Il caldo aumenta i rischi di malattie respiratorie per i bambini

L’allarme lanciato da Save the Children: «Monito per i leader mondiali ad agire con urgenza sulla crisi climatica, per ridurre l’esposizione dei minori a pericolose ondate di calore»

Il caldo anomalo che sta attraversando l’Europa minaccia la salute dei più piccoli. Milioni, secondo l’allarme lanciato dai medici, i piccoli che rischiano di contrarre malattie respiratorie e renali. A riferirlo è Save the Children, secondo cui questa valutazione deve essere un monito per i leader mondiali ad agire con urgenza sulla crisi climatica, al fine di ridurre l’esposizione dei minori a pericolose ondate di calore e proteggere le generazioni future. Anche perché la crisi del clima porta con sé eventi meteorologici estremi sempre più frequenti e gravi. Basti pensare che la scorsa settimana la popolazione di Francia, Spagna e Portogallo ha dovuto affrontare ondate di caldo e incendi che hanno costretto decine di migliaia di persone ad abbandonare le proprie case. Più di 360 persone sono già morte a causa del caldo in Spagna dove le temperature hanno raggiunto i 47 gradi alla fine della scorsa settimana. Nel frattempo, nel Regno Unito, per la prima volta nella storia, il Met Office ha emesso un allarme “rosso” per il caldo eccezionale poiché si prevede che alcune parti del Paese registreranno temperature di 40 gradi.

Le cose non vanno meglio in Italia, dove la probabilità di eventi estremi è aumentata del 9% in vent’anni e «i bambini rischiano di subire in modo pesante i disagi che questo comporta», rilevano dall’organizzazione. Il Sud Italia, in particolare, «con un numero di Comuni con bassa resilienza a fenomeni di questo tipo». E le aree urbanizzate subiranno forti impatti negativi dal cambiamento del clima, soprattutto in riferimento a fenomeni estremi come le ondate di calore o le precipitazioni intense. Già oggi i centri urbani sperimentano temperature più elevate anche di 5-10°C rispetto alle aree rurali circostanti. Un dato importante se si considera che i centri urbani occupano più del 2% della superficie terrestre e in città viene consumato circa il 90% delle risorse prodotte nel mondo.

La crisi climatica sta rendendo questo tipo di eventi meteorologici estremi più frequenti e gravi. Secondo una ricerca di Save the Children e della Vrije Universiteit Brussel (VUB) – “Nati nella crisi climatica” -, in media in base agli impegni iniziali di riduzione dell’Accordo di Parigi, i bambini nati nel 2020 dovranno affrontare un numero di ondate di caldo torrido quasi sette volte superiore a quello dei loro nonni, nonché un numero doppio di incendi devastanti. Secondo uno studio di Lancet, più i bambini sono esposti al caldo estremo e maggiore è il rischio di malattie respiratorie e renali, febbre e squilibrio elettrolitico, che possono alterare una serie di funzioni critiche, comprese quelle cardiache e neurologiche, e causare grave disidratazione, esaurimento e colpo di calore, che se non trattato può danneggiare rapidamente il cervello, il cuore, i reni e i muscoli, risultando in alcuni casi fatale.

Se è vero che mantenersi idratati, stare al fresco e al riparo dal sole può ridurre le probabilità di ammalarsi, è anche vero che «adottando misure urgenti per limitare il riscaldamento delle temperature a 1,5 gradi al di sopra dei livelli preindustriali, possiamo ridurre del 45% l’esposizione aggiuntiva dei bambini alle ondate di calore e del 10% agli incendi», rimarcano da Save the Children. Nelle parole di Yolande Wright, direttore dell’area Povertà infantile e clima dell’organizzazione internazionale, «la realtà di queste ondate di calore non è semplicemente un aumento del tempo libero nel parco o sulla spiaggia. Queste temperature elevate sono pericolose per la nostra salute e per le nostre vite, in particolare per i bambini, che sono più vulnerabili a causa del loro continuo sviluppo fisico e della minore capacità di regolare la temperatura corporea». E i piccoli colpiti da disuguaglianze e discriminazioni, come quelli provenienti da famiglie a basso reddito o da comunità di rifugiati, sono più a rischio, secondo Save the Children, perché è più probabile che non abbiano accesso a un’assistenza sanitaria di qualità e che abbiano patologie di base o che siano malnutriti. Le famiglie a basso reddito hanno meno possibilità di accedere ad abitazioni più fresche e spaziose, che le aiutano a mettersi al riparo dal caldo torrido, così come difficilmente possono permettersi si avere condizionatori o ventilatori, evidenziano. Inoltre, «l’aumento vertiginoso dei costi dell’energia e più in generale della vita, costringono le famiglie a prendere decisioni critiche tra l’uso dell’elettricità per alimentare ventilatori, frigoriferi e congelatori, quando li posseggono, e l’alimentazione dei propri figli».

Insomma, «mentre il mondo si riscalda – aggiunge Wright – e non ci sono segnali di azioni sufficienti per limitare il riscaldamento, sono i bambini, con tutta la vita davanti a loro, a sopportare il peso maggiore. La crisi climatica colpisce in modo sproporzionato anche i bambini dei Paesi a basso e medio reddito e delle comunità svantaggiate. C’è, però, una speranza: il mondo ha le risorse e gli strumenti necessari per garantire il benessere di ogni bambino su un pianeta sano per le generazioni a venire. Abbiamo bisogno che i leader facciano tutto ciò che è in loro potere – conclude – per limitare il riscaldamento delle temperature a 1,5 gradi al di sopra dei livelli preindustriali e per definire piani adeguati ad aiutare le comunità ad adattarsi alla nostra nuova normalità. Sappiamo che sono necessari cambiamenti fondamentali per affrontare sia le crescenti disuguaglianze che il caos climatico. Altrimenti, staremmo deludendo i nostri figli».

19 luglio 2022