A Gaza migliaia di aiuti fermi ai valichi di frontiera

ActionAid: tra gli articoli respinti anche le bombole di ossigeno e gli anestetici per gli ospedali, o la frutta con nocciolo e i pali per le tende. Difficoltà anche nella distribuzione

Bombole di ossigeno e anestetici per gli ospedali, vitali per i feriti dei bombardamenti aerei, come quei 10 bambini che in media ogni giorno devono subire l’amputazione di una o entrambe le gambe. Ma anche la la frutta con nocciolo, fermata perché potrebbe essere usta come proiettili o per piantare alberi, così come i pali per le tende, fondamentali per fornire un riparo agli innumerevoli sfollati di Gaza: 1,9 milioni. Aiuti fondamentali, che vengono sistematicamente bloccati ai valichi di frontiera della Striscia di Gaza.

A denunciare le regole «confuse e arbitrarie» sul tipo di aiuti che vengono lascati entrare nella Striscia è ActionAid, che parla anche delle «sfide enormi» che deve affrontare chi cerca di distribuire gli aiuti all’interno di Gaza. Non solo manca il carburante per il trasporto, ma molte strade sono state distrutte dai bombardamenti aerei mentre altre, a causa dell’intenso sovraffollamento, ospitano tendopoli allestite dagli sfollati, rendendole impossibili da utilizzare. I frequenti blackout delle comunicazioni poi, come quello che Gaza vive dal 12 gennaio, hanno reso ancora più difficile il coordinamento delle operazioni. Gli operatori umanitari all’interno di Gaza, compresi i membri dello staff di ActionAid, sono completamente esausti e sottoposti a un’immensa pressione per gestire la distribuzione degli aiuti, e devono essi stessi affrontare la fame, le perdite e i traumi come il resto della popolazione.

Prima del 7 ottobre, entravano a Gaza ogni giorno una media di 500 camion che trasportavano aiuti umanitari e altre forniture; ora il numero degli accessi consentiti è estremamente limitato. Basti pensare che nella giornata di mercoledì scorso, 17 gennaio, sono entrati a Gaza solo 98 camion in totale. Il valico di Kerem Shalom – uno dei principali punti di transito per le merci a Gaza, che ha la capacità di far transitare fino a mille camion al giorno – è stato aperto a dicembre, ma da allora solo il 22% dei camion che trasportano aiuti a Gaza sono passati da questo punto, secondo fonti Onu. Oltretutto, una risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, approvata a dicembre, che chiedeva di aumentare gli aiuti a Gaza, prevedeva anche un meccanismo Onu per monitorare gli aiuti che entravano nel territorio, ma questo non è ancora stato attuato.

ActionAid chiede che qualsiasi processo di screening sia neutrale, trasparente e rapido, per garantire che le forniture critiche tanto necessarie possano entrare nel territorio, e che le restrizioni sul numero di camion autorizzati ad entrare siano riportate, come minimo, ai livelli precedenti al 7 ottobre. Nelle parole di Riham Jafari, coordinatrice Advocacy e Comunicazione di ActionAid Palestina, «è incredibilmente frustrante che venga impedito l’ingresso a Gaza di aiuti cruciali, quando sappiamo che le necessità sono salite a un livello impressionante. Ci troviamo ora di fronte a una situazione paradossale, in cui solo pochi chilometri separano magazzini che pullulano di prodotti rifiutati ma vitali, come cibo e forniture mediche, e persone disperate che muoiono di fame e di dolore. Devono esserci maggiore chiarezza, trasparenza e coerenza su quali articoli sono consentiti».

Jafari ricorda, ancora, che «il dovere di tutte le parti in conflitto di garantire il passaggio rapido e senza ostacoli degli aiuti umanitari per i civili è sancito dal diritto umanitario. Attualmente il processo di ispezione è troppo lento e il numero di camion autorizzati all’ingresso è troppo basso – prosegue -. Tuttavia, anche permettere l’ingresso di più aiuti a Gaza non servirà a fermare le decine di morti e feriti causati dagli attacchi aerei, ed è per questo che continueremo a chiedere un cessate il fuoco immediato e permanente. I problemi di distribuzione degli aiuti continueranno fino a quando le bombe non smetteranno di cadere e sarà sicuro e praticamente fattibile raggiungere le persone bisognose su larga scala».

22 gennaio 2024