Una targa per madre Vannini, prima santa romana della sanità

Affissa in via Giusti 7, nella prima casa delle Figlie di San Camillo. L’inaugurazione con il vicario generale dei Camilliani e il vescovo Paolo Ricciardi, tra gli altri

Le note dell’Inno pontificio, suonate dalla fanfara della Polizia di Stato, hanno accompagnato, sabato 23 ottobre, la cerimonia di inaugurazione e di benedizione della targa commemorativa dedicata a santa Giuseppina Vannini, affissa in via Giusti 7, nel cuore del quartiere Esquilino. «In questo luogo – si legge – nel 1892 stabilì la prima casa delle Figlie di San Camillo», congregazione da lei fondata insieme al beato padre Luigi Tezza. Dopo santa Francesca Romana, canonizzata nel 1608, madre Vannini, al secolo Giuditta Adelaide Agata, è la seconda santa nata e vissuta nella Capitale, e la prima santa romana della sanità. In via Giusti le Figlie di San Camillo hanno trasformato la sua stanza, dove morì il 23 febbraio 1911, in un museo reliquiario dedicato ai due fondatori e, a due anni dalla canonizzazione di madre Vannini, hanno organizzato la cerimonia dello scoprimento della targa, alla quale ha partecipato una nutrita rappresentanza di religiose provenienti da tutto il mondo, giunte a Roma per i lavori del XX Capitolo generale conclusosi nei giorni scorsi. Dopo la morte della fondatrice, infatti, le religiose rimaste portarono oltre oceano il carisma della congregazione a servizio degli infermi e dei più poveri e oggi sono presenti in 23 Paesi tra Africa, America Latina, Asia e India. La Casa madre fu quindi chiusa.

Tra i presenti alla cerimonia, il vicario generale dei padri Camilliani padre Laurent Zoungranagli, i vertici dell’ospedale “Madre Giuseppina Vannini” e gli ambasciatori di Burkina Faso, Georgia, Messico, Portogallo, alcuni dei Paesi in cui le religiose svolgono quotidianamente la loro missione di «santità nella semplicità», come amava ripetere madre Vannini. «In questa strada oggi c’è tutto il mondo e, in questo difficile tempo della pandemia, c’è un mondo – ha detto il vescovo Paolo Ricciardi, delegato diocesano per la pastorale sanitaria -: quello delle attese, delle speranze, delle preoccupazioni e dei sogni di ognuno. Scoprire una targa in memoria della santa della carità è come scoprire tante targhe delle nostre anime», perché la carità include gesti di amore, di tenerezza e di misericordia verso il prossimo, ha spiegato il presule, auspicando che la cerimonia «possa rappresentare un momento proficuo nella vita di ognuno».

targa madre vannini, casa generalizia figlie di san camillo, 23 ottobre 2021
Mons. Ricciardi e madre Zelia Andrighetti

La figura di Giuseppina Vannini, «mamma dal cuore attento, oggi spicca ancora di più dopo aver vissuto la tremenda e forte esperienza del Covid», ha aggiunto madre Zelia Andrighetti, superiora generale delle Figlie di San Camillo, rieletta durante i lavori del Capitolo generale. Dopo 105 anni la Casa madre di via Giusti è stata riaperta il 22 luglio 2017 e nel servizio ai malati, ai poveri e ai sofferenti dell’«amato quartiere Esquilino, la presenza di santa Giuseppina Vannini si è fatta sentire», ha aggiunto la superiora, rimarcando che, in questo particolare momento storico, la posa della targa vuole anche sugellare il forte legame tra Roma, il quartiere e Giuseppina, «l’angelo dei sofferenti che veglia su di loro».

Anna Maria Cerioni, responsabile del Servizio restauri della Sovrintendenza Capitolina ai Beni culturali, si è detta «colpita dalla caparbietà e tenacia» della santa che da giovane, «sfidando tutto e tutti, ha fatto sì che la sua congregazione da Roma arrivasse in tutto il mondo». In quest’ottica collocare una targa è «segno di amore profondo» perché induce chi la legge a interrogarsi e a scoprire la storia «di chi ha vissuto la santità nella semplicità».

25 ottobre 2021