Economia sommersa: nel 209 vale l’11,3% del Pil

Il rapporto Istat relativo al 2016 – 2019: rispetto al 2018, si riduce di oltre 5 miliardi. 3 milioni 586mila le unità di lavoro irregolari, anche queste in calo

203 miliardi di euro, pari all’11,3% del Pil: è il valore dell’economia sommersa e illegale registrato nel 2019. Un dato in calo, rispetto al 2018, di oltre 5 miliardi, pari al -2,6%, in continuità con la tendenza in atto dal 2014. A rilevarlo è l’Istat, nel rapporto sull’Economia non osservata nei conti nazionali. Anni 2016-2019. Nel dettaglio, la componente dell’economia sommersa ammonta a poco più di 183 miliardi di euro mentre quella delle attività illegali supera i 19 miliardi.

Sono 3 milioni 586mila le unità di lavoro irregolari nel 2019, anche queste in calo di oltre 57mila rispetto all’anno precedente. Ancora, è di 167 miliardi il valore in euro della sotto-dichiarazione e del lavoro irregolare nel 2019; le due componenti valgono il 9,3% del Pil. Nel periodo che va dal 2014 al 2019, osservano i ricercatori Istat, la riduzione dell’economia non osservata è di -4,3%, vale a dire circa – 9,2 miliardi di euro. Stimato al -1,6% infine il calo delle unità di lavoro irregolari rispetto al 2018, con questa differenziazione: il lavoro non regolare dipendente scende del 2,4% mentre quello indipendente cresce dello 0,7%.

«L’economia non osservata è costituita dalle attività produttive di mercato che, per motivi diversi, sfuggono all’osservazione diretta ponendo particolari problemi di misurazione – spiegano dall’Istat -. Essa comprende, essenzialmente, l’economia sommersa e quella illegale». Le principali componenti dell’economia sommersa «sono costituite dal valore aggiunto occultato tramite comunicazioni volutamente errate del fatturato e/o dei costi (sotto-dichiarazione del valore aggiunto) o generato mediante l’utilizzo di lavoro irregolare – proseguono -. A esso si aggiunge il valore dei fitti in nero, delle mance e una quota che emerge dalla riconciliazione fra le stime degli aggregati dell’offerta e della domanda. Quest’ultima integrazione contiene, in proporzione non identificabile, effetti collegabili a elementi di carattere puramente statistico e componenti del sommerso non completamente colte attraverso le consuete procedure di stima». In concreto, rientrano nell’ambito dell’economia illegale «sia le attività di produzione di beni e servizi la cui vendita, distribuzione o possesso sono proibite dalla legge, sia quelle che, pur essendo legali, sono svolte da operatori non autorizzati. Le attività illegali incluse nel Pil dei Paesi dell’Unione europea sono la produzione e il commercio di stupefacenti, i servizi di prostituzione e il contrabbando di sigarette».

19 ottobre 2021