“A forza di essere vento”, l’omaggio di De Andrè ai rom

Vent’anni fa la morte del cantautore. Il brano dedicato ai “khorakhané” con la parte finale in romanì

Sono circa 150mila in Italia le persone appartenenti a comunità rom, sinti, camminanti e altre denominazioni, di cui per metà cittadini italiani e buona parte di Paesi comunitari come Romania e Bulgaria. Ovvero, lo 0,04% della popolazione italiana. Il 55% sono minori. Circa 26mila i rom e sinti che vivono in condizioni di emergenza abitativa, tra gli insediamenti riconosciuti dalle istituzioni e gli altri.

Fabrizio De Andrè, cantore degli emarginati, morto proprio vent’anni fa, l’11 gennaio del 1998, ai rom ha dedicato una canzone, in particolare ai khorakhané, musulmani, provenienti dai territori della ex Jugoslavia. “Khorakhané” – A forza di essere vento” è il titolo del brano inciso nell’album “Anime salve” del 1996. Un verso che compare all’inizio del testo. «Il cuore rallenta la testa cammina / in quel pozzo di piscio e cemento / a quel campo strappato dal vento / a forza di essere vento».

Nel brano, anche il riferimento alle persecuzioni subite dai rom. «I figli cadevano dal calendario / Yugoslavia, Polonia, Ungheria / i soldati prendevano tutti / e tutti buttavano via». Come non pensare alle persecuzioni che durante la seconda guerra mondiale costarono la vita a oltre 500mila tra rom e sinti, quando per ordine di Hitler i rom furono inclusi tra i cosiddetti “indegni di vivere”? De Andrè, presentando il brano ad un concerto, diceva che i rom avrebbero dovuto ricevere il Nobel per la pace: «Girano senza armi, se si dovesse dare un Nobel per la pace ad un popolo, quello rom sarebbe il più indicato».

La parte finale della canzone è scritta in lingua romanì. A cantarla nel disco è Dori Ghezzi, moglie del cantautore genovese. «Poserò la testa sulla tua spalla / e farò un sogno di mare e domani un fuoco di legna / Perché l’aria azzurra / diventi casa / chi sarà a raccontare / chi sarà. Sarà chi rimane / io seguirò questo migrare / seguirò / questa corrente di ali». Alla sua stesura ha collaborato Giorgio Bezzecchi, amico di De Andrè. Cittadino italiano appartenente alla comunità di rom harvati, gruppo arrivato durante la seconda guerra mondiale dalla Slovenia. Il padre e la madre di Bezzecchi erano stati deportati nel campo di concentramento di Tossicia, in Abruzzo. I nonni, invece, portati via sui treni della morte, destinazione Auschwitz, senza ritorno.

8 gennaio 2019