Ac diocesana: la sfida di una formazione «sapienziale»

Ultimo incontro online del ciclo “Dialoghi”, con l’Istituto Toniolo della Cattolica. L’assistente dei Giovani don Bruno: «Al cuore della catechesi, l’incontro con una Persona che cambia la vita»

Riprendendo l’immagine del cucito e della realizzazione sartoriale di un abito, l’Azione cattolica diocesana ha intitolato “Tessere donne e uomini nuovi: il ruolo della formazione” l’ultimo dei quattro “Dialoghi”, gli incontri promossi e curati in sinergia con l’Istituto Toniolo dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, trasmesso in diretta on-line ieri sera, 21 marzo, sul canale YouTube della stessa associazione romana e moderato dal giornalista di Avvenire Marco Iasevoli.

Ben al di là di dover fornire solo un vestito da indossare, il compito educativo, «messo alla prova da questo tempo, intende formare coscienze libere e responsabili, aiutando le persone ad avere uno sguardo complesso su loro stesse e sulla realtà, che è complessa». A sostenerlo è stato Pierpaolo Triani, docente di Pedagogia didattica all’Università Cattolica del Sacro Cuore, che ha evidenziato per questo alto fine la necessità di «una formazione sapienziale, cioè che ci aiuti a considerare l’umano nella sua complessità, nel suo desiderio e nella sua capacità sia di bene che di male», una formazione non settoriale e cioè «non solo tecnica o emotiva o cognitiva» ma che «metta al centro la comunità educante» perché «la scuola da sola non basta: serve un dialogo tra scuola, famiglia, territorio e associazioni, che devono tra loro costituire delle alleanze». Ancora, per l’esperto «oggi la sfida è aiutare le persone a crescere nell’interiorità, che richiede il tenere insieme le competenze del singolo formatore ed educatore con la sapienza della comunità», facendo allora della «dimensione associativa un metodo», per esempio «pensando a valorizzare momenti di relazioni informali, evitando l’iper-strutturazione delle attività e puntando all’essenziale, cioè la fraternità, che non è cosa facile e che è un dono da chiedere, pur senza cadere nell’improvvisazione».

Anche Moira Sannipoli, ricercatrice in Pedagogia e didattica dell’Università di Perugia, ha focalizzato la sua attenzione sul necessario «ribaltamento dell’approccio» da parte di chi forma ed educa, parlando di «avvicinamento sulla soglia, valorizzando i momenti di transizione, quando le persone le incrociamo anche per pochi minuti e capiamo che è lì, in quel momento, che hanno un bisogno emotivo da condividere e che non può essere “congelato” e trasferito in un momento altro, benché strutturato e calendarizzato». Si tratta allora di «sconfinare – ha continuato l’esperta -, di andare oltre schemi e calendari», sostituendo «il muro che separa e divide con la siepe, che è facile anche da scavalcare se serve». A dire che per educare le persone «bisogna avere il coraggio dello sconfinamento», che porta ad «allargare i confini anche per mezzo di nuove parole e di nuovi linguaggi», sono ancora le parole di Sannipoli.

Questa alta ambizione educativa pone allora una domanda sulla necessità di nuovi percorsi formativi per i formatori stessi e in questo senso don Eugenio Bruno, assistente diocesano del settore Giovani dell’Azione cattolica, ha guardato in particolare al ministero laicale del catechista istituito lo scorso maggio da Papa Francesco e definito dal sacerdote «un modo di responsabilizzare i laici ad andare verso le periferie esistenziali». Attingendo poi al Nuovo Direttorio per la catechesi del marzo 2020, redatto dal Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, don Bruno ha esposto le tre caratteristiche della catechesi secondo Papa Francesco. In primo luogo, ha spiegato, si tratta di «una catechesi kerigmatica, che vuol dire che al cuore della nostra proposta di vita c’è l’incontro con una persona che la vita te la cambia»; di seguito, il carattere mistagogico della catechesi, ossia «riprendere l’esperienza del catecumenato antico – ha continuato il sacerdote -, che è un’esperienza di comunità», infatti «non può esistere nessuna occasione formativa se non c’è un grembo comunitario, un’esperienza comunitaria forte». Da ultimo, il tratto «dell’accompagnamento dei processi personali di crescita», ossia «il camminare mano nella mano con la persona, vedendo insieme a lei e alla sua vita come la strada si apre».

22 marzo 2022