In Italia 1 bambino su 7 in condizioni di povertà assoluta

Presentato davanti al ministro Poletti l’ 8° Rapporto di monitoraggio sull’attuazione della Convenzione sui Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza

Presentato davanti al ministro Poletti l’ 8° Rapporto di monitoraggio sull’attuazione della Convenzione sui Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza nel nostro Paese

L’infanzia, mondo di diritti ancora negati, tra povertà, carenza di servizi e mancanza di coordinamento delle strutture preposte alla tutela. È il quadro poco incoraggiante che ermge dall’ottavo Rapporto di monitoraggio sull’attuazione della Convenzione sui Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza nel nostro Paese, presentato questa mattina, mercoledì 17 giugno,  alla presenza del ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Giuliano Poletti.

In Italia 1 bambino su 7 nasce e cresce in condizioni di povertà assoluta, 1 su 20 assiste a violenza domestica e 1 su 100 è vittima di maltrattamenti. Ancora, 1 su 20 vive in aree inquinate e a rischio di mortalità; 1 su 50 soffre di una condizione che comporterà una disabilità significativa all’età dell’ingresso nella scuola primaria; 1 su 500 vive in strutture di accoglienza. Più di 8 bambini su 10 non possono usufruire di servizi socio-educativi nei primi tre anni di vita e 1 su 10 nell’età compresa tra i 3 e i 5 anni. Nel 2013 in Italia sono andati al nido solo 218.412 bambini, pari al 13,5% della popolazione sotto i tre anni. E la situazione nel Mezzogiorno è ancora più grave, se si considera che tutte le regioni del Sud si collocano sotto la media nazionale, come la Sicilia con appena il 5,6% dei bambini che ha avuto accesso al nido; la Puglia con il 4,4%; la Campania con il 2,7% e la Calabria con il 2,1%.

L’indagine, alla quale hanno contribuito 124 operatori delle 90 associazioni del Gruppo Crc, evidenzia che, a vent’anni esatti dal primo Rapporto sullo stato di attuazione della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (Crc), inviato dall’Italia al Comitato Onu per la Crc, «il sistema organico di politiche per l’infanzia» su cui il nostro Paese si era impegnato con la ratifica della Convenzione non è stato realizzato. Di qui l’auspicio delle associazioni coinvolte che l’adozione del nuovo Piano Infanzia, con priorità e azioni ben definite e supportate da un adeguato impegno economico, possa essere il primo passo per rimettere al centro dell’agenda politica le misure per la tutela per l’infanzia. Per Arianna Saulini, di Save the Children, coordinatrice del Gruppo Crc, è prioritario che il prossimo Piano nazionale per l’infanzia «dedichi speciale attenzione ai primi anni di vita del bambino, che vengano realizzate politiche adeguate per superare il divario territoriale nell’offerta educativa» e che si costruisca «un qualificato sistema integrato per l’infanzia e l’adolescenza, impegnando adeguati e stabili investimenti finanziari e introducendo un meccanismo permanente di monitoraggio della spesa».

Il Rapporto denunucia infatti che non esiste, al momento, un monitoraggio a livello nazionale delle risorse dedicate a infanzia e adolescenza. E non si tratta solo di carenze di tipo economico, ma anche di raccolta e coordinamento delle informazioni. Come nel caso dei minori privi di ambiente familiare, sui quali gli stessi dati del ministero delle Politiche sociali sono incongruenti. Riguardo alle difficoltà economiche di molte famiglie con minori, pur riconoscendo l’impegno del Governo con la sperimentazione della nuova social card, Arianna Saulini ricorda che la povertà minorile in Italia è in continuo aumento – dal 2012 al 2013 i minori in condizioni di povertà assoluta sono passati da 1.058.000 (10,3%) a 1.434.000 (13,8%) – e ribadisce l’urgenza di un Piano nazionale di contrasto alla povertà, che tenga in debita considerazione le famiglie con figli minorenni e che sia in grado di organizzare in maniera organica le varie e frammentate misure messe in campo in questi anni.

Particolarmente attuale il paragrafo dedicato ai minori stranieri non accompagnati. Nel 2014, 26.122 minori hanno raggiunto le coste italiane e di questi 13.026 sono risultati essere non accompagnati: un numero pari a due volte e mezzo quello registrato nel 2013. Si tratta per la maggior parte di ragazzi tra i 15 ed i 17 anni, originari dell’Eritrea (3.394), dell’Egitto (2.007) e della Somalia (1.481). Va menzionato anche l’elevato flusso migratorio via mare dalla Siria: nel 2014 sono sbarcati 10.965 minori (10.020 accompagnati e 945 non accompagnati). Alla data di stesura del Rapporto erano oltre 500 i minori ancora in attesa del collocamento in comunità, che si trovano, da mesi, in strutture temporaneamente adibite alla loro accoglienza, attivate “in emergenza” a livello locale, in Sicilia, Puglia e Calabria.

Per leggere il testo completo del Rapporto: www.gruppocrc.net.

17 giugno 2015