Migranti, a Roma si aggrava la precarietà e la marginalità

Il rapporto di Medici per i Diritti Umani in collaborazione con l’Agenzia Onu per i Rifugiati. Ostacolo nell’accesso ai diritti fondamentali

A Roma una percentuale sempre più significativa di migranti, richiedenti asilo, rifugiati e titolari di protezione internazionale vivono in situazioni di precarietà abitativa e marginalità sociale. Una condizione che ha finito per aggravarsi nel periodo di emergenza sanitaria, durante il quale si è accentuato il circolo vizioso di solitudine e isolamento. È quanto emerge da “Margini. Rapporto sulle condizioni sociosanitarie di migranti e rifugiati negli insediamenti precari della città di Roma”, realizzato da Medici per i Diritti Umani in collaborazione con l’Agenzia Onu per i Rifugiati e presentato online nella mattina di oggi, 17 gennaio.

Attraverso dati, immagini e testimonianze raccolte da gennaio a novembre 2021, il report fotografa le condizioni di vita della popolazione che vive in alcuni dei più grandi insediamenti informali della Capitale: la stazione Termini, l’area Tiburtina/ Verano e due edifici occupati siti rispettivamente in via Collatina e in via di Santa Croce in Gerusalemme. In ciascuno di essi la percentuale di stranieri è molto elevata e, tra questi, il 34% è costituito da richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale.

A Roma, dove gravitano 14mila persone in condizioni di disagio abitativo, «si possono contare circa 100 insediamenti precari e spesso le politiche di sgomberi forzati che si sono succedute senza provvedere a soluzioni alternative hanno avuto gravi conseguenze su queste persone – ha spiegato Mariarita Peca, coordinatrice dei progetti nazionali Medu durante la presentazione -. Dunque, le popolazioni ai margini, più che essere difficili da raggiungere, sono le ultime a essere raggiunte dalle priorità della politica e dalle istituzioni sanitarie e sociali».

Una criticità che appare ancora più preoccupante se si pensa che un’elevata percentuale di assistiti nei mesi di intervento sono persone con specifiche vulnerabilità, in particolare persone con problemi di salute e disagio psichico, persone sopravvissute a tortura e trattamenti degradanti, minori non accompagnati. Il report – che raccomanda il passaggio a un sistema di accoglienza e integrazione basato su realtà di piccole dimensioni – denuncia, inoltre, diversi ostacoli nell’accesso ai diritti fondamentali, tra cui l’iscrizione anagrafica e al Servizio sanitario nazionale, la mancata integrazione sanitaria, con oltre la metà dei pazienti impossibilitata ad accedere ai servizi e alle misure di tutela della salute anche durante la pandemia, nonché il ritardo, da parte delle istituzioni sanitarie, nell’avvio della campagna vaccinale presso le popolazioni ai margini.

È importante, ha commentato Cristina Tamburini, direttore Ufficio tutela della salute della donna, dei soggetti vulnerabili e contrasto alle diseguaglianze del Ministero della Salute, «mettere al centro non solo la valutazione del background migratorio della persona, ma anche il principio di sussidiarietà orizzontale, che deve trovare una collaborazione sempre più arricchente nell’ambito di un contesto di rete».

Dello stesso parere anche Laura Cantarini, senior protection associate di Unhcr, che ha indicato tra le priorità per colmare il gap tra titolarità del diritto alla salute e il suo esercizio effettivo «la capacità del sistema di regolare meccanismi di interazione tra individui e servizi, oltre che strumenti informativi che prendano in considerazione la dimensione transculturale».

Insomma, c’è bisogno di ricucire la frammentarietà degli interventi e servizi, come ha rimarcato Barbara Funari, assessora capitolina alle Politiche sociali e alla salute, la quale ha osservato come «la collaborazione tra istituzioni, Terzo settore, associazioni di volontariato e privato sociale sia l’unico percorso da mettere in campo per risolvere tali problematiche».

A farle eco Salvatore Geraci, responsabile dell’Area sanitaria della Caritas di Roma: «Tra privato sociale e pubblico si ottengono risultati inattesi anche in termini di sanità pubblica – ha dichiarato -. Questa sinergia dovrebbe avere un nuovo spirito e trovare forme innovative».

17 gennaio 2022