A Roma piazza bipartisan per onorare Navalny

La fiaccolata in Campidoglio per ricordare l’oppositore russo morto in prigione. Presenti le rappresentanze diplomatiche di 35 Paesi. Il ricordo di Silvia Costa: a consegnargli nel 2021 il premio Sacharov del Parlamento europeo fu David Sassoli

«Oggi siamo giunti all’ora più buia con la morte del dissidente Navalny. È arrivata una notizia importante perché Yulia, sua moglie, ha detto che continuerà a combattere per una Russia libera democratica e felice. Ma oggi dobbiamo dire chiaramente che Alexei Navalny non è morto, è stato ucciso dal regime»: così la dissidente russa Tatiana Vite dal palco allestito ieri pomeriggio, 19 febbraio, sotto alla Minerva in piazza del Campidoglio, e con lei, accanto al sindaco Roberto Gualtieri, altri due attivisti per la pace russi.

Una piazza gremita per la fiaccolata che ha raccolto oltre un migliaio di cittadini ma soprattutto ha portato un momento di concordia tra le forze politiche in maniera trasversale, da destra a sinistra, per onorare Alexei Navalny, l’oppositore del presidente Vladimir Putin e del regime russo morto quattro giorni, il 16 febbraio, fa mentre era in prigione in Siberia. Navalny era il più noto, dentro e fuori la Russia, tra gli oppositori e addirittura un simbolo per molti, come i tanti omaggi spontanei in tutto il territorio russo hanno dimostrato, omaggi che sono finiti spesso in arresti e schedature da parte della polizia russa. Alla fiaccolata a Roma hanno preso parte 35 Paesi con le loro rappresentanze diplomatiche: tutte le 27 ambasciate dell’Ue, più 8 extra Ue, compresi gli Stati Uniti.

Presenti parlamentari e politici di tutti i partiti. Carlo Calenda, che ha proposto l’evento, si dice soddisfatto: «Sono contento che tutte le forze politiche siano qui. Non è una cosa comune per l’Italia. È un segnale importante di solidarietà per chi muore per la libertà». Alcuni attimi di tensione e qualche fischio all’arrivo del senatore leghista Massimiliano Romeo. «Vergogna, vergogna», urlano diversi manifestanti con la fiaccola in mano. «Dov’è la felpa di Putin? E i 49 milioni? Vattene a Mosca», aggiungono con ironia. Il senatore risponde piccato: «Eccoli i democratici, noi rispondiamo col sorriso agli insulti, non caschiamo nelle vostre provocazioni. Non sappiamo cosa sia successo». E ancora: «È chiaro che il pensiero va a qualcosa di molto negativo, il sospetto è venuto anche a noi». Tuttavia, incalzato dai cronisti, afferma: «Che il leader dell’opposizione finisca per essere assassinato è una cosa vergognosa e grave».

Presente alla fiaccolata l’ex europarlamentare del Pd Silvia Costa, che ha voluto condividere con Romasette.it un suo ricordo. «Pochi si sono ricordati che chi ha voluto fortemente nel 2021 dare il premio Sacharov del Parlamento europeo a Navalny è stato David Sassoli, che ha consegnato fisicamente il premio nelle mani della figlia Daria il 21 dicembre; lui sarebbe morto dopo 20 giorni. Nel mio pensiero unisco due persone diversissime, con storie lontanissime, che però si sono come in qualche modo ritrovate nella libertà di coscienza, nella libertà di pensiero», spiega l’esponente dem.

Per il senatore Pier Ferdinando Casini, «Putin è più debole e più forte allo stesso tempo: è più debole perché altrimenti non avrebbe bisogno di ricorrere a omicidi di questo tipo che sanno di Stalin e di Gulag di 70 anni e 80 anni fa e nello stesso tempo è più forte, vuole dare un messaggio che è questo: non c’è spazio per il dissenso. E il fatto di aver compiuto questo efferato crimine per una persona che peraltro era confinata in Siberia, a qualche tempo dalle elezioni, è un messaggio chiaro per tutti coloro che vivono in Russia, che oggi non possono più neanche deporre un fiore senza essere arrestati».

20 febbraio 2024