De Donatis: la missione dei catechisti, «forza enorme per la diocesi di Roma»

A San Giovanni in Laterano la Messa nella festa della dedicazione, con la consegna del mandato per l'anno pastorale. Le indicazioni: «Camminare insieme e ascoltarsi gli uni gli altri; ascoltare i genitori senza giudicare; ascoltare i ragazzi senza considerarli alunni; ascoltare se stessi»

La missione evangelizzatrice esercitata dai catechisti rappresenta una «forza enorme per la diocesi di Roma». Senza il loro servizio «la Chiesa non potrebbe né crescere né rinnovarsi». Ma ogni catechista deve far sì che la sua opera di evangelizzazione sia animata dall’ascolto dei bambini, dei ragazzi, delle famiglie e di se stesso. L’ascolto «parte da un atto di fede» che porta a scoprire la presenza e l’agire di Dio nella vita di ognuno, e l’ascolto reciproco diventa imperativo nel cammino sinodale appena iniziato il quale, come ha detto Papa Francesco, «costituisce una catechesi». Lo ha ricordato ieri sera, 9 novembre, il cardinale vicario Angelo De Donatis che ha celebrato la Messa per la dedicazione della basilica di San Giovanni in Laterano e consegnato il mandato catechistico per l’anno pastorale in corso.

Nel giorno della festa della dedicazione della cattedrale di Roma, “Madre e Capo” di tutte le chiese della città e del mondo, la liturgia ha proposto il passo del Vangelo di Giovanni relativo alla purificazione del tempio, che dopo 46 anni dall’inizio della costruzione non era ancora completato. Anche la catechesi «è un cantiere perenne – ha osservato il porporato -. È la Chiesa che, annunciando il Vangelo, continuamente costruisce se stessa». In questo contesto i catechisti sono «in prima linea, hanno le mani in pasta, spendono tempo ed energie per introdurre le persone nella vita in Cristo». Ma «quale tempio stanno costruendo con le loro catechesi?», ha domandato il cardinale soffermandosi sul fraintendimento sorto tra i giudei che si riferivano al tempio “di mattoni” e Gesù che invece parlava del suo corpo.

«C’è il rischio di mancare il bersaglio – ha avvertito -, spendere energia a costruire un tempio di pietre lavorando per mantenere in piedi strutture religiose esistenti invece di costruire il vero tempio del Corpo di Gesù, generando la comunità cristiana». Questo accade quando il servizio è orientato «più a dare i sacramenti che a suscitare la fede». Se invece si vuole lavorare per gettare basi solide del vero Tempio non bisogna limitarsi a trovare nuovi strumenti ma adottare «uno stile di lavoro che è antico e nuovo allo stesso tempo», ossia quello del sinodo, ha spiegato De Donatis. È necessario camminare insieme e ascoltarsi gli uni gli altri. Aprire il cuore all’ascolto dei genitori non assidui frequentatori delle parrocchie «senza giudizio e recriminazioni». Ascoltare i ragazzi «senza considerarli alunni da formare o contenitori da riempire di nozioni religiose». Meditare con loro la Sacra Scrittura «senza pretendere di spiegarla ma solo lasciandola risuonare» nel proprio cuore e in quello dei bambini. Fermarsi ad ascoltare se stessi «senza nascondere le proprie incoerenze e debolezze e senza farsi prendere dall’ansia organizzativa».

Ai catechisti presenti alla celebrazione è stata donata l’esortazione apostolica “Evangelii Nuntiandi”, scritta da Papa Paolo VI nel 1975, che Bergoglio ha definito «un cantiere d’ispirazione». Il cardinale De Donatis ha ricordato che il 9 novembre 1975 Paolo VI celebrò nella basilica di San Giovanni in Laterano il Giubileo della diocesi di Roma e, rinnovando l’appello rivolto 46 anni fa da Montini, ha chiesto ai catechisti di onorare «la santa Chiesa romana, santa per la sua ferma e perenne adesione al Vangelo e alla missione di Cristo nella storia. Vorremmo che si accendesse l’amore alla nostra Chiesa romana».

10 novembre 2021