Mattarella a Strasburgo: «Opporre alla guerra la decisa volontà della pace»

Il presidente della Repubblica è intervenuto al Consiglio d’Europa, a Strasburgo. Tra i temi affrontati, la guerra in Ucraina, per la quale Mosca è stata estromessa dall’organismo. «Non si può arretrare dalla trincea della difesa dei diritti umani e dei popoli»

«Un mostro vorace, mai sazio». Nel suo intervento di ieri, 27 aprile, al Consiglio d’Europa, a Strasburgo, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha scelto queste parole per definire la guerra. Il riferimento, naturalmente, era al conflitto armato in corso in Ucraina. «La tentazione di moltiplicare i conflitti è sullo sfondo dell’avventura bellicista intrapresa da Mosca – ha detto il capo dello Stato -. La devastazione apportata alle regole della comunità internazionale potrebbe propagare i suoi effetti se non si riuscisse a fermare subito questa deriva». Diversi i temi al centro del discorso di Mattarella: il ruolo del Consiglio d’Europa come «casa degli europei», la tutela della democrazia e dei diritti nei 46 Stati membri, e, inevitabilmente, il conflitto innescato dalla Russia in Ucraina, per il quale Mosca è stata estromessa dal Consiglio d’Europa. Una misura, quest’ultima, la cui responsabilità «ricade interamente sul governo della Federazione russa, non sul popolo russo – ha precisato -, la cui cultura fa parte del patrimonio europeo e che si cerca colpevolmente di tenere all’oscuro di quanto realmente avviene in Ucraina».

«Dobbiamo saper opporre alla guerra la decisa volontà della pace. Diversamente ne saremo travolti – ha avvertito -. Quanto la guerra ha la pretesa di essere lampo, e non le riesce, tanto la pace è frutto del paziente e inarrestabile fluire dello spirito e della pratica di collaborazione tra i popoli, della capacità di passare dallo scontro e dalla corsa agli armamenti, al dialogo, al controllo e alla riduzione bilanciata delle armi. La pace è frutto di un’ostinata fiducia verso l’umanità e di senso di responsabilità nei suoi confronti». Non è mai garantita una volta per sempre, «non si impone automaticamente ma è frutto della volontà degli uomini». All’assemblea parlamentare del Consiglio Ue il presidente Mattarella ha ricordato le parole di Robert Schuman per ribadire che «”la pace non potrà essere salvaguardata se non con sforzi creativi, proporzionali ai pericoli che la minacciano”. Se perseguiamo obiettivi comuni, per vincere non è più necessario che qualcun altro debba perdere. Vinciamo tutti insieme».

Davanti all’«incubo – inatteso perché imprevedibile – della guerra nel nostro continente», insomma, «imperialismo e neo-colonialismo non hanno più diritto di esistere nel terzo millennio. Non è più il tempo di Paesi che pretendano di dominarne altri». E soprattutto, «non si può arretrare dalla trincea della difesa dei diritti umani e dei popoli. La ferma e attiva solidarietà nei confronti del popolo ucraino e l’appello al governo russo perché sappia fermarsi, ritirare le proprie truppe, contribuire alla ricostruzione di una terra che ha devastato, è conseguenza di queste semplici considerazioni». Nell’analisi di Mattarella, occorrono ora «distensione: per interrompere le ostilità; ripudio della guerra: per tornare allo statu quo ante; coesistenza pacifica, tra i popoli e tra gli Stati; democrazia come condizione per il rispetto della dignità di ciascuno». Insomma, «Helsinki e non Yalta: dialogo, non prove di forza tra grandi potenze che devono comprendere di essere sempre meno tali». In questa direzione il prospetto di una «sede internazionale che rinnovi radici alla pace, restituisca dignità a un quadro di sicurezza e di cooperazione, sull’esempio di quella Conferenza di Helsinki che portò, nel 1975, a un Atto foriero di positivi sviluppi». Si tratta di «affermare con forza il rifiuto di una politica basata su sfere di influenza, su diritti affievoliti per alcuni popoli e Paesi e, invece, proclamare, nello spirito di Helsinki, la parità di diritti, l’uguaglianza per popoli e persone».

Il presidente della Repubblica italiana si è soffermato quindi sul ruolo del Consiglio d’Europa, chiamato a essere «la casa comune europea». Una casa che, «se è stata specchio fedele delle divisioni e delle difficoltà manifestatesi fra le diverse comunità nazionali, ha saputo essere anche, e soprattutto, espressione del coraggio di unità dell’Europa, spesso prefigurando quanto si è potuto successivamente costruire, sotto altri profili e in altri ambiti, come l’Unione europea». Lo testimoniano i «traguardi di civiltà conseguiti dal Consiglio d’Europa, sul terreno della abolizione della pena di morte, della lotta al razzismo, della libertà di espressione, della tutela della diversità culturale, della protezione dei diritti dei bambini, dello sviluppo di politiche per la gioventù». Quindi, ricordando la «lunga fase di difficoltà» per la pandemia di coronavirus, l’omaggio a quanti «a costo di rischi personali, che talvolta hanno comportato il sacrificio della vita, hanno contribuito a conseguire i risultati di cui oggi ci possiamo giovare». E, ancora, sulla guerra: «Se la voce delle Nazioni Unite è apparsa chiara nella denuncia e nella condanna ma, purtroppo, inefficace sul terreno, questo significa che la loro azione va rafforzata, non indebolita. La sicurezza, la pace – è la grande lezione emersa dal secondo dopoguerra – non può essere affidata a rapporti bilaterali: Mosca versus Kiev. Tanto più se questo avviene tra diseguali, tra Stati grandi e Stati più piccoli. Garantire la sicurezza e la pace è responsabilità dell’intera comunità internazionale. Questa, tutta intera, può e deve essere la garante di una nuova pace».

«Prezioso», in questo senso, l’elemento del «dialogo interreligioso», ha evidenziato Mattarella rispondendo a una delle domande poste dai membri dell’assemblea parlamentare dopo il suo intervento. Due gli esempi citati: il documento sulla “Fratellanza umana”, firmato nel febbraio 2019 da Papa Francesco e dal grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb, e l’incontro interreligioso tenutosi a Roma lo scorso ottobre. Il 2 maggio, poi, proprio il Consiglio Ue ospiterà una giornata di lavoro sul tema del dialogo interculturale e interreligioso a favore della pace e della tutela dei diritti. Il capo dello Stato ha evidenziato il valore del dialogo al fine di «ragionare insieme per le migliori sorti dell’umanità». Nel «rispetto dei diritti umani, di ogni idea, dei credenti e dei non credenti», superando ogni radicalismo. «L’Italia – ha rivendicato – riconosce alle fedi religiose un importante contributo sul piano civile». Da ultimo, il tema della libertà di stampa e il ricordo dei giornalisti che stanno morendo in Ucraina: «Testimoni di verità».

28 aprile 2022