L’Unicef chiede il rilascio dei piccoli nei centri di detenzione siriani

L’intervento dopo l’incontro con i bambini sopravvissuti all’attacco alla prigione di Ghwayran, nel nord est del Paese. «Non avrebbero mai dovuto trovarsi lì»

«L’immediato rilascio dei bambini nella prigione di Ghwayran e in tutti i centri di detenzione nel nord-est della Siria» e il loro affidamento «a coloro che si occupano della protezione dei bambini», parallelamente al rimpatrio di quelli stranieri, «in linea con il loro superiore interesse». Sono le richieste che arrivano dall’Unicef, in seguito alla visita, nei giorni scorsi, ad alcuni piccoli sopravvissuti all’attacco al centro di detenzione di Ghwayran, ad al-Hasakah, nel nord-est della Siria. Una situazione, la loro, definita «incredibilmente precaria. I bambini – affermano dal Fondo delle Nazioni Unite – non avrebbero mai dovuto trovarsi in quel luogo».

L’organizzazione umanitaria, che sta lavorando per fornire subito sicurezza e assistenza ai bambini, chiede quindi «a tutte le parti interessate di trovare immediatamente soluzioni a lungo termine nel superiore interesse dei bambini». Alle autorità locali riconosce lo sforzo «per stabilizzare la situazione dentro e fuori la prigione. Il lavoro fatto per valutare le condizioni dei bambini e supportare la loro cura e protezione è stato prezioso e deve continuare», affermano dall’Unicef, che, dal canto suo, conferma l’impegno a «contribuire a sostenere un nuovo luogo sicuro nel nord-est della Siria per prendersi cura dei bambini più vulnerabili, alcuni anche di 12 anni».

I bambini, viene ribadito in una nota, «non dovrebbero mai essere detenuti perché associati a gruppi armati. I bambini associati e reclutati dai gruppi armati dovrebbero sempre essere trattati come vittime del conflitto». Di qui le richieste di rilascio e protezione. L’Unicef, assicurano, «è pronto a facilitare il rimpatrio rapido e sistematico dei bambini stranieri e il reintegro dei bambini in Siria nelle loro comunità di origine. Il momento di agire è adesso. Per le decine di migliaia di bambini bloccati nel nord-est della Siria, ogni giorno conta. L’attuale ritmo di rimpatrio e reintegro dei bambini bloccati nel nord-est della Siria – concludono – è decisamente troppo lento. Questo è inaccettabile».

8 febbraio 2022