Pappano dirige l’Ottava di Bruckner

Tre gli appuntamenti in calendario all’Accademia di Santa Cecilia: sabato 23 maggio, lunedì 25 e martedì 26, «un’esperienza religiosa»

Tre gli appuntamenti in calendario all’Accademia di Santa Cecilia: sabato 23 maggio, lunedì 25 e martedì 26, «un’esperienza religiosa»

«Quasi un’esperienza religiosa» è, per Antonio Pappano, l’ascolto dell’Ottava Sinfonia di Bruckner. Il maestro che ha definito l’opera «una cattedrale», tanto dal punto di vista architettonico quanto da quello sonoro, salirà sul podio dell’Accademia di Santa Cecilia, a Roma, per dirigere una tra le più imponenti e grandiose pagine della storia della musica. Tre gli appuntamenti in calendario: sabato 23 maggio, lunedì 25 e martedì 26. Di questi, la serata del 25 è dedicata al quarantennale di Amnesty International Italia, sezione dell’organizzazione mondiale – premio Nobel per la pace nel 1977 – dedita alla lotta per i diritti umani: dall’eliminazione della pena di morte al divieto di impiegare bambini soldato nei conflitti armati. «Amnesty International – sono le parole pronunciate da Sir Pappano in una delle numerose occasioni in cui ha voluto dedicare il suo talento all’organizzazione – è una fonte autorevole per i governi e di speranza per gli oppressi, la sola speranza per una vita migliore».

Direttore musicale a Santa Cecilia, il baronetto italiano – che di questa Sinfonia è stato cultore sin dagli anni di apprendistato – ritorna così, dopo l’interpretazione del 2012, ad eseguire la composizione più imponente di Bruckner, per la cui gestazione, tra correzioni e ripensamenti furono necessari sei anni a partire dal 1884. Schernito, poco amato, liquidato come inascoltabile, il compositore di Ansfelden – che ebbe al tempo stesso nemici come Brahms ed estimatori, pochi, come Mahler – in realtà cercava nella musica le risposte alle domande di senso che ogni uomo, degno di questo nome, si pone. È qui la “religiosità” della sua musica e di questa partitura nello specifico. Sepolto per suo volere nell’Abbazia di Sankt Florian, sotto l’omonimo organo – il più grande d’Austria con le sue 7343 canne – la fama di Bruckner, tanto snobbato in terra natia, si allargherà al mondo negli ultimi anni della sua vita solo grazie alla Germania e alla stampa tedesca che riconoscerà la maestria del compositore e la sensibilità dell’uomo. Dedicata all’Imperatore Francesco Giuseppe, è l’ultima sinfonia portata a termine da Bruckner.

Eseguita per la prima volta il 18 dicembre 1892 a Vienna, sotto la direzione di Hans Richter, particolarmente famoso è il suo Adagio, dove la rassegnazione si mescola alla speranza, sentimenti che albergano nel cuore dell’essere umano e che questa sinfonia ben restituisce tanto da farla considerare dai musicologi una delle vette dell’essere cattolico e credente dell’autore. Con quattro movimenti, un’orchestra gigantesca, otto corni, cinque tube, due arpe, una vasta sezione di legni, percussioni e archi naturalmente, l’Ottava «è un’esperienza che va direttamente al cuore», sintetizza Pappano. Con un finale in cui risuonano ancora una volta i temi principali di tutti i movimenti precedenti, riassunti in una grandiosa sintesi contrappuntistica che fanno dell’opera bruckneriana «un viaggio unico nella storia della sinfonia».

 

22 maggio 2015