A Rebibbia la prima laurea magistrale nel Nuovo Complesso

Grazie al progetto “Università in carcere con teledidattica”, il primo detenuto del reparto di Alta Sicurezza è diventato dottore in Giurisprudenza, discutendo la tesi in videoconferenza con l’università di Tor Vergata

Silvano Giacomo, 42 anni, è il primo laureato del reparto di Alta Sicurezza del carcere di Rebibbia Nuovo Complesso, grazie al progetto “Università in carcere con teledidattica”. La discussione della tesi, sull’articolo 27 della Costituzione e gli aspetti problematici delle sanzioni penali, è avvenuta ieri mattina, giovedì 11 dicembre, con un collegamento in videoconferenza con l’università di Tor Vergata. Il voto: 110/110. La scorsa estate avevano conseguito la laurea triennale i primi 4 detenuti del progetto “Teleuniversità in carcere”, uno dei quali in collegamento via skype dal carcere di Tirana. Giacomo, avendo scelto un percorso di studi unico, è il primo a conseguire una laurea magistrale.

Per il Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni, si tratta di «una storia unica». Il nuovo dottore in Legge infatti «ha trascorso buona parte della sua vita in una cella e ha creduto nello studio come occasione di riscatto sociale e per non abbandonarsi alla disperazione. È entrato in carcere con la V elementare ed è arrivato alla laurea. Una bellissima risposta a chi, in questi giorni, cerca di fare di tutta l’erba un fascio. A scanso di equivoci, chi ha sbagliato deve essere punito severamente, ma la sacrosanta richiesta di giustizia non può travolgere una straordinaria esperienza di solidarietà che, attraverso lo studio e il lavoro, ha restituito dignità e una nuova vita a migliaia di persone».

Il progetto che ha portato alla laurea Silvano Giacomo è stato ideato nel 2006 dal Garante dei detenuti e dall’Universita’ di Tor Vergata con Laziodisu e la direzione del carcere. Gli studenti-detenuti iscritti nelle facoltà che aderiscono al progetto (Economia, Giurisprudenza e Lettere e Filosofia) sono circa 40 e hanno la possibilità di seguire i corsi a distanza: le lezioni vengono registrate e riversate su una rete dedicata. Gli esami invece sono svolti in presenza, grazie ai docenti che si recano in carcere. In presenza viene svolta anche una costante attività di tutorato, grazie alla quale gli studenti sono seguiti nella programmazione degli esami e nello studio. Il progetto è stato indicato quale best practices dal ministero della Giustizia, che ha previsto che i reclusi di Alta Sicurezza, in tutta Italia, possano essere trasferiti a Rebibbia N.C. se decidono di iscriversi all’università.

Sui percorsi di istruzione all’interno delle carceri «abbiamo investito molto – rileva il Garante dei detenuti -. La Teledidattica è un ambito importante del Sistema universitario penitenziario (S.u.p.), un modello da noi ideato costituito da una rete istituzionale che mette insieme la Conferenza dei rettori delle universita’ del Lazio, Laziodisu, Provveditorato regionale dell’Amministrazione penitenziaria, le carceri, il Dap, la Regione Lazio e le università Roma Tre, Tor Vergata, Cassino, La Tuscia e La Sapienza. Grazie a questo modello, oggi sono 120 i detenuti che, nel Lazio, frequentano l’università. Nel 2005 erano appena 17».

12 dicembre 2014