A Roma e nel Lazio più lavoro, ma precario

Il punto, in occasione della festa del 1° maggio, con i rappresentanti di sindacati e industrie. Nella regione interrotti nell’ultimo anno circa 1,8 milioni di contratti; 1 caso su 3 di durata inferiore al mese. Le speranze legate al Giubileo e alla possibilità che Roma ospiti Expo 2030

La precarietà non è una scelta, ma una condizione che imprigiona sempre più lavoratori. Sebbene nel 2022 l’occupazione sia tornata ai livelli pre-pandemia, secondo il rapporto Bes (benessere equo e sostenibile) di Istat molti dei nuovi contratti di lavoro attivati erano a tempo determinato. È una tendenza che riguarda tutto il Paese, ma che si osserva prevalentemente nelle regioni del Centro Italia. «A fine 2022 il Lazio ha quasi recuperato il numero di occupati del 2019: mancavano circa 13mila dipendenti rispetto al periodo pre-pandemia», osserva il direttore generale di Unindustria Lazio Maurizio Tarquini. Merito, in parte, dei bonus edilizi. «Adesso non riusciamo a capire quali saranno gli effetti del ridimensionamento o dell’abrogazione del Superbonus 110%», fa però notare dalla Uil di Roma il segretario Alberto Civica. Il blocco dei crediti d’imposta metterebbe a rischio «circa 30mila posti di lavoro in tutta la regione e circa 20mila solo su Roma», la previsione del segretario della Cgil Roma Natale Di Cola.

Dal post-Covid si è assistito, inoltre, all’aumento del numero di lavoratori che hanno ottenuto un contratto dopo un’esperienza da autonomi: «Molto lavoro autonomo – osserva Tarquini – era dettato più dalla precarietà che dallo spirito imprenditoriale». Un dato che conferma la tendenza alla ripresa (anche femminile) del mercato del lavoro, ma che secondo i sindacati cela un’instabilità di fondo. «Su 100 nuovi contratti solo 16 sono a tempo indeterminato», commenta Di Cola. Il Lazio guida la classifica delle regioni in cui il lavoro è più precario che altrove. Qui nel 2022 sono stati interrotti circa 1,8 milioni di contratti, soprattutto a causa della loro breve durata: in un caso su tre il rapporto di lavoro è durato meno di 30 giorni. «Dopo cinque anni un lavoratore su cinque è ancora precario », denuncia Di Cola. Una situazione aggravata dall’inflazione che, da un anno a questa parte, riduce il potere di acquisto di famiglie con redditi sempre più bassi. «Il 30% dei lavoratori del settore privato non agricolo ha un reddito sotto i 10mila euro», evidenzia Alberto Civica (Uil).

È una condizione stagnante per migliaia di persone alle prese con una ripartenza incompiuta, dopo la crisi economica della pandemia che ha colpito soprattutto donne e giovani. Così, la Festa dei lavoratori 2023 è all’insegna dell’incertezza, con l’Italia all’ultimo posto in Europa per persone occupate: il 64,8% contro la media europea del 74,6%. «Il manifatturiero – commenta il segretario della Uil di Roma – resta il settore con più garanzie, mentre il precariato investe soprattutto il commercio e il turismo». Si tratta di impieghi che, paradossalmente, «rappresentano la forza trainante dell’occupazione a Roma», afferma il segretario della Cisl Lazio Enrico Coppotelli. Ma «i numeri ci dicono che non c’è un settore lavorativo più virtuoso di altri», continua. «Non tolleriamo, però, che questa precarietà investa anche il pubblico impiego: ci sono oltre 3mila cattedre mancanti in tutta la regione e i lavoratori della sanità, assunti durante il Covid, ancora non hanno trovato stabilità». Lo sottolinea Coppotelli a pochi giorni dall’avvio della procedura d’infrazione con cui l’Europa intende sanzionare l’Italia per l’abuso di contratti a tempo determinato nel settore pubblico. «Roma paga più di altre realtà le scelte sbagliate del blocco del turn over», spiega Natale Di Cola: «Solo nella nostra regione servono oltre 50mila nuove assunzioni affinché il numero dei dipendenti pubblici rimanga costante».

Se neanche il settore pubblico è più in grado di offrire certezze, la speranza è che il Giubileo del 2025 e la possibilità che Roma ospiti Expo 2030 siano occasioni per rivitalizzare l’occupazione. «Questi appuntamenti consentirebbero alla Capitale di diventare un territorio più attrattivo per le imprese», auspica Maurizio Tarquini. Solo per Expo, infatti, si stimano benefici economici di circa 50 miliardi di euro e oltre 300mila posti di lavoro. Secondo i sindacati, la vera sfida sarà fare in modo che le opportunità offerte da questi eventi non si esauriscano nel giro di qualche anno.

2 maggio 2023