A Gaza «5 mesi di guerra hanno devastato le condizioni mentali dei bambini»

Ricerca di Save the Children sull’impatto psicologico di sfollamento, malnutrizione e malattie. «Sono spaventati, arrabbiati e non riescono a smettere di piangere»

Violenza, sfollamento, malnutrizione, malattie. Gli ultimi 5 mesi dei bambini di Gaza – dopo oltre 16 anni di blocco della Striscia – hanno avuto un impatto psicologico devastante. A descriverlo è Save the Children, in una ricerca diffusa oggi, 12 marzo, che mette a fuoco l’universo quotidiano dei piccoli che stanno vivendo il conflitto, fatto di paura, ansia, carenza di cibo, enuresi, iper-vigilanza e problemi di sonno, un’alternanza nello stile di attaccamento ai genitori, regressione e aggressività.

Praticamente scomparsa – hanno riferito genitori e care giver – la capacità dei bambini di immaginare un futuro senza guerra. E gli adulti di riferimento sono sempre più incapaci di affrontare la situazione. Le cause: il disagio emotivo di schivare bombe e proiettili, la paura di perdere i propri cari, di essere costretti a fuggire attraverso detriti e cadaveri e di svegliarsi ogni mattina senza sapere se riusciranno a mangiare. «Il sostegno, i servizi e gli strumenti di cui hanno bisogno per prendersi cura dei loro figli sono sempre meno», riferiscono dall’organizzazione, citando le parole di una madre di Gaza: «I nostri figli hanno già vissuto diverse guerre. Avevano già una scarsa capacità di recupero e ora è molto difficile affrontare queste ulteriori difficoltà. I bambini sono spaventati, arrabbiati e non riescono a smettere di piangere, questo succede anche a molti adulti. È troppo per noi, figuriamoci per i più piccoli».

La ricerca arriva dopo quella condotta da Save the Children nel 2022 sull’impatto sulla salute mentale dei bambini causato dagli oltre 16 anni di blocco  imposto dal governo israeliano. Nell’analisi degli esperti di salute mentale e protezione dell’infanzia che lavorano con l’organizzazione a Gaza, «senza un’azione urgente, a partire da un cessate il fuoco immediato e definitivo e da un accesso umanitario sicuro e senza restrizioni, la guerra infliggerà ulteriori danni mentali a bambini, bambine e adolescenti, che permarranno per tutta la vita, con una drastica riduzione delle opportunità di recupero».

Agli operatori, i genitori raccontano che i bambini hanno rinunciato anche alla speranza e alle ambizioni per il futuro. Complice anche il fatto che il 90% di tutti gli edifici scolastici ha subito danni significativi e altri non possono più essere utilizzati come scuole. Il risultato: oltre 625mila studenti non vanno più a scuola e 22.564 insegnanti sono impossibilitati a fare il loro lavoro. «Una completa distruzione psicologica»: questa l’espressione che usa un’altra mamma di 4 figli tra i 7 e i 14 anni. «Non direi nemmeno che la loro salute mentale è peggiorata – afferma -: è stata proprio cancellata».

Tutto questo avviene mentre, secondo il ministero della Sanità di Gaza, più di 30.717 persone, tra cui 12.550 bambini, sono state uccise dall’escalation militare israeliana nella Striscia, iniziata il 7 ottobre come rappresaglia agli attacchi contro Israele, che hanno ucciso 1.200 persone, tra cui 33 bambini, e preso più di 240 ostaggi, secondo il governo di Israele. Oltretutto, la mancanza di cibo e di acqua potabile sta creando una grave crisi alimentare, con quasi tutti i bambini di Gaza a rischio di carestia. Almeno 15 quelli già morti per malnutrizione e disidratazione nel nord di Gaza, secondo il ministero della Sanità locale. Ma con le strutture sanitarie a malapena funzionanti e le famiglie tagliate fuori dai servizi medici, osservano da Save the Children, «è probabile che la cifra reale sia molto più alta, e tutto ciò sta facendo aumentare in modo esponenziale l’ansia e lo stress nei bambini e nelle famiglie».

Se è vero che la salute mentale dei bambini di Gaza era precaria anche prima del 7 ottobre, gli intervistati per quest’ultima ricerca hanno dichiarato di aver assistito a un drammatico deterioramento, peggiore rispetto alle precedenti escalation di violenza. «I bambini qui hanno visto tutto. Le bombe, i morti, i cadaveri: non possiamo più fingere con loro. Ora capiscono e hanno visto tutto. Mio figlio sa persino distinguere i tipi di esplosivo che cadono: riesce a percepire la differenza», è il racconto di un altro genitore.

Completamente collassati, nel frattempo, i servizi di salute mentale nella Striscia, con i sei centri pubblici dedicati e l’unico ospedale psichiatrico di Gaza non più funzionante. In Cisgiordania, invece, genitori e care giver sottolineano come i minori provino rabbia, dolore e impotenza di fronte al linguaggio disumanizzante da parte dei funzionari del governo israeliano sui palestinesi: «Nessuno vuole che esistiamo sul pianeta».

Per Jason Lee, direttore di Save the Children per i Territori palestinesi occupati, «è inaccettabile che qualsiasi bambino debba affrontare gli orrori che hanno vissuto quelli di Gaza. Mentre schivano bombe e proiettili, fuggono per strade disseminate di detriti e cadaveri, sono costretti a dormire all’aperto e non hanno a disposizione il cibo e l’acqua potabile necessari per sopravvivere. I bambini di Gaza – prosegue – vivono quotidianamente da mesi shock e dolore inimmaginabili, che si sommano ai disagi di oltre 16 anni di blocco e successive escalation di violenza». Questa guerra e le cicatrici fisiche e mentali che sta lasciando sui bambini «stanno ulteriormente erodendo la loro capacità di recupero – sono ancora le parole di Lee -. C’è ancora speranza che, con un sostegno adeguato, si possa invertire la tendenza. Durante l’infanzia, ci sono finestre critiche di opportunità per affrontare l’impatto del conflitto. Ma nulla di tutto ciò è possibile senza un cessate il fuoco immediato e definitivo e un accesso sicuro e senza ostacoli agli aiuti, in modo che gli operatori umanitari possano fornire il supporto critico necessario».

Save the Children rinnova quindi la richiesta di un cessate il fuoco immediato e definitivo per salvare e proteggere le vite dei bambini di Gaza e l’effettiva attuazione delle misure provvisorie della Corte internazionale di giustizia, che ha esortato il governo di Israele a consentire il libero flusso di aiuti e la ripresa dell’ingresso di beni commerciali a Gaza, per evitare che i bambini muoiano di fame e di malattie. Chiede inoltre a tutti i governi donatori e al resto della comunità internazionale di riprendere e incrementare al più presto i finanziamenti all’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione (Unrwa), da cui dipende la risposta agli aiuti a Gaza.

12 marzo 2024