A Rebibbia l’apertura della Porta Santa e il progetto sull’arte contemporanea

“La sfida della speranza” è il nome dell’iniziativa, realizzata in collaborazione tra dicastero per la Cultura e Dap, presentata dal cardinale Tolentino de Mendonca

L’apertura della Porta Santa nel penitenziario di Rebibbia da parte di Papa Francesco, il prossimo 26 dicembre, sarà accompagnata dall’esposizione dell’opera “Io contengo moltitudini”. Si tratta di un progetto «site specific» di arte partecipata realizzata dall’artista Marinella Senatore. È una struttura verticale autoportante, alta circa 6 metri e dal diametro di circa 3 metri, composta da luminarie ed elementi che riportano frasi in diverse lingue e dialetti, ispirata alle luminarie festive del Sud Italia e in particolare del Salento. Le frasi sono state scelte tra quelle scritte da detenuti della sezione maschile e femminile in seguito a un workshop per circa 60 partecipanti, compresi agenti di polizia penitenziaria e volontari. L’installazione, che sarà collocata nel piazzale antistante la chiesa della Casa circondariale a partire dal 21 dicembre, sarà visibile ai detenuti, ai loro familiari e a tutta la comunità dell’istituto penitenziario fino alla metà di febbraio.

L’iniziativa rientra nel progetto “L’arte contemporanea in carcere: la sfida della speranza”, realizzato grazie alla collaborazione tra il dicastero per la Cultura e l’educazione della Santa Sede e il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. Il progetto, presentato dal prefetto del dicastero il cardinale Tolentino de Mendonça, prevede anche un nuovo spazio espositivo, curato da Cristiana Perrella, denominato “Conciliazione 5”, che il porporato portoghese ha definito «una finestra su via della Conciliazione, aperta 24 ore su 24, tutti i giorni, attraverso cui le opere dialogheranno con i pellegrini di tutto il mondo». L’iniziativa prevede altri spazi espositivi all’esterno di diverse carceri, a partire da metà febbraio, in occasione del Giubileo degli artisti.

La prima, a Regina Coeli, è stata affidata a Yan Pei Ming, grande ritrattista, artista di fama internazionale, e sarà una sorpresa. Ci saranno poi alcune «porte della speranza», installazioni affidate ad altrettanti artisti che lavoreranno con detenuti per allestire opere all’esterno delle mura del carcere per un pubblico più ampio, sia in Italia che all’estero. Il curatore artistico sarà Davide Rampello. «L’obiettivo è incoraggiare e sostenere iniziative di recupero dei carcerati  ma anche favorire una conversione dello sguardo spirituale e culturale, del cuore e del pensiero, della società riguardo all’istituzione carceraria, da considerare luogo di riabilitazione e  non solo punizione – ha sottolineato Tolentino -. L’arte sa di essere ponte: è un atto di fiducia nei confronti delle persone, una sfida ma i risultati dimostrano il valore» del progetto, ha concluso.

«Abbiamo cercato di costruire un percorso di speranza che si appoggiasse non solo sulla missione di conforto che la religione può portare agli ultimi», ha aggiunto il capo del Dap Giovanni Russo. I detenuti, ha continuato, sono «cittadini come gli altri che stanno scontando doverosamente loro pena ma che devono essere rieducati. Occorre farsi carico del necessario ricongiungimento dell’attività punitiva con il fine della riabilitazione della persona. Una delle accuse che viene rivolta all’istituzione è che provoca la “disculturazione”, induce cioè nelle persone, sia detenuti che in parte in chi vi lavora, una disabitudine alla riflessione, alla cultura; si resta imprigionati in una serie di ritmi che non appartengono alla vita dell’uomo libero, di regole, necessarie, ma che mutano l’identità stessa dell’essere umano. Quello che ci apprestiamo a fare – ha precisato – è un’attività artistica partecipata, in cui la popolazione detenuta non è soggetto passivo ma attivo. Un processo collettivo di rivalutazione della comunità penitenziaria e un processo potentissimo di valorizzazione dell’individualità». Concetti ripresi da Marinella Senatore, che ha sottolineato come questo tipo di arte «mette al centro la persona e la vita e non riguarda solo gli esperti del settore, perché non ci sono idee preconcette da calare dall’alto».

17 dicembre 2024