A Rebibbia scuola di chef grazie all’Istituto Vespucci

A “fine anno”, servito un pranzo speciale cucinato dai 30 alunni ristretti guidati dal professore Reale, referente per la didattica in carcere della scuola alberghiera

Venerdì scorso, 31 maggio, a Rebibbia, è stato servito un pranzo speciale cucinato dagli alunni e dalle alunne ristrette dell’Istituto alberghiero Amerigo Vespucci, che ormai da quattro anni ha aperto due classi negli istituti detentivi di Rebibbia e della casa circondariale femminile per insegnare a chi sconta la pena un mestiere o aiutarli a raggiungere un titolo utile per quando usciranno. Il pranzo, a cui sono stati invitati anche i dirigenti del carcere e altre personalità, è stato un po’ la “prova di fine anno” di questo gruppo – trenta persone tra uomini e donne tra i 25 e i 40 anni – guidato dal professore Alessandro Reale, che è il referente per la didattica in carcere dell’Amerigo Vespucci.

«Abbiamo iniziato in un periodo particolare, quello del Covid, nel 2021 – racconta -. Successivamente noi abbiamo richiesto di poter avere delle cucine, proprio per svolgere l’attività che è fondamentale e caratterizzante per il percorso della scuola alberghiera». Un percorso professionalizzante come l’alberghiero ha bisogno di pratica, non solo di teoria, e considerata la condizione di ristretti degli studenti, la soluzione più pratica era quella della cucina: «Difficile fare i percorsi di sala o di accoglienza, nel carcere». Per poter fare le lezioni di cucina, però, servono anche gli ingredienti, tanti, vari e freschi. «Di norma si risolve prevalentemente con i contributi che danno agli studenti, ma qui non potevamo chiedere nulla a loro, non sarebbe nemmeno stato giusto», prosegue Reale. La soluzione è arrivata grazie a un accordo con Coop-Tirreno, che ha sposato il progetto e ha garantito i generi alimentari necessari per tutto il periodo del laboratorio.

Il progetto, del resto, non sarebbe stato possibile senza il concorso di diversi soggetti che hanno contribuito, dalla Regione – con un finanziamento – al municipio IV, che ha donato una cucina. Gli studenti imparano non solo a cucinare «ma anche ad abbinare i cibi tra di loro, a capire le quantità adatte per ogni preparazione, per evitare gli sprechi, e poi naturalmente anche ad impiattare, per valorizzare l’estetica di una pietanza», aggiunge il professore. Quello dei ristretti, prosegue, «è un percorso scolastico un po’ diverso da quello esterno, che permette il riconoscimento di esperienze formali e non, e mette a disposizione la possibilità di svolgere i cinque anni di durata della scuola in un periodo di tre anni». Gli studenti attualmente stanno facendo il 3° e il 4° anno insieme; dal prossimo anno i primi diplomati, ma anche il raddoppio delle classi, da due a quattro, segno che il laboratorio funziona e attira l’interesse di tanti alla ricerca di nuove opportunità. «Per facilitare poi un inserimento lavorativo – spiega ancora il docente -, ogni anno organizziamo per i nostri studenti all’interno delle carceri anche i corsi per l’attestato Hccp».

3 giugno 2024