La Montagnola ricorda don Pietro Occelli, protagonista della Resistenza

Parroco del Buon Pastore dal ’38 al ’70, partecipò alla Battaglia del ’43, creando la prima banda partigiana cristiana. Donati (Ac): «Gesta immense come la sua cultura»

Un uomo, prima ancora che un prete, straordinario e dalla generosità fuori dal normale. Con queste parole, ripetute più volte e circondate da applausi, è stato ricordato questa mattina, 9 settembre, con lo svelamento di una targa commemorativa a piazzale Caduti della Montagnola, don Pietro Occelli, storico sacerdote paolino, parroco della comunità di Gesù Buon Pastore dal 1938 al 1970 (con un periodo di sospensione tra il 1945 e il 1955) e figura fondamentale nella resistenza partigiana cristiana di Roma. «A 78 anni dalla battaglia della Montagnola, ricordiamo un esempio illuminante di libertà, senso civico e democrazia – ha sottolineato Amedeo Ciaccheri, presidente dell’VIII municipio -. Più di una generazione, come la mia, non ha avuto modo di conoscerlo e questi momenti sono fondamentali per essere dei custodi gelosi di questi simboli».

Don Pietro Occelli, originario di Busca (Cuneo), classe 1903, prese parte alla Battaglia della Montagnola che si svolse tra l’8 e il 10 settembre 1943 per la difesa della Capitale e che sarà ricordata domani mattina, 10 settembre, con una commemorazione sempre nel piazzale dedicato ai Caduti. La memoria storica è stata affidata a Nino Ruffa, segretario della sezione Anpi “Martiri delle Fosse Ardeatine”. «Don Occelli – ha raccontato – si distinse per il supporto morale e materiale che fornì alle truppe italiane impegnate sull’allineamento Forte Ostiense-Laurentina. Fu inoltre sempre lui a formare, dopo quei combattimenti, la prima banda partigiana cristiana e ad essere insignito della medaglia d’argento al valor militare». Ancora: «L’ingegno e la generosità – ha proseguito Ruffa – lo portarono a nascondere decine di persone, fornendo loro abiti religiosi e facendoli passare come sacerdoti». Don Occelli si distinse poi per aver messo in salvo, con la sua caparbietà, l’Abbazia di San Paolo fuori le Mura, invasa dai nazifascisti nonostante l’extraterritorialità. «Chiese aiuto direttamente ai vertici del Vaticano, riuscendo a far sgomberare gli invasori».

Un uomo, dunque «straordinario in tutti i suoi aspetti», ha ribadito don Vito Fracchiolla, vicario generale della Società San Paolo. «Si interessava alle persone e ai fedeli sotto ogni punto di vista, andando loro incontro, e questo è rimasto nel cuore della gente, come dimostra la commossa partecipazione di quest’oggi». Una personalità vasta, quella di don Occelli, sottolineata anche da Alberto Donati, presidente dell’Azione cattolica parrocchiale. «La sue gesta sono state immense così come lo era la sua cultura. È stato illuminante anche nel giornalismo, nella pubblicistica e ha sempre amato la libertà di pensiero e di idee», fino anche agli ultimi anni di vita, trascorsi ad Albano Laziale, dove è morto nel dicembre del 1994. Fra le altre cose, è stato anche tra gli ideatori di Famiglia Cristiana, che ha diretto dal ‘33 al ‘34.

Il ricordo di don Pietro Occelli «è rimasto come una pietra miliare nella mente delle persone di questo quartiere», ha sottolineato Michela Cicculli, assessore dell’VIII municipio, che ha curato l’organizzazione dell’evento. «Lo abbiamo voluto ricordare – ha spiegato – per le tante vite che ha salvato, ma soprattutto per i ragazzi di oggi, per chi sta nascendo, affinché nessuno dimentichi la storia di liberazione del nostro Paese e del nostro quartiere».

9 settembre 2021