Francesco: per rialzarsi, il mondo ha bisogno dei giovani

Il messaggio per la 36ª Giornata mondiale della gioventù, il 21 novembre a livello diocesano, sul tema “Alzati! Ti costituisco testimone di quel che hai visto”

«Vorrei ancora una volta prendervi per mano». Inizia con queste parole cariche d’affetto il messaggio di Francesco ai giovani e alle giovani del mondo per la 36ª Giornata mondiale della gioventù che sarà celebrata a livello diocesano il 21 novembre, Solennità di Cristo Re. Il tema: “Alzati! Ti costituisco testimone di quel che hai visto” (cfr At 26,16). All’orizzonte, l’appuntamento internazionale del 2023 con la Gmg in programma a Lisbona. Nella mente e nel cuore, la prova drammatica dell’emergenza sanitaria che ha colpito il mondo intero, con la pandemia di Covid-19 e «la sofferenza per la perdita di tante persone care e per l’isolamento sociale». Una situazione che «ha impedito anche a voi giovani – per natura proiettati verso l’esterno – di uscire per andare a scuola, all’università, al lavoro, per incontrarvi. Vi siete trovati in situazioni difficili, che non eravate abituati a gestire», riconosce il Papa. Ma «grazie a Dio, questo non è l’unico lato della medaglia. Se la prova ci ha mostrato le nostre fragilità, ha fatto emergere anche le nostre virtù, tra cui la predisposizione alla solidarietà. In ogni parte del mondo abbiamo visto molte persone, tra cui tanti giovani, lottare per la vita, seminare speranza, difendere la libertà e la giustizia, essere artefici di pace e costruttori di ponti. Quando un giovane cade –   prosegue -, in un certo senso cade l’umanità. Ma è anche vero che quando un giovane si rialza, è come se si risollevasse il mondo intero. Cari giovani, quale grande potenzialità c’è nelle vostre mani! Quale forza portate nei vostri cuori!».

Francesco ne è convinto: «Non c’è possibilità di ricominciare senza di voi, cari giovani». Per rialzarsi, «il mondo ha bisogno della vostra forza, del vostro entusiasmo, della vostra passione», aggiunge. Quindi, sulla scorta del versetto degli Atti degli Apostoli a cui si ispira il tema della Gmg – tratto dalla testimonianza di Paolo davanti al re Agrippa -, ricorda che «solo un incontro personale, non anonimo con Cristo cambia la vita. Non possiamo dare per scontato che tutti conoscano Gesù, anche nell’era di internet – riflette -. La domanda che molte persone rivolgono a Gesù e alla Chiesa è proprio questa: “Chi sei?”». È la domanda di Paolo, caduto da cavallo. «E alla sua domanda, il Signore risponde prontamente: “Io sono Gesù, che tu perseguiti”. Attraverso questa risposta – è la riflessione del pontefice -, il Signore Gesù rivela a Saulo un mistero grande: che Lui si identifica con la Chiesa, con i cristiani. Quante volte – si legge nel messaggio – abbiamo sentito dire: “Gesù sì, la Chiesa no”, come se l’uno potesse essere alternativo all’altra. Non si può conoscere Gesù se non si conosce la Chiesa. Non si può conoscere Gesù se non attraverso i fratelli e le sorelle della sua comunità. Non ci si può dire pienamente cristiani se non si vive la dimensione ecclesiale della fede», asserisce il Papa. Quindi assicura: «Chi pensa di sapere tutto di sé, degli altri e persino delle verità religiose, farà fatica a incontrare Cristo». Il modello è proprio l’apostolo Paolo. «Saulo, diventato cieco, ha perso i suoi punti di riferimento. Rimasto solo, nel buio, le uniche cose chiare per lui sono la luce che ha visto e la voce che ha sentito. Che paradosso: proprio quando uno riconosce di essere cieco, comincia a vedere! Dopo la folgorazione sulla via di Damasco, Saulo preferirà essere chiamato Paolo, che significa “piccolo”. Non si tratta di un nickname o di un “nome d’arte”: l’incontro con Cristo lo ha fatto sentire veramente così, abbattendo il muro che gli impediva di conoscersi in verità».

L’invito allora è a cambiare prospettiva. «La conversione di Paolo – riflette ancora Francesco – non è un tornare indietro ma l’aprirsi a una prospettiva totalmente nuova». La dimostrazione che «ci si può convertire e rinnovare nella vita ordinaria, facendo le cose che siamo soliti fare, ma con il cuore trasformato e motivazioni differenti». L’atteggiamento di Paolo prima dell’incontro con il Risorto, osserva il Papa, «non ci è tanto estraneo. Quanta forza e quanta passione vivono anche nei vostri cuori, cari giovani! Ma se l’oscurità intorno a voi e dentro di voi vi impedisce di vedere correttamente, rischiate di perdervi in battaglie senza senso, perfino di diventare violenti. E purtroppo le prime vittime sarete voi stessi e coloro che vi sono più vicini – rileva -. C’è anche il pericolo di lottare per cause che all’origine difendono valori giusti ma che, portate all’esasperazione, diventano ideologie distruttive. Quanti giovani oggi, forse spinti dalle proprie convinzioni politiche o religiose, finiscono per diventare strumenti di violenza e distruzione nella vita di molti!», è il grido d’allarme. «Alcuni, nativi digitali, trovano nell’ambiente virtuale e nelle reti sociali il nuovo campo di battaglia, ricorrendo senza scrupoli all’arma delle fake news per spargere veleni e demolire i loro avversari».

Oggi, conclude il pontefice, «l’invito di Cristo a Paolo è rivolto a ognuno e ognuna di voi giovani: Alzati! Non puoi rimanere a terra a “piangerti addosso”, c’è una missione che ti attende! Perciò, in nome di Cristo, ti dico: Alzati e testimonia la tua esperienza di cieco che ha incontrato la luce. Alzati e testimonia l’amore e il rispetto che è possibile instaurare nelle relazioni umane, nella vita familiare, nel dialogo tra genitori e figli, tra giovani e anziani. Alzati e difendi la giustizia sociale, la verità e la rettitudine, i diritti umani, i perseguitati, i poveri e i vulnerabili, coloro che non hanno voce nella società, gli immigrati». E ancora: «Alzati e testimonia il nuovo sguardo che ti fa vedere il creato con occhi pieni di meraviglia, ti fa riconoscere la Terra come la nostra casa comune e ti dà il coraggio di difendere l’ecologia integrale. Alzati e testimonia che le esistenze fallite possono essere ricostruite, che le persone già morte nello spirito possono risorgere, che le persone schiave possono ritornare libere, che i cuori oppressi dalla tristezza possono ritrovare la speranza. Alzati e testimonia con gioia che Cristo vive! Diffondi il suo messaggio di amore e salvezza tra i tuoi coetanei, a scuola, all’università, nel lavoro, nel mondo digitale, ovunque. Il Signore, la Chiesa, il Papa, si fidano di voi e vi costituiscono testimoni nei confronti di tanti altri giovani che incontrate sulle “vie di Damasco” del nostro tempo». Quindi, l’ultima consegna: «Alzatevi e celebrate la Gmg nelle Chiese particolari!».

28 settembre 2021