I vescovi cubani contro la violenza che «genera violenza»

Dopo le manifestazioni di piazza, la nota della Conferenza episcopale che invita a «cercare l’ascolto reciproco e fare passi concreti per il bene di tutti»

Si rivolgono «a tutti i cubani di buona volontà» i vescovi della Conferenza episcopale cubana, invitandoli a «fare passi concreti e tangibili che contribuiscano, con il contributo di tutti i cubani e senza esclusioni, a costruire la Patria “con tutti e per il bene di tutti”». Lo fanno  in una nota, diffusa ieri, 13 luglio, dopo le manifestazioni di piazza che si sono svolte domenica 11 e lunedì 12 a L’Avana e in molte altre città dell’isola, con scontri e numerosi arresti. Da una parte, la popolazione tornata in piazza dopo 30 anni spinta dalla fame, dall’aumento dei pressi, dall’inasprirsi della pandemia e dalla mancanza di democrazia. Dall’altra, il governo di Miguel Diaz Canel, che scarica tutta la responsabilità sugli Stati Unit e la loro volontà di «destabilizzare» l’isola.

Nelle parole dei vescovi, «una soluzione positiva non si raggiunge con le imposizioni ma con l’ascolto reciproco. Questo è il Paese che vogliamo». Certo, ammettono, «non possiamo chiudere gli occhi o distogliere lo sguardo, come se nulla fosse, riguardo agli eventi vissuti dalla nostra gente». Il riferimento è proprio alle manifestazioni degli ultimi giorni, quando, nonostante le restrizioni portate dalla crescita dei contagi da Covid-19, «migliaia di persone sono scese in piazza nelle città e paesi di Cuba, protestando pubblicamente, esprimendo il proprio disagio per il deterioramento della situazione economica e sociale che sta vivendo il nostro Paese e che si è notevolmente accentuato».

Se è vero che il governo «ha cercato di adottare misure per alleviare queste difficoltà», scrivono i vescovi, è anche vero che «le persone hanno il diritto di esprimere i propri bisogni, desideri e speranze e, a loro volta, di esprimere pubblicamente come alcune misure prese li stiano colpendo seriamente. È necessario che ogni persona contribuisca con la propria creatività e iniziativa e che ogni famiglia lavori per il proprio benessere, sapendo che quando questo è possibile si sta lavorando per il bene della nazione», osservano. In questo momento invece «ci preoccupa – si legge ancora nel testo – che la risposta a queste istanze sia l’immobilità, che contribuisce a dare continuità ai problemi, senza risolverli. Non solo le situazioni peggiorano ma si va anche verso una rigidità e un indurimento delle posizioni che potrebbero generare risposte negative, con conseguenze imprevedibili che danneggerebbero tutti noi».

I presuli citano quindi le parole di Papa Francesco per ricordare che «le crisi non si superano con il confronto ma cercando la comprensione. La violenza genera violenza –- affermano -, l’aggressività di oggi apre ferite e alimenta risentimenti futuri che ci vorrà molto a superare». Di qui l’invito, rivolto a tutti, a «non favorire la situazione di crisi ma, con serenità di spirito e buona volontà, esercitare l’ascolto, la comprensione e l’atteggiamento di tolleranza che tiene conto e rispetta l’altro, per cercare insieme soluzioni giuste e adeguate».

14 luglio 2021