Verso la XXX Giornata mondiale del malato

La "Lettera ai curanti" del direttore dell'Ufficio Cei per la pastorale della salute don Massimo Angelelli: «Gratitudine, riconoscenza e stima, alcuni dei sentimenti che voglio esprimere. Le nostre parole sono appena sufficienti per esprimere e apprezzare il vostro impegno»

È indirizzata ai “Curanti” la lettera di don Massimo Angelelli, direttore dell’Ufficio Cei per la pastorale della salute, in occasione della XXX Giornata mondiale del malato, che si celebra venerdì 11 febbraio, dedicata al tema “Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso (Lc 6,36). Porsi accanto a chi soffre in un cammino di carità”.

Dal sacerdote, anzitutto sentimenti di «gratitudine e riconoscenza, rispetto e stima. Ciò che abbiamo vissuto negli ultimi due anni, e continuiamo a vivere, vi vede impegnati fino all’estremo delle vostre risorse – scrive -. Lo stress accumulato, il peso e la fatica, il disorientamento e la sensazione di impotenza di fronte a una situazione globale, solo immaginata, hanno messo a dura prova la vostra dimensione professionale e personale. Le nostre parole sono appena sufficienti per esprimere e apprezzare il vostro impegno». Quindi, il ricordo degli obiettivi con i quali san Giovanni Paolo II, nel 1992, istituì la Giornata: «Sensibilizzare il Popolo di Dio e, di conseguenza, le molteplici istituzioni sanitarie cattoliche e la stessa società civile, alla necessità di assicurare la migliore assistenza agli infermi; aiutare chi è ammalato a valorizzare, sul piano umano e soprattutto su quello soprannaturale, la sofferenza; coinvolgere in maniera particolare le diocesi, le comunità cristiane, le Famiglie religiose nella pastorale sanitaria; favorire l’impegno sempre più prezioso del volontariato; richiamare l’importanza della formazione spirituale e morale degli operatori sanitari e, infine, a far meglio comprendere l’importanza dell’assistenza religiosa agli infermi da parte dei sacerdoti diocesani e regolari, nonché di quanti vivono ed operano accanto a chi soffre».

Parla della «complessità preoccupante» in cui siamo immersi, don Angelelli, nella quale «sorge il desiderio di cercare insieme, nell’ascolto reciproco delle sofferenze, delle attese e delle  prospettive, un segnale di speranza». E tratteggia il quadro della situazione della specializzazione medico-sanitaria, con le relative fragilità messe in luce dal dilagare della pandemia. «Vi è una netta separazione – osserva – tra la sanità vissuta nelle zone rurali e nelle periferie e le forme maggiormente organizzate come nei centri metropolitani. Un modello che sembra generare una nuova categoria, che potremmo definire degli irraggiunti: coloro che, pur avendone diritto, non riescono o non vengono messi in condizione di accedere al Servizio sanitario nazionale». Ancora, «uno sguardo particolare» viene rivolto dal sacerdote a «chi si occupa di salute mentale, un’area di intervento che richiederà sempre più attenzione e sensibilità».

La pandemia, si legge nella lettera, «ci ha colpito nella salute, ci ha impoverito nelle relazioni e ha compromesso anche la situazione economica. Il mondo sanitario e la pastorale della salute incrociano quotidianamente queste situazioni: non solo ne prendono atto, ma se ne prendono cura. La pazienza, non passiva, ma capace di rispondere alle domande della vita, è oggi chiesta
non solo al curato ma anche al curante. Fratelli tutti di fronte ad un’inedita malattia globale», davanti alla quale «abbiamo riscoperto l’amore e l’attaccamento alla vita. Non solo quella biologica, ma quella fatta di relazioni, di vicinanza, di attenzione a tutti, di sofferenze e preoccupazioni condivise. Abbiamo vissuto insieme i lutti e per anni dovremo rielaborare quelli inespressi».

Di qui la «assoluta gratitudine a ciascuno di voi per la disponibilità e abnegazione con cui vive, in scienza e coscienza, la propria professione». Medici, infermieri e professionisti sanitari che
operano nelle strutture, ma anche medici di medicina generale e pediatri, operatori dell’assistenza domiciliare, farmacisti. «Tutti voi – scrive don Angelelli – svolgete non solo un fondamentale e irrinunciabile ruolo sanitario, ma anche sociale. È sempre più apprezzabile quell’atteggiamento di cura che non disgiunge mai l’aspetto umano da quello sanitario, anzi, che cura il corpo e rincuora lo spirito, in una vicinanza empatica che illumina le giornate della persona malata». E riconoscenza e preghiera si estendono «a coloro che a casa vi attendono, vi sostengono e con voi condividono  le fatiche quotidiane. Con voi guardiamo con gratitudine al Padre della vita. Ci testimoniate dedizione e capacità di sacrificio. Noi ringraziamo i Curanti, invitiamo ogni malato a ringraziare chi lo cura con rispetto, e con tutti voi ringraziamo il Dio dell’amore».

La preoccupazione, nelle parole del direttore dell’Ufficio Cei, è per «i continui episodi di aggressione, in particolare nei Pronto soccorso», che generano «un senso di solitudine e abbandono», ma anche, per il «crescente peso delle procedure burocratiche» e per la «tensione che incrocia la dimensione personale con quella professionale». Proprio per questo, «il recupero della dimensione umana e spirituale della persona non è secondario ma costitutivo della realtà che voi siete». Ancora, don Angelelli evidenzia «la necessità di riconsiderare il senso umano del limite. La fatica della ricerca scientifica, tecnica e tecnologica, che richiede costanza, viva intelligenza, geniale curiosità e risorse adeguate, viene sostenuta da tutti noi – assicura – con piena fiducia e speranza perché tale impegno, pienamente orientato al bene dell’uomo, porti gli auspicati successi».

Eppure, nonostante tutto «una delle costanti del vostro lavoro è la speranza – prosegue -. Speranza nell’umano, speranza in Dio». E un primo segnale di speranza viene dai giovani che scelgono le professioni sanitarie, «nuovamente chiamati a coniugare scienza e fede. La loro credibilità professionale si misurerà sul bene che faranno e che vorranno realizzare. Per sostenere la loro crescita umana e professionale – avverte – sarà opportuno integrare nei percorsi formativi quelle dimensioni etiche, umane e relazionali, oggi scarsamente presenti». Quindi, la speranza del «miglioramento delle condizioni globali in cui svolgere il proprio ruolo professionale», anche se «ancora di più, a nostro avviso, sarebbe opportuno investire in una rinnovata attenzione alle
condizioni sociali ed economiche in cui voi, i nostri Curanti, operate; così come merita una seria riflessione il ripensamento della programmazione del numero di coloro che possono accedere ai
percorsi formativi accademici. Il Paese ha bisogno di più professionisti della salute che vedano riconosciuto il loro ruolo e siano messi nelle condizioni di operare al meglio, per garantire una
stabile sostenibilità del sistema universalistico di cura».

Ancora, «la speranza poi nasce anche dall’incontro con i testimoni. I santi della sanità sono santi della bellezza, della speranza e della cura». La malattia infatti «facilmente invade la sfera spirituale. Ogni persona è chiamata a prendersi cura della propria anima. Nei corridoi degli ospedali come nel domicilio del malato la presenza testimoniante dei cappellani e degli assistenti spirituali assicura il necessario completamento della presa in carico di tutti i bisogni della persona sofferente, comprendendo la dimensione spirituale. Anche questi operatori di pastorale della salute, per competenza e ambito, li consideriamo Curanti». Così come i «Curanti della porta accanto che in tante case dei sofferenti svolgono concretamente un compito di cura: sono nascosti e silenziosi portatori di bene». E a fare la differenza, riflette il sacerdote, è proprio quella speranza che «cambia lo sguardo: non si vede più la frammentazione della persona del paziente, talvolta ridotto a codice sanitario, non si vede più soltanto la patologia o l’organo malato. La speranza – prosegue – trasforma lo sguardo e permette di accogliere la persona come una totalità unificata. Quando si incontrano due persone, il curante e il curato, nasce la vera presa in carico».

9 febbraio 2022