A San Giuseppe dei Falegnami la “casa” dei sacerdoti di Roma

Inaugurato dal vicario De Donatis il nuovo servizio che nasce nella rettoria guidata da padre Libanori. «Qui ciascun prete della diocesi sappia di avere un fratello maggiore pronto ad accoglierlo»

La casa per e dei sacerdoti di Roma, luogo di preghiera e di fraternità. Questo è, nelle intenzioni, il nuovo progetto pensato per la rettoria di San Giuseppe dei Falegnami, in Clivio Argentario 1, sui Fori Imperiali, e inaugurato ieri sera, 2 ottobre, alle 19.30 con una celebrazione presieduta dal vicario del Papa per la diocesi di Roma Angelo De Donatis. «Che sia un’oasi dove i preti di Roma possano trovare accompagnamento e direzione spirituale – ha  detto l’arcivescovo nel corso della sua omelia – e accoglienza paterna, quella ispirata proprio a San Giuseppe».

Questa nuova proposta per il clero «nasce dal cuore di monsignor De Donatis – ha spiegato il rettore di San Giuseppe dei falegnami padre Daniele Libanori -: desideriamo che i sacerdoti sappiano che questa è casa loro, infondo noi preti siamo la nostra famiglia». Ed è proprio una dimensione domestica quella che verrà offerta: «Oltre alla mia disponibilità per chi voglia essere guidato negli esercizi spirituali – ha continuato Libanori -, qui ciascuno potrà trovare un punto di appoggio, che sia per un pranzo o una cena, ospitalità per la notte o per avvalersi di un ambiente silenzioso, lontano dalla routine degli impegni quotidiani». Una vera e propria casa, quindi, aperta sempre, senza orari, dove coltivare la dimensione spirituale ma anche dove respirare un clima di accoglienza concreta: «Qui ciascun sacerdote di Roma – ha spiegato De Donatis – sappia di avere un fratello maggiore pronto ad accoglierlo».

Il vicario del Papa ha poi raccontato la genesi di questo progetto: «Mi è stato ispirato: non l’ho ragionato ma intuito, e proprio nella Parola di oggi, dedicata ai santi Angeli Custodi – ha detto – ne ho la conferma». A partire dalla meditazione delle letture, De Donatis ha sviluppato un pensiero sul «segreto degli angeli che venne donato ad Israele e a tutti gli uomini: essi eseguono il volere di Dio istintivamente, certi che sia bene e che ne capiranno il senso in seguito». Si tratta di agire contro la logica comune per cui prima si comprende e si ragiona sul valore di un’azione e poi la si mette in atto. «Sembra paradossale e anomalo – ha spiegato il vicario – ma significa, in realtà, vivere dando piena disponibilità al progetto di Dio per noi».

De Donatis ha ricordato che visse questa stessa situazione quando nel 2003 l’allora vicario del Papa, il cardinale Camillo Ruini, lo convocò per proporgli di guidare la parrocchia del centro di San Marco chiedendogli di essere parroco e di mantenere anche il ruolo di confessore e di guida spirituale per i sacerdoti come aveva fatto quale direttore spirituale del Seminario Romano. «Non compresi subito il senso di quella chiamata e di quel progetto – ha detto -, l’ho capito dopo quando ho visto crescere noi sacerdoti insieme nella preghiera e nella fraternità, di settimana in settimana». Anche quell’incarico «a me ha affidato – ha continuato – era frutto di un’ispirazione: il cardinale mi aveva convocato per comunicarmelo proprio il 25 aprile, festa di San Marco». A San Giuseppe dei falegnami, dunque, continuerà a vivere il servizio offerto per tanti anni nella vicina parrocchia di piazza Venezia, con l’auspicio «che un progetto tanto semplice ma tanto importante – ha concluso De Donatis – sia secondo il pensiero di Dio».

3 ottobre 2017