Iraq, il messaggio di Sako: «La Pasqua di Cristo illumini le tenebre della guerra»

Il patriarca della Chiesa caldea rinnova l’invito a «lavorare per porre fine al conflitto armato tra Russia e Ucraina. Basta guerre, vittime, dolore, distruzione, migrazione, povertà e malattie»

Guardare alla risurrezione di Cristo come l’unica luce che può rischiarare le tenebre di un tempo segnato dai presagi di «una devastante guerra mondiale». È l’esortazione che arriva dal patriarca della Chiesa caldea Louis Raphael Sako nel suo messaggio per la Pasqua, rilanciato dall’Agenzia Fides. In questo tempo liturgico – che quest’anno coincide in parte con il Ramadan – «ogni credente in Dio, e in particolare i cristiani, deve rifiutare la logica mortifera della guerra», le parole del cardinale, che invita «tutti i credenti, cristiani e musulmani, che attualmente digiunano per il Ramadan, e anche gli ebrei, a guardare alla tragedia in Ucraina e nei Paesi del Medio Oriente, alla loro umiliazione e allo smantellamento del loro bellissimo mosaico».

Oggi più che mai, osserva il patriarca, la celebrazione della Pasqua rappresenta un’occasione propizia per riconoscere anche in questo tempo «l’amore di Dio per gli uomini, la sua vicinanza e la sua infinita misericordia verso tutti», che si manifesta «attraverso la risurrezione di Cristo, per la salvezza dell’umanità». Quindi una domanda: «Che cosa abbiamo fatto dell’insegnamento di Cristo, che ci ha chiamato ad amare tutti, compresi i nostri nemici?. La Chiesa – prosegue mar Sako – è chiamata a guardare l’attualità che plasma la vita delle nostre società alla luce del Vangelo. Quando ciò non accade, quando non si fa tesoro di quella luce, anche l’agitarsi in tante iniziative ecclesiastiche finisce per essere infecondo».

Nelle parole del cardinale anche un appello a presidenti, autorità religiose e comunità sociali a «lavorare per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina, per risolvere il conflitto con gli strumenti della diplomazia, invece che con le armi. Basta guerre, vittime, dolore, distruzione, migrazione, povertà e malattie. Dovrebbe esserci fine alla produzione di armi letali dovunque – aggiunge -, ogni persona onesta deve rifiutare questo inferno». Rivolgendo infine un pensiero alla paralisi politico-istituzionale creatasi in Iraq dopo le elezioni di ottobre, il patriarca auspica che le forze politiche si assumano le proprie responsabilità davanti al destino della nazione e adottino «il linguaggio del dialogo e della comprensione reciproca, che è l’unico modo per uscire dal preoccupante blocco politico e per formare un governo nazionale in grado di porre mano con urgenza e saggezza alle riforme necessarie per salvaguardare la tenuta economica e la coesione sociale del Paese».

13 aprile 2022