A 10 anni dalla morte di Giussani, un’eredità ancora attuale

La Messa presieduta dal cardinale Vallini per la fraternità romana di Comunione e Liberazione. Il 7 marzo l’udienza con Papa Francesco

La Messa presieduta dal cardinale Vallini per la fraternità romana di Comunione e Liberazione. Il 7 marzo l’udienza con Papa Francesco

Ha evocato la triade «cultura, carità e missione», le autentiche dimensioni della vita cristiana secondo la pedagogia del movimento, il cardinale vicario Agostino Vallini, rivolgendosi ai membri della comunità romana di Comunione e Liberazione. Nella basilica gremita di San Giovanni, la fraternità si è raccolta per partecipare alla Messa che il vicario del Papa ha presieduto nell’anniversario della nascita al cielo di don Luigi Giussani. «A dieci anni dalla morte del vostro fondatore – ha detto il cardinale – domandatevi quanto dell’eredità di santità tramessa da lui si sta realizzando nelle vostre persone e nel movimento. Sentite l’ansia di dimostrare pertinenza della fede nella vita». Questa ricorrenza «non è un ricordo del passato ma qualcosa che vive ogni giorno – spiega Vincenzina D’Antrassi, docente di lettere a Tor Bella Monaca, da 40 anni nel movimento –. È una tappa importante in vista del cammino verso l’udienza con Papa Francesco il prossimo 7 marzo», aggiunge riferendosi alla celebrazione, che è stata introdotta da don Sandro Bonicalzi, parroco di Sant’Eusebio, e concelebrata, tra gli altri, da Josef Clemens, segretario del Pontificio Consiglio per i laici, e dai vescovi ausiliari Lorenzo Leuzzi e Matteo Zuppi.

La presenza di don Giussani è costante, tra i membri del movimento, «la sua eredità è viva – continua Vincenzina – così come enorme è la domanda di significato che parte dai giovani, resa ancor più urgente dalla precarietà dei tempi». Attualissimo è il «metodo scelto da don Giussani, il legame con l’esperienza che rende percorribile l’iter, manifestando la contemporaneità di Cristo. Chiunque segua don Giussani è, di conseguenza, testimone del suo rapporto con Cristo. L’esperienza del cammino verso la verità è proprio questa: non è ascesi ma verifica della pertinenza di Cristo alla vita». «Nell’incontro col movimento scopri più di te stesso e lo comunichi agli altri , le fa eco Luca Pezzi, 32 anni, giovane lavoratore della comunità di Roma, da 18 attivo all’interno di Cl, in un costante scambio che è «difficile dire con le parole: è una vita, il movimento. Una continua scoperta che tutta la realtà, in ogni sua virgola, ha un senso, dal Medio Oriente al vicino di casa; ha un senso preciso».

A Roma la fraternità riunisce qualche migliaio di persone, ed è attiva soprattutto nelle attività di supporto allo studio, a Tor Bella Monaca e in zona Pineta Sacchetti, e nella promozione del Banco della solidarietà, per la distribuzione di cibo laddove ve n’è bisogno. Il movimento attualmente coinvolge 200 universitari e 150 ragazzi delle scuole superiori, che confluiscono nella Gioventù studentesca, ma «la vita della comunità si svolge in tutti gli ambienti: questa è la sfida di Giussani», sorride Luca. «E chi non l’ha conosciuto, lo conosce conoscendoci», aggiunge Vincenzina, mentre Simone Mazzotta, studente di ingegneria civile, considera il fondatore «un padre. Sono qui per gratitudine: don Giussani ha reso affascinante il fatto che sono cristiano. Conoscere Cl – evidenzia Simone, che è cresciuto, grazie ai suoi genitori, all’interno del movimento – mi ha portato a vedere interesse nella mia vita concreta rispetto a Cristo. Oggi per strada, all’università, siamo sempre più soli, invece col movimento si incontrano persone che tengono a te perché ci sei, non per quello che diventerai, persone che ti prendono a cuore a prescindere ».

Ha fatto riferimento alla «precarietà del momento e alle mode del tempo» anche il cardinale Vallini chiudendo la sua omelia in riferimento ai giovani, rispetto ai quali «don Giussani ha desiderato che sviluppassero capacità critica per incontrare Cristo come ragione ultima del vivere. Continuate – ha concluso rivolgendosi alla fraternità – a testimoniare che l’incontro con la persona di Gesù è risposta vera all’esigenza umana di un senso più profondo».

24 febbraio 2015