Unità dei cristiani, la veglia a San Policarpo

Il vescovo ortodosso Siluan Span: «Il nostro dialogo con Dio non è facile; lui ci vuole dare l’etrnità mentre noi pensiamo alal felicità qui e ora»

«Il Signore non ci esorta per caso ad amarci gli uni gli altri: lo fa perché noi abbiamo la tendenza ad amare solo quelli come noi e a pensare che il privilegio di conoscere Dio appartenga solo a noi cristiani. Il Signore invece vuole che tutti siano salvati». È un invito ad allargare la prospettiva della propria vita quello che Siluan Span, vescovo della Chiesa ortodossa romena d’Italia, ha proposto in occasione della veglia ecumenica diocesana di preghiera che ieri sera, giovedì 22 gennaio, ha riempito la chiesa della parrocchia di San Policarpo, nel quartiere Appio Claudio. Una celebrazione, guidata dal vescovo del settore Giuseppe Marciante, che nel corso della Settimana per l’Unità dei cristiani ha coinvolto cattolici, ortodossi (greci, romeni, etiopici), evangelici, anglicani, luterani, valdesi e battisti.

Commentando il Vangelo del dialogo fra Gesù e la Samaritana al pozzo di Sicar, l’ortodosso Siluan ha messo in guardia contro un certo «egocentrismo cristiano che ci fa pensare di essere migliori della Samaritana. Il nostro dialogo con Dio – ha spiegato – non è facile, perché il Signore ci vuole dare l’eternità ma noi pensiamo solo alla felicità qui e ora: la nostra prospettiva è orizzontale mentre Dio ce ne propone una verticale, che è totalmente altra dalla nostra. Ma se accogliamo questa grazia – ha spiegato ancora – se beviamo quest’acqua che Cristo vuole darci, avremo la felicità più grande, non avremo più sete e non desidereremo più le cose di questo mondo, che valgono pochi spiccioli». E se il mondo oggi è assetato, ciò che può fare ogni cristiano è indicare agli altri «l’unica sorgente alla quale attingere la gioia, la grazia e la felicità: Gesù Cristo».

È proprio «l’amore di Cristo che ci ha riuniti», ha evidenziato all’inizio della veglia il vescovo Marciante, riprendendo l’antico inno cristiano “Ubi Caritas” nel passaggio «non dividiamo i nostri cuori, cessino le liti e le dispute maligne, e in mezzo a noi ci sia Cristo, nostro Dio». Tre le tappe simboliche della veglia: nella prima i rappresentanti delle varie Chiese hanno varcato il portone d’ingresso di San Policarpo. «Tutti – ha spiegato il presule – dobbiamo passare per la stessa porta, Cristo è la porta, l’unico mediatore fra gli uomini e il Padre». La seconda tappa è stata il camminare: «Cristo è la via, lui è la strada che ci conduce al Padre». Terza e ultima tappa è stato l’arrivo al fonte battesimale: «Cristo è l’acqua viva, è la fonte della vita e chi berrà quell’acqua non avrà più sete». In questo contesto «Il dialogo al pozzo – ha spiega don Marco Gnavi, direttore dell’Ufficio diocesano per l’ecumenismo e il dialogo, organizzatore della veglia – ci porta a scoprire che l’acqua che ci disseta è Gesù stesso, vera fonte di salvezza».

I rappresentanti delle varie confessioni hanno pregato per la pace e l’unità, professando un unico Credo e invocando l’unico Padre nostro. Nell’ ultima tappa ciascuno ha portato con sé una brocca piena di acqua al fonte battesimale: «Le brocche – ha sottolineato il parroco di San Policarpo, don Alessandro Zenobbi – sono tutte diverse, come siamo diversi noi; ma queste contengono tutte la stessa acqua. Un simbolo e un segno – ha concluso – della nostra unità, anche se incompleta, e del nostro desiderio di essere in comunione».

23 gennaio 2015