A Jenin «ostacolata l’assistenza medica durante il raid israeliano»

Msf, impegnata nelle cure mediche d’emergenza, condanna gli impedimenti per portare assistenza sanitaria ai feriti. «Quasi impossibile raggiungere i pazienti»

Dopo il raid israeliano di ieri, 4 luglio, su Jenin, in Cisgiordania, Medici senza frontiere, impegnata a fornire cure mediche d’emergenza, condanna gli impedimenti per portare assistenza sanitaria alle persone ferite. «Durante l’attacco, che ha causato vittime e feriti e ha colpito le strutture sanitarie, i bulldozer militari israeliani hanno distrutto diverse strade che portano al campo di Jenin – denunciano -, rendendo quasi impossibile alle ambulanze raggiungere i pazienti».

I paramedici palestinesi «sono stati costretti a procedere a piedi in un’area dove erano in corso spari e attacchi di droni – riferiscono ancora dall’organizzazione -. Tutte le strade che conducono al campo sono state bloccate durante l’operazione militare, nonostante la presenza di persone che necessitavano di cure». La coordinatrice delle operazioni di Msf a Jenin Jovana Arsenijevic, conferma: «Stiamo lavorando da diverse ore e i pazienti continuano ad arrivare. È un’operazione militare di una durata senza precedenti, eppure ci sono ancora feriti che non possono essere raggiunti. Il personale sanitario deve poter accedere ai pazienti senza impedimenti».

Da Msf – presente nei Territori palestinesi occupati dal 1989 – parlano di un «intensificarsi preoccupante della violenza», anche perché le forze israeliane a Jenin ricorrono sempre più spesso al supporto aereo durante i raid. Basti pensare che soltanto nella giornata del 3 luglio sono stati segnalati almeno 10 attacchi aerei nell’area. Inoltre, dopo l’ultimo attacco – il più massiccio in Cisgiordania dal 2002 – sale a 48 il numero di persone uccise dai radi israeliani dall’inizio di quest’anno.

«Le incursioni nel campo di Jenin hanno iniziato a seguire uno schema ricorrente: le ambulanze vengono speronate dai mezzi blindati e ai pazienti e al personale sanitario viene regolarmente negato l’ingresso e l’uscita dal campo – sono ancora le parole di Arsenijevic -. L’intensità degli attacchi è aumentata con l’uso di elicotteri e di droni e in un’area così densamente popolata è a dir poco oltraggioso. Le strutture mediche, le ambulanze e i pazienti devono essere rispettati».

Diverse bombole di gas lacrimogeno sono cadute anche nel cortile dell’ospedale Khalil Suleiman, dove dalla mattina del 3 luglio i team di Msf sono in azione per supportare i feriti, curando finora 55 pazienti con ferite da arma da fuoco.

5 luglio 2023