I “12 passi” contro le dipendenze

130 gruppi di auto mutuo aiuto riuniti in un tavolo di 7 associazioni, nato con il vescovo Zuppi e guidato dal Centro diocesano per la pastorale sanitaria

130 gruppi di auto mutuo aiuto riuniti in un tavolo di 7 associazioni, nato con il vescovo Zuppi e guidato dal Centro diocesano per la pastorale sanitaria

Salute mentale sempre più a rischio, specie nelle aree metropolitane dove i disagi legati alle nuove forme di dipendenza, come quelle da gioco d’azzardo, rischiano di mettere a repentaglio il benessere dell’uomo contemporaneo. La mancanza di lavoro e gli equilibri familiari che si sfaldano, a cui si aggiunge la crisi economica che minaccia la tenuta dei servizi urbani dedicati al disagio psichico, fanno il resto. Ecco perché il Centro per la pastorale sanitaria della diocesi di Roma, diretto da monsignor Andrea Manto, ha deciso di mettere in atto una serie di iniziative per affrontare il tema e provare a dargli una risposta. Ultimo, in ordine di tempo, è il tavolo di lavoro aperto alle “fratellanze dei 12 passi”. «Il tavolo – racconta Manto – nasce dall’attenzione del vescovo Matteo Zuppi per questi gruppi di auto mutuo aiuto, realtà aconfessionali che utilizzano il “metodo dei 12 passi”, basato sulla motivazione personale e sulla forza del camminare insieme per uscire dalla dipendenza».«Zuppi – spiega il segretario di questa nuova Consulta, Alberto Corteggiani – ha sollecitato i responsabili di 130 gruppi, espressione di 7 associazioni di auto-aiuto e condivisione, ospitati in maggioranza dalle parrocchie ma anche nei Serd (ex Sert), nelle strutture pubbliche o in locali presi in affitto a prezzi calmierati».

Tutto è iniziato a ottobre scorso, con un primo incontro conoscitivo tra le fratellanze e il vescovo presso la parrocchia di Sant’Agnese a via Nomentana, a cui ha fatto seguito, a dicembre, la celebrazione di una Messa in suffragio delle vittime di ogni dipendenza. Concelebranti, insieme a Zuppi, anche monsignor Manto e padre Jim, sacerdote romano che collabora a un progetto pastorale rivolto proprio ai membri dei gruppi di auto aiuto secondo il “metodo dei 12 passi”. Quindi, il 28 marzo, la decisione di istituire ufficialmente un tavolo di lavoro «con l’intento di dar voce ai bisogni meno riconosciuti della persona con dipendenza e dei suoi familiari – chiarisce Corteggiani -, informando anche per mezzo della testimonianza di persone in recupero. E di attivare, infine, un’attenzione sugli aspetti etici e spirituali secondo una visione olistica della persona».

Dopo il convegno del 13 maggio in Campidoglio (“L’inserimento sociale nella promozione e tutela della salute mentale”), promosso ancora una volta dalla diocesi per cercare di “fare rete” con le diverse realtà territoriali che operano nell’ambito sanitario, dello sport, del sostegno all’abitazione e al lavoro con l’unico fine di cercare insieme delle soluzioni alla problematica, il prossimo incontro è fissato al 16 giugno. Obiettivo: «Mettere a punto strategie ed azioni comuni e riflettere sul valore dell’auto mutuo aiuto come presa di coscienza e forma di riscatto. Non è solo questione di essere oggetto di un trattamento sanitario – precisa infatti Manto – ma di essere soggetti attivi della propria vita. E questo è un valore prettamente cristiano perché ci ricorda Gesù quando, pur sapendo il bisogno di quell’uomo, chiede al cieco “Cosa vuoi che ti faccia?”. Una domanda posta con l’intento di stimolare il desiderio di riscatto che è nel cuore di ogni persona». I gruppi, «che non accettano finanziamenti e donazioni esterne, non sono religiosi – puntualizza però Corteggiani -. Sono, questo sì, spirituali ma nel senso indicato da uno dei 12 passi, dove si dice di voler affidare la propria vita “alla cura di Dio, come noi potremmo concepirlo”. Quindi anche a un non-Dio».

Elaborati dal pastore luterano Frank Buchman, guida del movimento cristiano evangelico noto come Oxford Group e istituito per fornire un sostegno  a chi abusava di alcol, i “12 passi” tracciano un programma di guarigione basato sui principi di autocoscienza, del riconoscimento degli errori commessi, della loro condivisione e del risarcimento dei danni provocati. Adottato dagli Alcolisti Anonimi, con il tempo il metodo – che è stato riconosciuto efficace anche dall’Organizzazione mondiale della sanità – è stato fatto proprio dai gruppi che si occupano di altre dipendenze, dalla droga al cibo fino al gioco d’azzardo, come pure dai gruppi dei familiari che hanno avuto la vita sconvolta da coloro che, di queste dipendenze, sono vittime.

8 giugno 2015