Ucraina, appello di Caritas-Spes: «Ogni guerra mantenga un volto di umanità»

Le parole del direttore don Grynevych, affidate all’Agenzia Sir, dopo una missione nei villaggi vicino a Chernihi:. «Quando le persone rischiano di morire di fame, rivela di sé la sua parte più disumana»

Il direttore di Caritas-Spes Ucraina don Vyacheslav Grynevych non ha dubbi: «Ogni guerra deve mantenere un volto di umanità. Quando le persone non hanno nulla da mangiare e rischiano di morire di fame, la guerra rivela di sé la sua parte più disumana. Dobbiamo allora aprire non soltanto i nostri cuori ma chiedere ai leader politici e a tutti coloro che hanno il potere di fare qualcosa, di consentire l’apertura di corridoi umanitari sicuri e l’accesso agli aiuti umanitari». Lo dichiara all’Agenzia Sir, di ritorno da una missione nei villaggi di Slobodka e Lukashivka, vicino a Chernihiv. I team dell’organismo pastorale infatti sono impegnati nel tentativo di raggiungere anche i villaggi più remoti per fornire assistenza, laddove i bombardamenti hanno distrutto infrastrutture e case e i residenti sono rimasti senza elettricità per un mese.

Il sacerdote riferisce che «le città che sono state liberate dalla occupazione russa sono completamente distrutte. Hanno rubato le macchine. Hanno saccheggiato le case. In questi villaggi vivono famiglie povere. Non si sono fermati neanche di fronte alla loro povertà, lasciando le persone, anziani e bambini, in condizioni estremamente critiche – rileva -. In questi villaggi hanno anche colpito e completamene raso al suolo la chiesa ortodossa. È la dimostrazione che la guerra non riesce a fermarsi neanche di fronte ai luoghi sacri».

Per fare fronte a tutte le necessità, ogni giorno nel centro logistico di Leopoli arrivano 5-6 camion di aiuti provenienti dall’Europa. A occuparsene, un team che garantisce che arrivino a quanti ne hanno davvero bisogno. La preoccupazione del direttore di Caritas-Spes esprime è però per le zone sotto occupazione russa. Anche in queste parti del Paese – «che don Grynevych preferisce non citare esplicitamente per motivi di sicurezza», evidenzia il Sir – sono operativi direttori e collaboratori di Caritas-Spes ma non si riesce a far arrivare in queste regioni gli aiuti. E le scorte accumulate prima dell’arrivo dei russi cominciano a finire. Oltretutto, Caritas-Spes non ha più accesso né la garanzia di sicurezza necessaria per entrare.

«Le nostre Caritas stanno andando avanti con gli aiuti arrivati prima dell’occupazione. Dopo, sarà un problema. Siamo anche preoccupati per la sicurezza del nostro staff – confida don Grynevych al Sir -, perché i russi entrano, fanno domande, chiedono come funzionano l’arrivo e la distribuzione degli aiuti, soprattutto da dove arrivano. E chiedono ai nostri operatori di collaborare con i soldati russi. Le persone del nostro staff si trovano quindi in una situazione molto difficile e di forte pressione psicologica. Hanno paura. Non sanno cosa fare».

Di qui l’appello dell’organismo pastorale a «salvare anche in tempo di guerra la nostra umanità. Possiamo avere posizi0ni politiche diverse – ancora le parole del sacerdote -, possiamo addirittura stare alle parti opposte del conflitto ma siamo tutti figli dello stesso Dio e tutti meritiamo il rispetto della comune dignità umana».

20 aprile 2021