A largo Agosta la preghiera per Tilde

La lettera dei genitori di uno dei bambini coinvolti nella vicenda: «Quello che è successo ha sconvolto le nostre vite. Il nostro è un grido di dolore e di pace». Il parroco don Mirilli: «Siamo tutti chiamati a riflettere»

«Quello che è successo ha sconvolto le nostre vite e malgrado siamo sempre stati dei genitori presenti in ogni attività quotidiana di nostro figlio ci siamo ritrovati improvvisamente catapultati in questa tragedia e ci domandiamo come sia potuto succedere». Si apre con queste parole la lettera scritta dai genitori di uno dei ragazzi coinvolti nella tragica morte di Tilde Procesi, la donna di 82 anni deceduta mercoledì 12 settembre a causa di una pallonata a largo Agosta, zona Tor de’ Schiavi. Una tragedia che vede due famiglie distrutte: quella dei familiari dell’anziana e quella dei genitori del ragazzino di dieci anni che stava giocando a calcio in piazza con alcuni coetanei quando il pallone ha colpito la donna, che si è accasciata a terra priva di sensi. Il piccolo è stato identificato dai baschi verdi della Guardia di finanza che proseguono le indagini per fare piena luce sulla vicenda.

La lettera è stata inviata al parroco della chiesa Santissimo Sacramento, don Maurizio Mirilli, che l’ha letta, come richiesto dai familiari del bambino, durante un momento di riflessione e preghiera svoltosi sabato 16 settembre. «La nostra famiglia è radicata in valori ben precisi basati su rispetto e tolleranza e questo lo ritroviamo in nostro figlio»,  prosegue lo scritto. Il bambino «soffre per quanto accaduto» e i genitori non hanno avuto il coraggio di raccontargli la verità: sa che Tilde è ricoverata in ospedale. Secondo alcune indiscrezioni trapelate al termine dell’autopsia effettuata venerdì pomeriggio all’Istituto di medicina legale della Sapienza, sul corpo dell’anziana sarebbero evidenti le lesioni provocate dalla pallonata che l’ha colpita alla schiena. Ulteriori accertamenti e indagini istologiche saranno eseguiti nelle prossime ore dal medico legale. «Ci stringiamo forte ai familiari e ci uniamo al loro dolore – si legge infine nella lettera -. Il nostro è un grido di dolore e di pace».

Probabilmente la famiglia incontrerà il figlio dell’82enne, Stefano Lucaferri, che fin dal primo momento ha precisato di non provare odio o rancore per quanto accaduto. Don Maurizio si è fatto portavoce dei sentimenti dell’uomo che non ha potuto partecipare al momento di preghiera. «Mi ha chiesto di creare un clima di unità e fraternità tra noi e di andare oltre – ha detto il sacerdote -. Ovviamente prova dolore per quanto accaduto ma le guerre non servono a nulla». In questi ultimi giorni non ci sono state partite di pallone in piazza, i bambini continuano a giocare in bicicletta o a correre sui pattini ma si è comunque assistito a litigi tra anziani e ragazzi. «Questa non è la giusta soluzione – ha proseguito don Mirilli -. La morte di Tilde è il fallimento educativo di tutti noi come comunità cristiana, come quartiere, come famiglie. Siamo tutti chiamati a riflettere su questa tragedia. Morire per una pallonata certamente fa rabbia ma invece di puntare il dito alla ricerca dei responsabili è il caso di farci un bell’esame di coscienza e capire dove abbiamo sbagliato ». Ribadendo che i bambini hanno il diritto di giocare così come gli anziani hanno il diritto di stare tranquillamente seduti sulle panchine, il sacerdote ha rimarcato che per una convivenza civile è necessario il rispetto delle regole.

Prima della recita del Rosario, che si è concluso sul luogo in cui Tilde è morta e dove da giorni gli amici dell’anziana lasciano mazzi di fiori, il sacerdote ha osservato che «non è giusto liquidare l’accaduto attaccando i bambini che giocano e le famiglie che non vigilano a sufficienza. Dobbiamo sentirci tutti responsabili perché forse tutti abbiamo mollato la presa e rinunciato ad educare. I ragazzi hanno bisogno di avere vicino adulti che li amano. Urlare non serve a nulla e amare non significa permettere loro di fare qualsiasi cosa». Un richiamo alla responsabilità anche nei confronti di chi in questi giorni gli ha chiesto più volte di lasciare l’oratorio aperto tutta la settimana. Al momento è possibile accedere alle attività il lunedì, venerdì e sabato pomeriggio e la domenica mattina. «Se ci fossero tanti adulti che dessero stabilmente la loro disponibilità a prendersi cura dei ragazzi potremmo tenerlo aperto tutti i giorni – ha spiegato -. Più collaborazione c’è, più possiamo dare una risposta concreta, come comunità cristiana, ai bisogni dei ragazzi». Anche le istituzioni devono fare la loro parte e «attrezzare luoghi dove i ragazzi possano giocare in tranquillità».

Giovanni Boccuzzi, presidente del V municipio, all’indomani della tragedia in un post pubblicato su Facebook ha scritto che «l’impegno dell’amministrazione è quello di mettere in atto tutte le possibili azioni di prevenzione, monitoraggio e controllo volte a rendere gli spazi pubblici, che rappresentano l’essenza di ogni città, quanto più sicuri per l’intera comunità cittadina e fruibili in una dimensione di serenità, tranquillità e, soprattutto, senza alcun pericolo».

17 settembre 2018