Tagle: lo Spirito, «vero soggetto della missione della Chiesa»

Il prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli al webinar su “La gioia del Vangelo”, organizzato da Caritas, Centro missionario e Migrantes

Un viaggio nel cuore della missione attraverso le riflessioni del cardinale Luis Antonio Tagle, prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli e presidente di Caritas internationalis. È quanto ha rappresentato il webinar su “La gioia del Vangelo”, trasmesso sabato 15 maggio sulla piattaforma Zoom e promosso dalla Caritas diocesana insieme al Centro per la cooperazione missionaria tra le Chiese e all’Ufficio Migrantes. Nel corso dell’incontro, moderato dalla giornalista Stefania Falasca di Avvenire, sono stati evocati alcuni dei tratti distintivi della missione cristiana che Papa Francesco ha indicato nel suo messaggio alle Pontificie opere missionarie dello scorso maggio 2020. Primo fra tutti, lo Spirito Santo, la cui opera nutre e anima il dinamismo missionario della Chiesa: «Per evitare la riduzione dello Spirito Santo a una specie di “omaggio formale”, dobbiamo riconoscerlo e riceverlo come vero soggetto della missione – ha esordito il porporato -. A rendere possibile ciò, la vera preghiera, che non è recitazione ma apertura alla Parola di Dio, e l’ascolto della voce dello Spirito Santo negli altri, soprattutto nei poveri».

Commentando il documento del pontefice, Falasca ha poi proposto una seconda parola chiave della missione: l’attrattiva. Citando Benedetto XVI, Francesco ha infatti ricordato che la Chiesa cresce per attrazione e non per proselitismo: «Bisogna lasciare che il Vangelo tocchi i nostri cuori – ha esortato Tagle -. La sfida dell’evangelizzatore è avere un’esperienza personale e profonda della bellezza del Vangelo; senza questa, la missione diventa inevitabilmente un peso e una fatica che spingono a inventare nuove strategie comunicative». La proclamazione evangelica «deve creare alleanza tra Dio e la gente, se invece viene ridotta a strategia, diventa pura manipolazione», il monito del cardinale.

Da qui la centralità di una testimonianza profondamente autentica, libera dalle tentazioni che possono snaturare il senso della missione, come l’autoreferenzialità. «Testimoniare significa attestare la verità di qualcosa, di una persona o di un evento – ha spiegato Tagle -.  Il testimone non attira l’attenzione dell’uditore su di sé ma la dirige verso la verità che ha vissuto, udito e toccato con mano». Sullo sfondo c’è sempre «una memoria grata per il dono gratuito ricevuto». Insomma, la testimonianza cristiana, che «passa anche attraverso piccoli atti di ascolto e di misericordia, è una visibilità che diventa pian piano invisibilità nel momento in cui arriva la Parola di Dio». Il porporato ha poi rimarcato l’importanza di facilitare i percorsi di incontro con le persone, «evitando di ridurre la formazione a un livello puramente concettuale; per la gente, soprattutto per i ragazzi e i bambini, i segni e l’atmosfera in cui vive la fede vengono prima della catechesi formale».

Guardando alle testimonianze di fede concrete ed esemplari, il cardinale Tagle ha colto l’occasione per ricordare la presenza laboriosa dei migranti filippini, suoi connazionali, nelle famiglie italiane: «I fedeli filippini hanno saputo farsi missionari nella quotidianità della vita anche senza mandati ufficiali – ha detto -. Per la maggioranza di loro la parrocchia rappresenta una seconda casa». Quindi si è soffermato sull’invito, rivolto da Papa Francesco ai missionari, a prendere in mano gli Atti degli Apostoli: «In questo libro troviamo il grande zelo dei discepoli – ha concluso Tagle -. Per la Chiesa è fondamentale riscoprire, in ogni luogo e tempo, questa energia pura da destinare alla missione».

17 maggio 2021