A San Crisogono i funerali di don Giulio Ramiccia

Era rettore di Sant’Agata e primicerio dell’arciconfraternita del Carmine. L’arcivescovo Lojudice: «La grande fede lo ha sostenuto nella lunga malattia»

Umile, riservato, animato da una fede semplice testimoniata soprattutto nei momenti difficili. Per chi l’ha conosciuto erano queste le qualità principali di don Giulio Ramiccia, sacerdote romano morto domenica 1° settembre all’ospedale San Camillo Forlanini, dove era ricoverato da tempo e dove aveva subito recentemente un intervento al cuore. Avrebbe compiuto 57 anni il prossimo 21 settembre. Era «animato da una grande fede che lo ha sostenuto soprattutto durante la lunga malattia», ha ricordato l’arcivescovo di Siena Paolo Lojudice, che aveva conosciuto don Giulio oltre trent’anni fa in seminario, a Roma.

Nato a Terracina, era stato ordinato sacerdote nella basilica di San Giovanni in Laterano il 6 maggio 1989. Era rettore della chiesa di Sant’Agata in Trastevere, giudice esterno del Tribunale di Appello del Vicariato di Roma e primicerio dell’arciconfraternita del Santissimo Sacramento e di Maria Santissima del Carmine in Sant’Agata in Trastevere. Tanti i confratelli e le consorelle che questa mattina, martedì 3 settembre, si sono stretti attorno a Giovanna, l’anziana madre di don Giulio seduta accanto al feretro nella camera ardente allestita nella chiesa di Sant’Agata. Accanto a lei Patrizia Grillo, cugina del sacerdote. «Mi legano a lui tantissimi ricordi – ha detto -. Da bambini stavamo sempre insieme ma in modo particolare ricordo il mio matrimonio, che ha celebrato proprio don Giulio. Era una persona speciale». Appassionato di musica, suonava il pianoforte e il violoncello e scriveva le partiture per la banda di Terracina.

Pietro Solfizi, governatore dell’arciconfraternita, ha messo in risalto la disponibilità del sacerdote, «sempre pronto ad accogliere, dialogare e confrontarsi con chiunque. Si è impegnato molto per l’arciconfraternita, ha puntato soprattutto sull’aspetto spirituale dei confratelli e delle consorelle invitandoli quotidianamente a pregare il santo Rosario, del quale era particolarmente innamorato». Il ministero sacerdotale di don Giulio è stato particolarmente «illuminato e benedetto» dalla Vergine Maria, è stato ricordato più volte. Negli anni, infatti, ha guidato parrocchie intitolate alla Madonna come Nostra Signora di Guadalupe, Madonna della Fiducia, Nostra Signora del Suffragio. La simpatia e l’ironia sono le qualità ricordate dal confratello Spartaco. «Aveva sempre la battuta pronta, era molto spiritoso». Per Patrizia, un’altra parente, don Giulio era una persona «empatica e colta».

Il feretro è stato portato in processione nella basilica di San Crisogono, dove si sono svolti i funerali presieduti dall’arcivescovo Giuseppe Mani. Accanto alla bara i confratelli hanno collocato la statua della Madonna del Carmine, venerata dai trasteverini anche come Madonna Fiumarola. Tra i celebranti, i vescovi ausiliari Gianrico Ruzza, Daniele Libanori, Paolo Ricciardi, il parroco di Santa Maria in Trastevere Marco Gnavi, quello della basilica di San Crisogono Venanzio Di Matteo, monsignor Giorgio Chezza della Nunziatura Apostolica e numerosi altri sacerdoti. «Si è fatto voler bene da tutti», hanno ripetuto i tanti fedeli che hanno affollato la chiesa.

Monsignor Mani ha ricordato il giorno in cui don Giulio è entrato nel seminario romano, nel 1983. «Sembra ieri quando arrivò con la sua semplice e umile famiglia – ha detto -: erano il ritratto della famiglia di Nazareth. Ha percorso il suo cammino sacerdotale sempre con la croce sulle spalle a causa della malattia. Una croce che ha saputo portare». L’arcivescovo Lojudice, ordinato sacerdote lo stesso giorno di don Giulio, ha messo in luce l’attenzione che «il compagno di studi e l’amico di una vita» metteva nelle cose essenziali: «Per lui contava solo il rapporto con Dio». Era a don Giulio che monsignor Lojudice si rivolgeva per ricevere consigli ed era con lui anche il giorno prima di partire per Siena, perché «era la persona capace di dare risposte alle “grandi” domande, un continuo richiamo ai valori importanti della vita e con la sua ironia era capace di trasmettere serenità».

3 settembre 2019