Verso Kiev una colonna di mezzi militari russi lunga oltre 60 chilometri

Nonostante siano iniziati i colloqui, sul campo si continua a combattere. Intensificati i bombardamenti su Kharkiv e su altre città. L'Onu parla di oltre 400 vittime civili ma il dato è probabilmente più alto. La Farnesina: «Gli italiani lascino la Capitale ucraina, anche con i treni»

Le sirene dell’allarme bomba hanno suonato anche questa mattina, 1° marzo, a Kiev. Le immagini satellitari mostrano un convoglio di blindati, tank, pezzi di artiglieria e veicoli logistici russi: una colonna lunga oltre 60 chilometri, diretta verso la Capitale ucraina. Il convoglio, riferisce la Cnn, si estenderebbe dalla base aerea di Antonov, a nord di Pribyrsk, vicino al confine con la Bielorussia. Intanto anche Kharkiv, la seconda città del Paese già teatro di pesanti bombardamenti nei giorni scorsi, si ritrova nuovamente sotto attacco. Immagini televisive, rilanciate sui social, mostrano una forte esplosione dopo quello che potrebbe essere un missile o una bomba detonata presso un edificio che la testata Kyiv Indipendent identifica come la sede del governo regionale. La Bbc riferisce che secondo il comando operativo ucraino l’obiettivo del raid missilistico russo era la sede del governo regionale. L’obiettivo: uccidere il governatore e la squadra che con lui guida la difesa della città. Nonostante una  deflagrazione talmente potente da fare danni anche a palazzi lontani decine di metri dalla sede governativa, secondo il governo regionale la città ha retto. L’Onu intanto fa il bilancio dei primi 5 giorni di guerra: oltre 400 le vittime civili, riferiscono, ma si tratta con ogni probabilità di un numero sottostimato. Secondo il ministero della Difesa ucraino, l’esercito russo ha perso 5.710 soldati, e altri 200 sono stati catturati. Non ci sono però stime indipendenti dei caduti, né tra i russi, né tra gli ucraini.

Ieri, a Gomel, sulle rive del fiume Pripyat, sono partiti i colloqui tra Mosca e Kiev. La neutralità della Capitale ucraina, lo stop alle armi in arrivo dall’Occidente e il no assoluto all’adesione alla Nato, oltre al riconoscimento internazionale della Crimea come territorio russo. Queste le condizioni dettate dal presidente russo Vladimir Putin per mettere a tacere le armi. L’Ucraina intanto vuole entrare nell’Unione europea e ha presentato richiesta di adesione, facendo appello a una procedura speciale. Oggi, 1° marzo, l’Europarlamento riunito in plenaria voterà la risoluzione per far ottenere a Kiev lo status di candidato all’ingresso nell’Ue. Nel frattempo, la Bielorussia fa sapere che non prenderà parte ad alcuna operazione militare in Ucraina: Minsk, ha annunciato il presidente Lukashenko, è pronta a negoziare con chiunque al momento nell’interesse della pace nella regione.

L’economia russa intanto rischia il default a causa delle sanzioni dell’Occidente, con la paralisi della Banca centrale – e il relativo crollo del rublo e la corsa dei russi agli sportelli -, il bando di un discreto numero di istituti di credito dal sistema di pagamenti internazionali Swift e la confisca dei beni degli oligarchi russi in Europa. Lo ha spiegato questa mattina il ministro francese dell’Economia Bruno LeMaire: «Provocheremo il collasso dell’economia russa», ha detto, informando che «l’insieme dei beni dei russi congelati dai Paesi occidentali è di circa mille miliardi di dollari. La nostra sarà una guerra economica e finanziaria contro la Russia, e l’Occidente è pronto a rafforzare ulteriormente le sanzioni», ha assicurato.

Per quanto riguarda l’Italia, il presidente del Consiglio Mario Draghi interviene oggi al Senato e alla Camera, per spiegare le ragioni di «straordinaria necessità e urgenza» di un secondo e «molto difficile» decreto a sostegno dell’Ucraina. Il nodo: la deroga alla legge 185 del 1990 sull’esportazione di armi. «Non possiamo voltarci dall’altra parte», le parole del premier, secondo cui «l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia segna una svolta decisiva nella storia europea», ha affermato in Senato. Le immagini che arrivano dall’Ucraina in lotta «per la libertà dell’Europa», ha aggiunto, «ci mettono davanti una nuova realtà e ci obbligano a compiere scelte fino a pochi mesi fa impensabili». Il ministero degli Esteri intanto ha chiesti a tutti gli italiani ancora presenti a Kiev e dintorni di lasciare la città, utilizzando «i mezzi tuttora disponibili, inclusi i treni, negli orari in cui non c’è il coprifuoco. Si raccomanda la massima cautela».

1° marzo 2022