“Laudato si'”, Valeria Martano (Sant’Egidio): Creare reti per aiutare le periferie

La lettura della maestra romana che ha preso parte alla presentazione dell’enciclica. L’impegno nella prevenzione del disagio giovanile, anche dei rom

La lettura della maestra romana che ha preso parte alla presentazione dell’enciclica. L’impegno nella prevenzione del disagio giovanile, anche dei rom

«Quando insegnavo a Magliana avevo un bambino che ogni mezz’ora si alzava per vedere se la sua roulotte, posizionata sull’argine del Tevere, era stata portata via o no. Come si può studiare in queste condizioni?». Valeria Martano, 58 anni, è la maestra romana appartenente alla Comunità di Sant’Egidio che, insieme a teologi ed esperti scientifici di livello mondiale, ha presentato l’enciclica di Papa Francesco. «L’ambiente umano e l’ambiente naturale si degradano insieme», scrive Francesco in Laudato si’, e ne sa qualcosa quest’insegnante che da una vita si spende nelle periferie della Capitale. Ha accolto «con grande serenità e gioia», racconta, la richiesta di intervento su un tema che le sta a cuore: «Certo, la periferia di Roma non è la più drammatica del mondo, ma rappresenta il cuore della Chiesa, quindi comporta la responsabilità di affrontare certi problemi in prima linea».

Trullo, Laurentino 38, Nuova Ostia: dalla metà degli anni ’70 a oggi, secondo Martano, la periferia romana «è cambiata più volte. All’epoca integravamo siciliani e calabresi, e in certe zone i taxi non volevano arrivare. In certi periodi sembrava vi fossero miglioramenti, invece progressivamente è aumentato l’isolamento delle persone. Certi quartieri in quegli anni erano economicamente disastrati, notevole l’abbandono scolastico, la marginalità di alcuni contesti siderale; ora le situazioni di estremo bisogno ci sono a San Basilio come a Laurentino o a Prati». In questa fase della storia delle periferie, sottolinea Martano, «è importante creare reti. Questo oggi è il lavoro da fare, e l’enciclica coglie bene questo problema delle città che sono fatte di centri-vetrina e periferia», aggiunge l’insegnante, che conosce le zone più estreme della città grazie all’impegno con Sant’Egidio, iniziato prima di insegnare in quartieri difficili.

Martano, che per tanti anni si è occupata della rete delle Scuole della pace, attualmente coordina un progetto di prevenzione di disagio giovanile e devianza scolastica che coinvolge anche i rom: «Per il loro inserimento, anche se sono meno di 7mila persone e la loro presenza è ingigantita dalla politica, ci impegniamo da tempo, ma non sono stati fatti grandi passi avanti per colpa delle istituzioni, che hanno fatto mancare intelligenti strategie di integrazione». Un desiderio, quello di inserimento nel tessuto sociale, che spesso c’è: «Ci sono i rom che lavorano, noi abbiamo una scuola di sartoria frequentata da ragazze rom». Poi c’è il programma “Diritto alla scuola, diritto al futuro”, che concede borse di studio a 75 bambini rom che frequentano con profitto la scuola. «I rom sono un popolo demograficamente ricco di bambini, bisogna pensare da subito a inserirli in un circuito virtuoso». Così come viene favorito l’inserimento professionale dei ragazzi più grandi. Ben salda nella mente, in questo percorso, la frase dell’enciclica che la “maestra di periferia” preferisce, quella in cui Francesco parla di una terra «maltrattata e saccheggiata, i cui gemiti si uniscono a quelli di tutti gli abbandonati del mondo».

6 luglio 2015