Il segno dei bambini, modello da seguire

La carezza e l’abbraccio del Signore verso i piccoli, raggio di luce e bontà, amore e benedizione. Il fastidio dei discepoli e la determinazione di Gesù a lasciare che vadano da lui

Se è vero che il tempo della vita pubblica di Gesù, che i Vangeli raccontano, consiste nel suo continuo esodare verso le regioni e la gente di Galilea, di Samaria, di Fenicia e di Giudea, vero altrettanto è che, allo stesso tempo, molti camminano verso di Lui. Tra costoro ci sono anche i bambini. Tutti e tre i Vangeli sinottici – Matteo, Marco e Luca – riferiscono un fatto che riguarda proprio il rapporto di questi ultimi col Maestro di Nazareth.

Ma come mai i bambini vengono condotti da Gesù? Nelle nostre abitudini sociali è, in effetti, cosa rara che dei bambini sodalizzino con gli adulti, a meno che non si tratti dei loro parenti, zii o nonni. I bambini di oggi sono destinati a muoversi nei confini di un mondo preparato per loro, adibito alle loro esigenze e allietato dai coetanei. Non molto diversamente doveva andare, in effetti, ai tempi di Gesù, vista la reazione dei suoi discepoli: «Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono» (Mc 10, 13). Colpisce che il motivo fosse così materiale: «Perché li toccasse» ma ci si accorge che si trattava di un contatto di benedizione, di carattere spirituale: «Allora gli furono portati dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse», chiariscono, infatti, i Vangeli (Mt 19, 13).

La carezza e l’abbraccio del Signore verso i bambini è un raggio di luce e di bontà, d’amore e di benedizione, gesti preziosi perché essi acquisiscano fiducia in se stessi e superino la paura di correre incontro alla vita. Peccato che oggi, oltre al patto tra genitori e figli, tra la scuola e la famiglia, tra la politica e la gente, si sia indebolito anche il patto tra gli adulti e i bambini. A questo proposito è perfino superfluo fare accenno al danno incalcolabile che ha portato la pedofilia.

Quella di chiedere benedizione sui propri bambini doveva essere una prassi abbastanza comune nel mondo ebraico, evidentemente cara a Gesù che disapprova il fastidio dei discepoli e li invita con una certa determinazione a lasciare che i bambini si rechino da lui: «Lasciateli, non impedite che i bambini vengano a me; a chi è come loro, infatti, appartiene il regno dei cieli» (Mt 19, 14). Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, perché si sente già grande, indipendente, già supponente nel bastare a sé stesso, non entrerà nel regno dei cieli. I giudei consideravano bambini tutti i ragazzi sotto i tredici anni, età in cui celebrando il loro “bar mitzva ” (“figlio del precetto”) entravano nel mondo degli adulti. I bambini erano, pertanto, ai margini della vita sociale e anche di quella religiosa, non avendo gli obblighi che avevano i grandi verso la Legge di Mosè. Eppure Gesù li mostra come un modello da seguire per i suoi discepoli e per chiunque desideri entrare nel regno dei cieli. Perché il segreto dei bambini è che sono dei “segni”! Come lo fu Gesù di cui l’angelo disse: «Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia » (Lc 2, 12). Segno di celeste futuro per una terra chiusa e spaventata al riso di quelle primavere che portano i bambini.

6 giugno 2022