A Messa con i bambini, per «respirare» la fede della comunità

Don Morlacchi (Vicariato): «Un modo per riconoscere il valore della famiglia, che può partecipare insieme alla liturgia». Borrelli (Acr): «A noi adulti il compito di accompagnarli». Don Cescon (ateneo Stant’Anselmo): «Celebrazioni in grado di parlare ai fanciulli»

«Respirare l’aria della preghiera e della fede comunitaria, prima ancora di poterla comprendere con la mente». Per don Filippo Morlacchi, direttore dell’Ufficio per la pastorale scolastica e l’Insegnamento della religione del Vicariato, sta qui la bellezza della presenza dei bambini in chiesa durante le celebrazioni, «anche se molto piccoli». Il commento arriva all’indomani della visita del Papa alla parrocchia di San Giuseppe all’Aurelio, con quell’invito a non allontanare i piccoli che piangono. Per don Morlacchi «è anche un modo per riconoscere il valore della famiglia, che può così partecipare insieme alla liturgia, senza essere costretta a divisioni o turnazioni assurde». Papa Francesco, conclude don Filippo, «ha anche detto che il pianto dei bimbi è “la predica più bella”, che qualche volta, aggiungo io, interrompe quella un po’ “più brutta” di noi sacerdoti, soprattutto quando ci lasciamo andare a fiumi di parole senza fine».

Sulla stessa linea anche Anna Teresa Borrelli, responsabile nazionale dell’Azione cattolica dei ragazzi (Acr), che del protagonismo dei piccoli nella vita della Chiesa ha fatto il suo tratto distintivo. «Le parole del Papa – dichiara – ci rimandano all’esortazione dei Gesù ai discepoli: “Lasciate che i bambini vengano a me”, e la loro presenza alle celebrazioni è per noi un richiamo alla piccolezza e all’umiltà evangeliche, ma costituisce anche un monito per i tanti parroci e adulti che talvolta mal tollerano la presenza dei più piccoli». Il monito del Pontefice, prosegue, «diventa anche uno stimolo per noi ad accompagnare ed educare i bambini a cogliere e a vivere, gradualmente, secondo le loro capacità, l’importanza dell’eucaristia stando in un luogo diverso da quello del gioco o della casa. Anche con una maggiore attenzione a sistemarli in modo che possano vedere quello che si sta svolgendo e, quando l’età lo consente, affidando loro piccolo ruoli che li aiutino a sentirsi parte viva della comunità di cui sono membri a pieno titolo, non meno degli adulti».

Per don Bruno Cescon, docente di liturgia all’Istituto liturgico del Pontificio Ateneo Sant’Anselmo di Roma, «il problema non è tanto quello del disturbo che i bambini possono arrecare quanto quello di celebrazioni in grado di “parlare” ai fanciulli». Per i più piccoli poi, fermo restando il valore che i genitori li portino insieme a Messa, «sarebbe importante prevedere uno spazio adeguato dove in caso di pianto possano essere condotti per qualche istante, fino a quando non si tranquillizzino di nuovo».

16 dicembre 2014