A Palazzo Barberini Il tempo barocco

La mostra fino al 3 ottobre. Ne parlano le curatrici Francesca Cappelletti e Flaminia Gennari Santori. Tra la reinvenzione dello stile caravaggesco e l’irrompere di nuove personalità

«Tempus fugit», scriveva Virgilio. Dopo la chiusura per pandemia Palazzo Barberini, amato da romani e visitatori stranieri per i capolavori ospitati (da Caravaggio a Raffaello) e le collezioni permanenti, riapre con un’apprezzabile alacrità espositiva e con l’inaugurazione di nuovi spazi a pianterreno, in cui è ospitata la bella mostra “Il tempo barocco”. Incontriamo le curatrici Francesca Cappelletti e Flaminia Gennari Santori, a cui rivolgiamo alcune domande.

“Il tempo barocco” ospita artisti eccellenti. Il Seicento non è solo il secolo di Caravaggio.  
Certo che no! Anzi, Caravaggio muore nel 1610 e anche se qualche volta è considerato all’inizio del barocco, per l’accento sull’emotività, sul dramma e sul rapporto con lo spettatore ricercato all’interno di alcune sue opere, va in realtà considerato il grande, rivoluzionario inventore della pittura “dal naturale”, del dipingere dal modello, intensificando, con il ricorso a esempi viventi, i soggetti devozionali. Visibile in mostra, da un lato, la reinvenzione dello stile caravaggesco da parte di Valentin de Boulogne e di Vouet e, dall’altro, l’irrompere di nuove personalità che davvero possiamo identificare come  i protagonisti del secolo: Pietro da Cortona, Reni, Bernini come disegnatore di oggetti sofisticati e inventore di allegorie di grande successo, per esempio la Verità scoperta dal Tempo.

Il percorso è un invito a superare i pregiudizi legati all’arte barocca intesa solo come artificio o nature morte in cui il tempo è considerato solo come vanitas? ? 
Il Barocco non è solo Vanitas, anche se a quest’associazione fra tempo e fragilità della vita umana sono dedicati componimenti poetici e sofisticate tele, come si può vedere nella penultima sezione della mostra. Il Tempo nel Seicento viene per la prima volta misurato con acribia. Si costruiscono meccanismi sempre più raffinati, come per esempio gli orologi notturni dei Campani, una bottega di orologiai di altissimo livello che crearono per Alessandro VII Chigi l’orologio notturno, un congegno in grado di segnare le ore proiettandole, senza disturbare il sonno con il ticchettio. Del Tempo viene indagata la dimensione dell’Eternità: nell’affresco di Andrea Sacchi in Palazzo Barberini compare il serpente che si morde la coda, simbolo dell’eterno ritorno, un concetto che si oppone a “Occasio”, al momento opportuno, inteso come singolo istante, spesso in grado di deludere le aspettative dell’uomo.

Sembrano quasi in contrapposizione i quadri di Crono sopraffatto dalla Bellezza e dalla Speranza e Crono che taglia le ali ad Amore.  
La dimensione allegorica del Tempo viene a lungo indagata nel corso di un secolo che sembra quasi ossessionato dal trascorrere dei giorni: si riflette sulla precarietà dell’esistenza umana, della gloria terrena, delle passioni, soprattutto dell’amore. Il quadro straordinario di Vouet, Il Tempo sconfitto dalla Bellezza e dalla Speranza, utilizza figure all’antica per ribaltare l’usuale considerazione, mutuata dalle fonti antiche, del Tempo che prevale su ogni cosa, in parte riportata in vita alle soglie dell’Umanesimo dai “Trionfi” di Petrarca. Questo meraviglioso dipinto – un prestito eccezionale del Museo del Prado – è correlato ad una fonte contemporanea che ancora non conosciamo, dimostrando quanto la poesia e l’erudizione della cerchia romana dei Barberini, che comprendeva l’ambito di poeti e artisti amici di Cassiano dal Pozzo e Marcello Sacchetti, debba essere ancora oggetto di indagine. “Il tempo che taglia le ali all’Amore” di van Dyck  è una cruenta rappresentazione dell’opposizione fra due figure alate: il vecchio e il giovane, che si combattono senza sosta.

“Quid est tempus?” I sofisticati e raffinati orologi alludono alla possibilità di misurare il tempo, eppure la forma a tabernacolo e le raffigurazioni sulle casse sembrano suggerire altro.
Opposizione e tensione fra diverse forze, come quelle del Tempo e dell’Amore, si trasferiscono all’interno delle opere d’arte non solo nelle iconografie, ma anche all’interno dell’uso dei materiali. Gli orologi fastosi, realizzati in marmo, ebano, tartaruga, metallo, ci raccontano un uso semantico dei materiali: i più durevoli e resistenti al Tempo sono utilizzati per realizzare oggetti, come gli orologi, che ci ricordano in ogni minuto l’impossibilità di arrestare il volgere dei giorni. L’elemento più volatile, il tempo, abita queste dimore di pietra, spesso arricchite da dipinti, sulla cassa, che ulteriormente ci rimandano a questa opposizione di forze interne all’oggetto. In uno straordinario esemplare di manifattura francese, il Tempo come “Occasio” è sconfitto da Amore; in un altro la “Fuga in Egitto” (svoltasi nel momento opportuno) è sovrastata dalle due figure allegoriche di “Occasio e di Amore”.

Nel congedarci, una curiosità da soddisfare. Nel dipinto “Uno spuntino elegante” di Christian Berentz è raffigurata una mosca sui biscotti… 
La mosca sul biscotto del dipinto  è di nuovo un riferimento all’attimo fuggente. La pittura può sconfiggere il tempo proprio perché ha la capacità di rendere eterno un momento come quello della preparazione di un banchetto o l’attimo in cui questo è appena concluso. Frutti, dolci, persino i bicchieri di cristallo non dureranno a lungo. L’artista ha catturato il momento in cui l’insetto si è posata sul biscotto e l’ha raffigurato quasi in gara con le fonti classiche sulla pittura antica. Era celebre il racconto degli astanti che cercavano di scacciare la mosca da un quadro, che invece era dipinta. La pittura è l’arte dell’illusione, inganna gli spettatori, vince sui sensi e, rendendo durevole la bellezza che sta per finire, aiuta a superare il tempo.

“Il tempo barocco” c/o Galleria Nazionale d’Arte Antica, Palazzo Barberini, via delle Quattro Fontane. Fino al 3/10/21. Informazioni su orari e biglietti: tel. 06.32810

9 luglio 2021