A San Bartolomeo all’Isola una memoria di Charles de Foucauld

Il santuario dei nuovi martiri si arricchisce di un arnese da lavoro utilizzato da fratel Carlo per costruire la sua ultima dimora nel Sahara, in Algeria

Un arnese da lavoro. Più precisamente, una cazzuola. Sul manico c’è inciso il cuore con la croce, divenuto poi il simbolo dei Piccoli Fratelli e delle Piccole Sorelle di Gesù. È la memoria di Charles de Faoucauld che questa sera, 29 ottobre, viene consegnata alla basilica di San Bartolomeo all’Isola, voluta da san Giovanni Paolo II come santuario dei nuovi martiri del XX e XXI secolo. Ad accompagnare il passaggio del testimone, la preghiera guidata dal rettore don Angelo Romano, che inizierà alle 20. Presenti il rettore del Seminario Romano Maggiore don Gabriele Faraghini, il postulatore della causa di canonizzazione e una vasta rappresentanza delle comunità delle Piccole Sorelle di Gesù, nate – come i Piccoli Fratelli – dopo la morte di fratel Carlo, nel solco della sua testimonianza e della sua spiritualità.

La cazzuola, utilizzata per costruire la sua ultima dimora a Tamanrasset, in Algeria, nel Sahara, era custodita a Roma dalle Piccole Sorelle di Gesù, nella loro casa alle Tre Fontane. Il dono di questo arnese, affermano da Sant’Egidio, a cui la basilica dell’Isola Tiberina è affidata, «è un segno del legame che unisce le piccole Sorelle alla Comunità di Sant’Egidio». A testimoniarlo, tra le altre cose, la presenza del fondatore Andrea Riccardi al Capitolo generale delle religiose, nel settembre 2017.

Fratel Carlo viene ucciso in maniera quasi casuale il 1° dicembre 1916, dopo che una piccola banda di predoni era entrata nel suo rifugio. «Non muore come martire – è stato scritto – ma come testimone appassionato dell’amore che si dà fino alla fine». Una morte, la sua, che darà preso il suo frutto: pochi anni dopo nasceranno infatti le Piccole Sorelle e i Piccoli Fratelli di Gesù, che testimoniano nel mondo «un modo di porsi di fronte all’Islam non più in modo contrapposto bensì come fratelli».

Il 13 novembre del 2005 fratel Carlo è stato proclamato beato da Papa Benedetto XVI, nella basilica di San Pietro. Il giorno dopo a presiedere la Messa di ringraziamento nella chiesa della Trappa di Tre Fontane a Roma c’era il vescovo della diocesi del Sahara Claude Rault. «Lui, che essendo animato dal fuoco del Vangelo, tace nel rispetto infinito dell’altro scoprendo che è attraverso la propria vita che egli è chiamato a gridare il Vangelo: questa è senza dubbio la più bella eredità che Carlo ci lascia – il ritratto tracciato dal presule -. Si accontenterà di parlare al Signore nell’Eucaristia, celebrata e contemplata e attraverso il Vangelo incessantemente meditato».

29 ottobre 2019