Il giudice minorile, al servizio della famiglia

Francesca Stilla racconta in “Farfalle senza ali” – scritto con Raffaele Focaroli – «l’incontro con tanti genitori e figli rigenerati dall’amore»

«Il giudice minorile è il giudice della porta accanto, che, pur mantenendo la sua imparzialità, riesce ancora di più a esprimerla nel rapporto con gli altri». Descrive il suo lavoro così Francesca Stilla, giudice del Tribunale per i minorenni di Roma, intervistata da Roma Sette a margine dell’incontro “Quando è amore”, promosso ieri, 14 febbraio, al Palazzo della Rovere, dall’associazione “Tra le donne” in collaborazione con le Acli di Roma, il Forum delle associazioni familiari, Molte vie per un mondo unito, Donne in Vaticano e 99nonècento. L’appuntamento è stato anche l’occasione per presentare uno dei suoi libri, “Farfalle senza ali”, scritto a quattro mani con Raffaele Focaroli, pedagogista e giudice onorario. «Si tratta di un lavoro nato dall’incontro con tanti genitori e figli rigenerati dall’amore, come il caso dei figli adottivi e dei genitori adottanti, ma nasce anche dall’incontro con tanti genitori e figli feriti nell’amore», spiega Stilla, che attualmente è anche giudice applicato presso il Tribunale per i minorenni di Milano. «Le caratteristiche fondanti di questo sentimento sono la libertà, la gratuità e la reciprocità», prosegue il giudice, sottolineando come il libro intenda accendere i riflettori sulla necessità di un’educazione ai sentimenti e a ciò che si prova.

Un fronte su cui Francesca Stilla – classe 1976, originaria di San Marco in Lamis, in provincia di Foggia – è da sempre profondamente impegnata: «Come giudice minorile, sono un giudice dei legami, perlopiù sentimentali, che lavora in rete – commenta -. Il Tribunale per i minorenni, infatti, è un tribunale al servizio dei minori che si occupa dei legami d’amore, che non sono quasi mai da sciogliere (tranne nei casi più gravi come l’abuso, il maltrattamento e la violenza), ma sono legami da ripensare e ricostruire». Si tratta dunque di un organo collegiale specializzato che non si limita a fotografare la realtà ma costruisce una progettualità volta al recupero delle competenze genitoriali e della serenità del minore. «Cerchiamo di intervenire sull’esercizio della responsabilità da parte della mamma e del papà, restituendo loro il ruolo di genitori grazie all’aiuto di psicologici, psicoterapeuti e neuropsichiatri – precisa il magistrato -. Dunque, quello che facciamo è occuparci della famiglia con la sua altissima dignità da tutelare e da difendere». Una vocazione, quella di rendere giustizia ai più piccoli, che determinò in maniera decisiva il cammino professionale di Stilla, nominata magistrato ordinario nel 2004: «Sona nata in un contesto familiare molto unito, dove tutto veniva deciso per il bene di ciascuno di noi – racconta -. Questo sentimento da una parte e la strage di Capaci dall’altra mi hanno portato a scegliere di lavorare per la giustizia e, in particolare, per il Tribunale per i minorenni, che ritengo una delle più alte istituzioni, oggi riformata grazie alla formazione di un Tribunale unico delle persone e della famiglia».

I minori al centro: questo ha orientato il lavoro del giudice anche negli anni in cui, come sostituto procuratore a Reggio Calabria, si è occupata di devianza minorile e, in particolare, di minori inseriti in contesti di criminalità organizzata. «Lì abbiamo potuto vedere come tutti i provvedimenti fatti per i minori abbiano portato a risultati positivi grazie anche al coinvolgimento dei familiari, che riuscivano a leggere persino nei provvedimenti più duri degli strumenti a tutela dei figli – riferisce Stilla, che è stata anche direttore dell’Ufficio per le attività ispettive negli istituti penitenziari minorili -. Parlando con i minori che avevano commesso reati spiegavamo loro che il giudice non condanna mai la persona ma il fatto». Il giudizio «è dunque volto a incrementare le risorse positive che ciascuno possiede, in un’ottica di fiducia e speranza – conclude -. Non è un caso che la maggior parte degli interventi riusciti siano stati quelli che hanno visto il coinvolgimento della stessa vittima negli interventi di riparazione».

15 febbraio 2022