Francesco: i presbiteri, «dispensatori della misericordia che hanno ricevuto»

La Messa nella domenica della Divina Misericordia, presieduta dall’arcivescovo Fisichella a motivo del persistente dolore al ginocchio del Papa, che ha tenuto l’omelia. L’esortazione ai sacerdoti: «In confessionale, pronti e perdonare tutto e sempre»

Nella II domenica di Pasqua, dedicata alla Divina Misericordia, Papa Francesco ha ricordato ai sacerdoti che amministrano il sacramento della riconciliazione che in confessionale devono essere pronti a perdonare «tutto e sempre». I presbiteri sono chiamati a «essere canali di questo perdono» facendo tesoro della propria «esperienza di essere perdonati. Non bisogna torturare i fedeli che vengono con i peccati ma capire cosa c’è, ascoltare, perdonare e dare un buon consiglio aiutando ad andare avanti. Dio perdona tutto: non bisogna chiudere quella porta».

Dopo due anni di celebrazioni private nel santuario di Santo Spirito in Sassia, domenica 24 aprile la liturgia si è svolta a San Pietro ma Francesco non ha potuto presiedere la Messa, come previsto, a causa del persistente dolore al ginocchio. Un disturbo che non gli «permette di stare in piedi tanto», come da lui stesso affermato il giorno prima, in occasione dell’udienza ai partecipanti al simposio “Sulle orme del cardinale Suenens. Lo Spirito Santo, Maria e la Chiesa”, promosso dall’Associazione “Fiat”.  Bergoglio ha partecipato alla liturgia, presieduta dall’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, e poi ha pronunciato l’omelia. Tra i concelebranti, numerosi missionari della Misericordia che nel 2016, in occasione del Giubileo straordinario, hanno ricevuto il mandato da Bergoglio. Si sono ritrovati a Roma per il III Incontro mondiale conclusosi ieri; tra loro, alcuni sacerdoti dall’Ucraina, che hanno ottenuto un visto speciale per lasciare il Paese.

Nel giorno della festa della Divina Misericordia – istituita da San Giovanni Paolo II il 30 aprile 2000 in occasione della canonizzazione di suor Faustina Kowalska, religiosa polacca apostola della Divina Misericordia -, Francesco ha ricordato ai missionari che, nell’esercitare il ministero di confessori, devono «far vedere alla gente che davanti ai loro peccati ci sono le piaghe del Signore, che sono più potenti del peccato. Se ci prendiamo cura delle piaghe del prossimo e vi riversiamo misericordia, rinasce in noi una speranza nuova, che consola nella fatica». Commentando quindi il racconto evangelico delle prime due apparizioni di Gesù Risorto e l’iniziale incredulità di Tommaso, il pontefice si è soffermato sul saluto di Cristo, «Pace a voi!», che nel brano è ripetuto tre volte. Un saluto che «dà gioia, suscita il perdono e consola nella fatica», ha detto il vescovo di Roma. Analizzando le «tre azioni della divina misericordia» ha spiegato che la gioia può essere alimentata solo se «mettiamo il ricordo dell’abbraccio e delle carezze di Dio davanti a quello dei nostri sbagli e delle nostre cadute. Nulla può essere più come prima per chi sperimenta la gioia di Dio! Questa gioia ci cambia». La gioia conduce al perdono e, con il dono dello Spirito Santo, Gesù rende i suoi ministri «dispensatori di quella stessa misericordia che hanno ricevuto – ha spiegato il Papa -, non in base ai loro meriti, ai loro studi, no: è un puro dono di grazia, che poggia però sulla loro esperienza di uomini perdonati».

Bergoglio ha invitato a riflettere se nel quotidiano ognuno è «tessitore di riconciliazione», se ci si impegna per «disinnescare i conflitti, per portare perdono dove c’è odio, pace dove c’è rancore», o al contrario si dà adito al «chiacchiericcio, che sempre uccide. Gesù – ha rimarcato – cerca in noi dei testimoni davanti al mondo di queste sue parole: Pace a voi! Ho ricevuto la pace: la do all’altro». Infine, la riflessione sull’apostolo Tommaso, che per credere alla resurrezione di Cristo doveva vederlo con i propri occhi e toccare le sue ferite. In lui «c’è la storia di ogni credente – le parole del Papa -. Ci sono momenti difficili, in cui sembra che la vita smentisca la fede, in cui siamo in crisi e abbiamo bisogno di toccare e di vedere. Ma, come Tommaso, è proprio qui che riscopriamo il cuore del Signore, la sua misericordia. In queste situazioni Gesù non viene verso di noi in modo trionfante e con prove schiaccianti, non compie miracoli roboanti, ma offre caldi segni di misericordia, ci offre le sue piaghe».

26 aprile 2022