La Farnesina valuta la nomina di un inviato speciale per la libertà religiosa

Lo hanno chiesto tre deputati al ministro Di Maio (Esteri). Il grazie di Acs: «L’Italia fornisca quanto prima un segnale politico e istituzionale chiaro»

Si torna a parlare della carica di Inviato speciale per la tutela della libertà religiosa. Nella giornata di ieri, 21 ottobre, gli onorevoli Paolo Formentini, Eugenio Zoffili e Vito Comencini, con un’interrogazione a risposta immediata in Commissione Affari esteri della Camera, hanno chiesto al ministro degli Esteri Luigi Di Maio se il governo sia intenzionato a istituire tale carica. L’obiettivo, hanno spiegato, sarebbe quello di confermare che il diritto di professare liberamente la fede religiosa, riconosciuto dall’articolo 19 della Costituzione italiana, non è valido solo a livello nazionale ma deve essere promosso in ogni sede internazionale quale diritto inviolabile di ciascuno.

Lo riferisce la fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs) in una nota, evidenziando che «l’atto parlamentare è particolarmente opportuno perché l’istituzione o la riattivazione della carica di ambasciatore per la libertà religiosa è ormai una realtà in un numero crescente di nazioni, quali Danimarca, Paesi Bassi, Stati Uniti, Norvegia, Finlandia, Polonia e Regno Unito. In Germania è stato nominato un Commissario per la libertà religiosa nel mondo», informano.

Il sottosegretario Manlio Di Stefano, dopo aver ricordato che la richiesta di nominare un Inviato speciale per la libertà religiosa era stata sottoposta al governo anche dalla stessa fondazione Aiuto alla Chiesa che soffre, ha risposto che, alla luce del tradizionale impegno italiano in materia di diritti umani, la proposta è attualmente alla valutazione della Farnesina. Da Acs, intanto, parole di gratitudine sia verso gli onorevoli che hanno rivolto l’interrogazione, «per la sensibilità dimostrata nei confronti delle comunità oppresse per le violazioni della libertà religiosa», sia verso il governo, «il quale, nella persona del sottosegretario Di Stefano, ha fornito rassicurazioni». L’auspicio naturalmente è quello di un esito positivo delle valutazioni in corso «affinché l’Italia possa fornire quanto prima un segnale politico e istituzionale chiaro e inequivoco a tutela di questo diritto fondamentale attualmente violato in 62 dei 196 Paesi sovrani del mondo», concludono dalla fondazione.

22 ottobre 2021