Tratta di persone: il 14 maggio la Giornata diocesana

Informazione, preghiera e sensibilizzazione. La testimonianza della giovane nigeriana Blessing: «Ero una ragazza per bene. Poi sono dovuta scappare. Quando ho scoperto che mi avevano venduto ho pianto per una settimana. Poi non ero più io»

«Io ero una ragazza per bene, andavo a scuola con la divisa. Ho fatto anche la maturità. Poi sono dovuta scappare per dei problemi personali. Quando ho scoperto che l’amica che mi ha aiutato a scappare dalla Nigeria mi aveva venduto, ho pianto per una settimana. Poi non ero più io. Ero come svuotata». A parlare è Blessing: un nome di fantasia per tutelare il dolore e, oggi, la sicurezza di una storia reale. «Facevo quello che mi chiedevano di fare e basta – prosegue -. In Libia la madame mi diceva che se guadagnavo tanto mi liberava. E così sono arrivata in Italia. Ma anche qui qualcuno mi aspettava per sfruttarmi. Quando esci la sera per andare sulla strada non sai mai se tornerai a casa: ti può accadere di tutto. Gli uomini ti fanno delle cose orribili. Poi mi ha preso la polizia e così ho potuto incontrare la mia nuova madre in Italia. Mi ha dato fiducia e oggi sono una donna perbene».

La sua testimonianza è stata scelta dal Coordinamento diocesano antitratta in occasione della Giornata diocesana contro la tratta di persone, che ricorre ogni anno il 14 maggio. Le parole di questa giovane nigeriana potranno essere lette durante le celebrazioni, o ancora stampate e distribuita tra i fedeli che partecipano alla Messa, sia sabato 14 che domenica 15 maggio. A suggerirlo è il vescovo Benoni Ambarus, delegato diocesano per la carità e i migranti. «Purtroppo anche nella nostra città molte persone vengono sfruttate nella prostituzione e nei lavori più umili, perdendo la propria libertà – riflette -. Alcune di loro le possiamo vedere seminude sulle nostre strade, altre sono chiuse nelle case, nascoste ai nostri occhi. Sono vittime di un sistema criminale che toglie loro la libertà e la dignità. Uscire da questa schiavitù, perché di questo si tratta, è possibile – assicura -, ma non senza un aiuto».

Su questo fronte sono impegnate la diocesi e tante realtà e associazioni, ma sul tema della tratta è necessaria una sensibilità diffusa. Ne è convinto Ambarus: «È fondamentale che questa richiesta di aiuto trovi ascolto e terreno fertile in una comunità attenta e sensibile, capace di uno sguardo di misericordia e non di giudizio, capace di gesti di solidarietà». Dalla sensibilizzazione può nascere poi anche la voglia di conoscere meglio il fenomeno e dare in concreto una mano alle vittime. Disponibile, in questo senso, il Coordinamento diocesano antitratta, che propone anche incontri nelle parrocchie interessate. Per informazioni: segreteria.mcm@diocesidiroma.it.

13 maggio 2022