Paolo Dall’Oglio e il seme del dialogo piantato nel cuore della Siria

A 9 anni dal sequestro del gesuita romano – di cui non si hanno più notizie dal 29 luglio 2013 -, presentato il libro di Francesca Peliti “Un deserto, una storia”. La sorella Immacolata: dalla “sua” comunità di Mar Musa, «un’esperienza unica di integrazione e convivenza pacifica»

Il 29 luglio 2013 il gesuita Paolo Dall’Oglio fu sequestrato a Raqqa, nel nord della Siria. Sono trascorsi 9 anni, 3.651 giorni, e del sacerdote romano, rifondatore della comunità monastica cattolico siriana di Deir Mar Musa, non si è più avuta alcuna notizia. Ma la sua testimonianza, la sua spiritualità, i suoi insegnamenti vivono e vengono portati avanti da chi lo ha conosciuto e ancora oggi attua, con non poche difficoltà, un modello di accoglienza universale. Alla vigilia dell’anniversario del rapimento, familiari e amici del sacerdote non hanno organizzato una giornata di commemorazione ma hanno posto l’accento su come la sua assenza fisica non sia riuscita a far tacere il suo messaggio di pace e fraternità. L’occasione è stata la presentazione del libro “Paolo Dall’Oglio e la Comunità di Deir Mar Musa. Un deserto, una storia” di Francesca Peliti, ieri, 28 luglio, nella sala Walter Tobagi della Federazione nazionale stampa italiana.

Classe 1954, padre Paolo entrò nella Compagnia di Gesù nel 1975. Nel 1982 scoprì il monastero Mar Musa, a 80 chilometri da Damasco, e nel 1992 vi fondò una comunità spirituale consacrata al dialogo interreligioso. Un attivismo che gli causò l’ostracismo del governo siriano fino a quando, il 12 giugno 2012, dovette abbandonare la Siria in seguito a un decreto di espulsione del regime. Ritornò in Siria l’anno dopo, poco prima del suo rapimento. La comunità monastica da lui iniziata «continua a produrre frutti, è ancora vitale e continua a donarsi per promuovere il dialogo, instaurare rapporti fraterni e di riconciliazione», ha detto padre Federico Lombardi, presidente della Fondazione vaticana Joseph Ratzinger-Benedetto XVI. Oggi la comunità di Deir Mar Musa conta otto monaci, un novizio, due postulanti e alcuni laici. Per Lombardi, confratello di padre Dall’Oglio, «in questi anni si è colta anche meglio l’importanza e la necessità dell’incontro tra cristianesimo e islam grazie al dono d’amore lasciato da Paolo».

Relazione, libertà, ospitalità, memoria e parità nelle differenze: queste le cinque “peculiarità” di padre Paolo indicate dalla sorella Immacolata Dall’Oglio. «Era un appassionato credente – ha detto -, è stato coraggiosamente in ascolto della Parola di Dio e si è messo coraggiosamente in cammino avendo anche una visione profetica di quanto stava per accadere in Siria». Gli altri fratelli, Francesca e Giovanni Dall’Oglio, il 5 luglio scorso hanno scritto alle istituzioni chiedendo al Parlamento l’istituzione di una commissione d’inchiesta per indagare su quanto accaduto al fratello. «Speriamo che l’inchiesta possa partire con la nuova legislatura», ha detto Francesca rivendicando «verità e giustizia» e confermando la propria «fiducia nelle istituzioni». Ha quindi posto l’accento sul «seme» piantato a Mar Musa, che ha trovato terreno fertile divenendo «un’esperienza unica di dialogo, integrazione e convivenza pacifica», come l’ha definita Cenap Aydin, direttore Istituto Tevere – Centro pro Dialogo, amico di padre Dall’Oglio, con il quale nel dicembre 2012 fece un pellegrinaggio sulla tomba del poeta mistico persiano Rumi.

Nel libro presentato ieri, i cui proventi saranno devoluti alla comunità monastica, sono raccolte le testimonianze di monaci, suore, laici entrati in contatto con Mar Musa, più dodici lettere inviate da padre Paolo agli amici tra il 1985 e il 1995. «A Mar Musa la porta è sempre aperta e ci vuole poco per innamorarsi di quel luogo», ha detto l’autrice Francesca Peliti, che anni fa, accompagnata da padre Dall’Oglio, ha visitato ed è stata ospite del monastero. Riccardo Cristiano, giornalista e fondatore dell’associazione “Giornalisti amici di padre Dall’Oglio”, ha ricordato la Messa organizzata per questo pomeriggio, 29 luglio, alle 18.30 nella chiesa di Sant’Ignazio, «per padre Paolo e per tutti i sequestrati inghiottiti nel buio siriano». Tra gli interventi anche quello di Giuseppe Giulietti, presidente Fnsi, che ha ricordato il giornalista Amedeo Ricucci, scomparso l’11 luglio e autore di alcuni speciali di padre Dall’Oglio. Lucia Goracci, giornalista Rai, ha sottolineato che «con enorme difficoltà si continua a cercare Paolo Dall’Oglio» mentre il portavoce della Comunità di Sant’Egidio Roberto Zuccolini ha ricordato i siriani arrivati con i corridoi umanitari grazie all’interessamento di padre Jacques Murad, monaco confratello di Dall’Oglio, che nel 2015 fu tenuto prigioniero dagli jihadisti per cinque mesi.

29 luglio 2022