Il Papa ai giovani: «Sognate in grande»

L’incontro nell’ultimo giorno in Grecia, nella scuola delle Orsoline di Atene. L’invito a «non lasciarsi paralizzare dalla paure» e il no ai «sicari della speranza»

Nell’ultimo giorno della sua visita in Grecia, oggi, 6 dicembre, Papa Francesco ha incontrato i giovani nella Scuola San Dionigi delle Orsoline di Atene. E a loro ha rivolto anzitutto una rassicurazione: «Qualsiasi cosa tu pensi o faccia, fossero anche le peggiori, Dio continua ad amarti. Dio non si stanca di amare. Dio ama sempre, non può lasciare di amare. Ama sempre e comunque. Guarda la tua vita e la vede molto buona. Non si pente mai di noi», ha detto. Quindi, nella culla della cultura classica, si è soffermato sul concetto dello stupore, da cui è partita la filosofia. «Ma lo stupore – ha spiegato – non è solo l’inizio della filosofia, è anche l’inizio della nostra fede. Sì, perché il cuore della fede non è un’idea, non è una morale; il cuore della fede è una realtà bellissima che non dipende da noi e che lascia a bocca aperta: siamo figli amati di Dio! Figli amati: abbiamo un Padre che veglia su di noi senza smettere mai di amarci».

Di qui il consiglio a ogni giovane: «Lasciati invadere da questo stupore. Lasciati amare da chi crede sempre in te, da chi ti ama più di quanto tu riesca ad amarti. E quando rimanete delusi per quello che avete fatto, c’è un altro stupore da non lasciarsi sfuggire: lo stupore del perdono. Lì si ritrovano il volto del Padre e la pace del cuore. Lì Lui ci rimette a nuovo, riversa il suo amore in un abbraccio che ci rialza, che disintegra il male commesso e torna a far splendere la bellezza insopprimibile che è in noi, il nostro essere suoi figli prediletti». Oggi, ha continuato, «c’è il rischio di scordare chi siamo». Proprio per questo, quel “Conosci te stesso” inciso sul frontone del tempio di Delfi è un invito che «vale ancora oggi». Un invito a riconoscere che «vali per quello che sei, non per quello che hai».

L’altra immagine scelta dal Papa è quella delle sirene che, come quelle di Ulisse nel percorso verso casa, «vogliono ammaliarvi con messaggi seducenti e insistenti, che puntano sui guadagni facili, sui falsi bisogni del consumismo, sul culto del benessere fisico, del divertimento a tutti i costi. Sono tanti fuochi d’artificio, che brillano per un attimo ma lasciano solo fumo nell’aria – le parole del pontefice -. Certo, non è facile resistere». E se Ulisse ci riuscì facendosi legare all’albero maestro della nave, «un altro personaggio, Orfeo, ci insegna una via migliore: intonò una melodia più bella di quella delle sirene e così le mise a tacere». Per questo «è importante alimentare lo stupore, alimentare la bellezza della fede! Non siamo cristiani perché dobbiamo, ma perché è belloE proprio per custodire questa bellezza diciamo no a ciò che vuole oscurarla».

Rispondendo alle domande dei ragazzi presenti, poi, Francesco ha spiegato che «Dio non ci dà in mano un catechismo ma si fa presente attraverso le storie delle persone. Passa attraverso di noi. Dedicarsi agli altri non è da perdenti, è da vincenti; è la via per fare qualcosa di veramente nuovo nella storia», ha proseguito. Quindi, rivolto a ogni giovane, ha aggiunto: «Vuoi fare qualcosa di nuovo nella vita? Vuoi ringiovanire? Non accontentarti di pubblicare qualche post o qualche tweet. Non accontentarti di incontri virtuali, cerca quelli reali, soprattutto con chi ha bisogno di te: non cercare la visibilità, ma gli invisibili. Questo è originale, rivoluzionario: uscire da se stesso per incontrare l’altro. Tanti – la denuncia – oggi sono molto social ma poco sociali: chiusi in sé stessi, prigionieri del cellulare che tengono in mano. Ma sullo schermo manca l’altro, mancano i suoi occhi, il suo respiro, le sue mani. Lo schermo facilmente diventa uno specchio, dove credi di stare di fronte al mondo, ma in realtà sei solo, in un mondo virtuale pieno di apparenze, di foto truccate per sembrare sempre belli e in forma». L’invito allora è a «scoprire la novità dell’altro, coltivare la mistica dell’insieme, la gioia di condividere, l’ardore di servire».

Ai giovani greci Bergoglio ha consegnato anche un imperativo: «Sognate la fraternità. L’altro – ha detto – è la via per ritrovare sé stessi. Certo, costa fatica uscire dalle proprie comfort zone, è più facile stare seduti sul divano davanti alla tv. Ma è roba vecchia. Da giovani è reagire: quando ci si sente soli, aprirsi – ha incalzato -; quando viene la tentazione di chiudersi, cercare gli altri, allenarsi in questa “ginnastica dell’anima”. Qui sono nati i più grandi eventi sportivi, le Olimpiadi, la maratona – l’omaggio alla cultura greca -. Oltre all’agonismo che fa bene al corpo c’è quello che fa bene all’anima: allenarsi all’apertura, percorrere lunghe distanze da sé per accorciare quelle con gli altri; lanciare il cuore oltre gli ostacoli; sollevare gli uni i pesi degli altri. Allenarvi in questo vi farà felici, vi manterrà giovani e vi farà sentire l’avventura di vivere!».

Da ultimo, il Papa ha commentato la testimonianza di Aboud, in fuga insieme ai suoi «dalla cara e martoriata Siria, dopo aver rischiato più volte di essere uccisi dalla guerra». Il senso della vita , ha rilevato, «non è restare sulla spiaggia aspettando che il vento porti novità. La salvezza sta in mare aperto, sta nello slancio, nella ricerca, nell’inseguire i sogni, quelli veri, quelli ad occhi aperti, che comportano fatica, lotta, venti contrari, burrasche improvvise. Ma non lasciarsi paralizzare dalle paure – ha ammonito -; sognare in grande! E sognare insieme!». Certo, «ci sarà sempre chi vi dirà: “Lascia perdere, non rischiare, è inutile”. Sono gli azzeratori di sogni, i sicari della speranza, gli inguaribili nostalgici del passato. Voi, invece – l’esortazione ai giovani -, nutrite il coraggio della speranza».

6 dicembre 2021