tarso che in seguito si convertì lungo la via di Damasco. «Sappiamo cosa è stato di quel complice che era Paolo grazie al martirio di Stefano – ha detto – e contempliamo quasi come una catena il martirio dei fedeli della Nigeria e del Burkina Faso e lo percepiamo come un sacrificio offerto per la salvezza di altri secondo un piano misterioso e salvifico a cui Dio ci chiede di partecipare. Non c’è nessuno che volga lo sguardo a Cristo trafitto e che si faccia toccare da questa potenza della misericordia di Dio che non porti frutti».

I nigeriani sono perseguitati dal 1953, ha spiegato don Joseph. Solo nel 2022 sono stati uccisi 39 sacerdoti e altri 30 sono stati rapiti. «I cristiani sfollati sono cinque milioni – ha detto -. La Nigeria è uno dei Paesi con il maggior numero di persecuzioni contro i cristiani. Aiuto alla Chiesa che soffre la descrive come il luogo più pericoloso al mondo per i fedeli. Nonostante tutto le celebrazioni sono sempre molto partecipate, le chiese sempre piene. I cristiani nigeriani sono coraggiosi e continuano a praticare la loro fede. Si possono uccidere i cristiani ma non la loro fede».

Don Didier Tapsoba ha parlato del martirio del confratello don Antonio César Fernández ucciso in Burkina Faso in un agguato il 15 febbraio 2019. Aveva 73 anni. Con lui aveva condiviso 4 anni di vita comunitaria. «Il Burkina Faso è il Paese meno trattato dai media al mondo, eppure negli ultimi anni è diventato il Paese con il maggior numero di morti a causa del terrorismo – ha detto -. In questo contesto della storia è avvenuta la morte di padre César che fu missionario in Togo, in Burkina Faso e Costa d’Avorio. Fu un grande apostolo del sacramento della riconciliazione, della carità e della cura dei malati. Sacerdote umile e sensibile, non esitava a correre dei rischi. Che la preghiera e l’intercessione di Padre César porti la pace in Burkina Faso».

10 giugno 2024