Ucraina: a Torre Spaccata, parrocchia e case aperte all’accoglienza

La celebrazione del Mercoledì delle Ceneri a San Bonaventura da Bagnoregio con il vescovo Ambarus. Il parroco Cascio: «Tutto il quartiere è mobilitato»

Un po’ è il carattere aperto e disponibile verso gli altri. Un po’ lo shock che si prova davanti alle immagini e alle notizie che arrivano dall’Ucraina. Un po’ è ascoltare la voce «di un cuore di mamma». Tutto questo ha spinto Ilaria e il marito ad aprire le porte di casa e a lasciare la loro camera da letto a due donne e un bambino che arriveranno nella giornata di oggi, 3 marzo,  dall’Ucraina. «Ci stringeremo un po’. Io dormirò sul divano in salotto, mio marito nella camera dei nostri due figli. Ho ragionato da mamma, se mi fossi fermata a riflettere sui pro e sui contro avrei chiuso la porta alla Provvidenza», racconta Ilaria, della parrocchia di San Bonaventura da Bagnoregio, a Torre Spaccata. Qui ieri sera la Messa con il rito di benedizione e di imposizione delle Ceneri e la successiva adorazione eucaristica per la pace in Ucraina sono state presiedute dal vescovo Benoni Ambarus, delegato diocesano per la Carità.

In questo inizio di Quaresima «avvertiamo tutti una cappa di tristezza, di stanchezza, di paura, di rabbia per la violenza che si sta perpetrando – ha detto il presule -. Sembra che il Covid sia sparito rispetto alla guerra appena iniziata e viviamo con il cuore appesantito. La Quaresima serve per sperimentare nuovamente la gioia di essere salvati dal Signore». Ai bambini del catechismo ha affidato “il compito” di recitare un Padre Nostro al giorno, «invocando e gridando che ci sia la pace in Ucraina. Il Signore ascolta le preghiere degli innocenti», ha detto, ricordando che la Quaresima è anche tempo propizio per l’elemosina, «per rendere partecipi gli altri, specie i più bisognosi, di quanto si ha, non del superfluo». Ed è quello che hanno fatto Ilaria e il marito, che hanno messo a disposizione la loro casa a tre persone, mamma, figlio e nonna, delle quali al momento non conoscono neanche i nomi. A Roma vive una familiare delle due donne che non ha alcuna possibilità di ospitarle. Per cercare ospitalità è partito un tam tam di messaggi che ha coinvolto anche il parroco di San Bonaventura da Bagnoregio, don Stefano Cascio, il quale, a sua volta, ha interessato la comunità. Si cercava un alloggio per cinque persone e in prima battuta Ilaria ha contattato il cognato che, avendo una stanza libera, ha dato subito il consenso ad ospitare due persone.

Quel breve testo del messaggio ha continuato a «pungolare» Ilaria tutto il pomeriggio. Durante la seconda ondata di Covid, il marito e uno dei figli si erano contagiati e per preservare lei e l’altro figlio hanno dato «sfogo alla fantasia per riorganizzare casa. Se siamo riusciti ad organizzarci una volta – dice -, possiamo rifarlo. Abbiamo deciso di lasciare loro la camera da letto perché ha il bagno in camera, avranno più privacy. I nostri figli sono contenti, sanno che a casa nostra la porta è sempre aperta, a maggior ragione ora che si sta combattendo una guerra folle». Nel giro di poche ore le persone che necessitano di accoglienza sono diventate dieci. «Tutto il quartiere si è mobilitato – aggiunge don Stefano -. Il Centro antiviolenza di via di Torre Spaccata si è offerto per dare ospitalità e per il disbrigo di pratiche amministrative. La preside dell’Istituto comprensivo “Antonio Montinaro”, invece, si è resa disponibile per l’inserimento scolastico e il sostegno dei bambini».

3 marzo 2022