In Brasile aumentano le violenze contro gli indigeni

La denuncia del Consiglio indigeno missionario di fronte al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite: «La pandemia non ha fermato invasioni ed esplorazione illegale delle risorse»

In Brasile è allarme per l’aumento delle violenze contro gli indigeni. A portarlo all’attenzione del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, riunito nella 49ª sessione, Antonio Eduardo de Oliveira, segretario esecutivo del Consiglio indigeno missionario (Cimi), che è espressione dell’attenzione per il mondo indigeno della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile. «La paralisi sulla demarcazione delle terre indigene rappresenta un vettore per tutte le altre violazioni in corso», ha affermato, denunciando le violenze contro i popoli originari e il contesto sociale, politico e ambientale, durante il dibattito generale sulle situazioni dei diritti umani che richiedono l’attenzione del Consiglio.

Contrariamente a quanto previsto, ha affermato il rappresentante Cimi, la pandemia di Covid-19 non ha impedito ad accaparratori di terre, cercatori illegali d’oro, tagliaboschi e altri invasori di intensificare ancora una volta i loro investimenti sulle terre indigene. Nel 2020, ha evidenziato Eduardo, «sono aumentate le invasioni e l’esplorazione illegale di due risorse naturali nei territori indigeni, principalmente da parte di tagliaboschi e società minerarie, colpendo almeno 201 terre indigene in Brasile». È il quinto aumento consecutivo registrato nei casi di invasioni di territori, esplorazione illegale di risorse e danni alle cose. La richiesta al Consiglio, quindi, è di «agire con urgenza per fermare queste atrocità in corso contro i popoli indigeni in Brasile. La politica anti-indigena del governo federale – ha aggiunto il segretario Cimi – ha esacerbato questo scenario imposto alle popolazioni native del Brasile, comprese le popolazioni indigene libere, o in isolamento volontario».

La sessione del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite è iniziata il 28 febbraio e durerà fino al 1° aprile, a Ginevra, in un formato ibrido: in parte in presenza e in parte in modalità virtuale.

24 marzo 2022