A Gaza torna l’incubo delle bombe e della fame
La denuncia di Save the Children: la ripresa degli attacchi aerei e il blocco degli aiuti, all’inizio del Ramadan, rischiano di far sprofondare ancora una volta i bambini in una situazione catastrofica
Torna, a Gaza, l’incubo delle bombe e della fame, dei proiettili e delle malattie. Con la fine della tregua di sei settimane, infatti, si sono interrotti gli aiuti umanitari, proprio all’inizio del Ramadan, generando il panico nelle famiglie. A denunciarlo è Save the Children, che sottolinea il rischio, per i bambini della Striscia, di sprofondare ancora una volta in una situazione catastrofica, aggravata, tra l’altro, dalle conseguenze fisiche e psicologiche accumulate in quasi 17 mesi di conflitto. «La comunità internazionale ha il dovere e la possibilità di fermare questa spirale di violenza», rimarcano.
Le famiglie, segnalano gli operatori dell’organizzazione internazionale, stanno cercando di fare scorta di beni di prima necessità, temendo che le provviste alimentari possano esaurirsi. «Nei mercati di Khan Younis e Deir al-Balah, domenica scorsa tutti i prodotti erano già finiti, con i prezzi che sarebbero raddoppiati in un solo giorno». Ma a dare voce alle preoccupazioni di questo momento è Ahmad Alhendawi, direttore regionale di Save the Children. «L’interruzione degli aiuti e la ripresa delle ostilità- spiega – sono una condanna a morte per i bambini di Gaza. Il mondo non può far finta di non vedere mentre i bambini sono nuovamente esposti alla brutalità di questa guerra. Saranno ancora una volta uccisi, mutilati e costretti a vivere nella fame e nelle malattie. I miei pensieri sono rivolti ai bambini e al nostro personale, che sono nuovamente a rischio».
La breve tregua non ha fatto che alleviare in minima parte i colossali bisogni umanitari di oltre due milioni di persone a Gaza, di cui più di un milione sono bambini. «Fino a oggi, grazie alla pausa, siamo riusciti a supportare oltre 51mila persone con cibo, acqua, vestiti invernali e altri beni necessari – sono ancora le parole di Alhendawi -. Ma molte altre migliaia di persone continuano a essere in grave difficoltà e i loro bisogni non potranno che aumentare con il ritorno delle violenze e la sospensione degli aiuti».
Nel frattempo, la guerra ha già ucciso oltre 17.800 bambini, e molti altri sono dispersi, probabilmente sepolti sotto le macerie. Le cicatrici fisiche e psicologiche che questa guerra ha lasciato sono profonde e potenzialmente irreversibili. Le famiglie, che avevano appena iniziato a sperare, sono tornate a vivere nella paura e nell’incertezza. Save the Children ribadisce con forza che la guerra a Gaza non può riprendere come prima. Chiede un cessate il fuoco immediato e la fine del blocco degli aiuti umanitari, sottolineando che la mancata attuazione di tali misure rappresenterebbe un fallimento per il diritto internazionale umanitario e la protezione dei più vulnerabili. «La comunità internazionale deve intervenire ora per garantire il rispetto dei diritti umani a Gaza e in Cisgiordania. Non possiamo permetterci di fallire di nuovo nei confronti dei bambini palestinesi», concludono dall’organizzazione.
5 marzo 2025