Aprile 1995, l’impegno della diocesi nella lotta all’usura

Presentata la Fondazione Salus Populi Romani: offre alle banche le garanzie per il credito

Roma caput mundi. Roma capitale dell’usura. 450 denunce e 138 arresti nel ’94 sono solo un timido segnale dell’entità di questo fenomeno in gran parte sommerso, diffuso a macchia d’olio in tutta la città. Secondo dati forniti dalle associazioni di categoria circa l’87% dei commercianti ha utilizzato almeno una volta prestiti usurari. Ma molto ampia è anche la fascia delle famiglie colpite. La Caritas diocesana, attraverso la Fondazione Contro l’Usura «Salus Populi Romani» e in collaborazione con le 330 parrocchie della Diocesi, è impegnata per combattere questa grave piaga sociale. Con la costituzione di un apposito «fondo di garanzia» la Fondazione assicurerà una serie di servizi a favore delle vittime dell’usura. Attraverso convenzioni speciali stipulate con alcuni istituti bancari sarà infatti più facile ottenere un prestito personale. La Fondazione offrirà alle banche le garanzie per il credito e assicurerà inoltre ai richiedenti un supporto giuridico a fini preventivi. Ogni parrocchia è invitata a raccogliere un proprio fondo pari a 4 milioni l’anno. Naturalmente con l’aiuto di offerte da parte di privati o di istituzioni pubbliche. L’obiettivo che la Fondazione intende raggiungere – entro 4 anni – è di 5 miliardi. «Le parrocchie diventano così il terminale privilegiato della Fondazione» ha spiegato Mons. Luigi Di Liegro, direttore della Caritas diocesana, durante la conferenza stampa.

È qui importante il lavoro dei centri d’ascolto, soprattutto per il vaglio finale. Sul territorio saranno circa 100 gli operatori specializzati. In totale verranno mobilitate più di 1000 persone». Ai fini di coinvolgimento delle comunità, già domenica scorsa è stata celebrata, infatti, in tutte le parrocchie romane, la Giornata della Carità. «L’usura è una delle manifestazioni più crudeli di oppressione dell’altro» ha affermato Mons. Di Liegro, «per combatterla non basta un gesto di tipo assistenzialistico. Abbiamo la consapevolezza di non poter risolvere il problema, ma di essere almeno di incoraggiamento».

Più vulnerabili e indifese, soprattutto nei periodi di crisi, sono le famiglie monoreddito, di età compresa tra i venti e i quarant’anni, e i lavoratori manuali, specie nei centri urbani che superano i 250.000 abitanti. E nella maggior parte dei casi gli usurai non vengono denunciati, sia per gli iniziali meccanismi di gratitudine tra le due parti, sia per la paura di eventuali ritorsioni. A livello nazionale il fenomeno usura è di enorme portata e gravità. Secondo il Censis il giro d’affari si aggira intorno ai 70.000 miliardi, e sarebbero circa 4 milioni gli italiani caduti nelle grinfie degli «strozzini». «Il tessuto economico-produttivo del nostro paese è attualmente fortemente minacciato dalla diffusione del ricorso a prestiti usurari – ha detto il prefetto Giorgio Musio, Commissario Straordinario del Governo per il coordinamento delle misure antiracket –. Sotto il profilo etico è macroscopico il deterioramento dei rapporti interpersonali. Viene accentuata una negativa mentalità consumistica che frena la solidarietà». Da un punto di vista sociale gli usurai sono da considerarsi come «parassiti della società» perché sottraggono risorse all’economia legale. «La sola repressione non può portare al debellamento del fenomeno – ha affermato Musio –. La prevenzione è dunque lo strumento principe per combatterlo». Da ricordare è inoltre il disegno di legge anti-usura che è ora all’esame della Commissione Giustizia del Senato. L’idea della Fondazione è stata già sperimentata con successo in altre città, tra le quali Napoli, Bari, Torino, Milano e Catania. Probabilmente l’iniziativa della Caritas romana verrà estesa a tutte le 19 diocesi del Lazio, che hanno già confermato la propria adesione. Chi volesse destinare delle offerte alla «Salus Populi Romani» può versare sul conto corrente n. 82881004 intestato alla Caritas diocesana, specificando la causale «Fondazione Contro l’Usura». (di Patrizia Caiffa)

9 aprile 1995