Il Papa: senza natalità non c’è futuro

L’intervento agli Stati Generali della Natalità promossi dal Forum delle Associazioni familiari. Draghi: dal 2022 per tutti l’assegno unico per i figli

L’Italia senza figli, per Papa Francesco, non è in grado di aprirsi al futuro. Per il presidente del Consiglio Mario Draghi è un Paese che «finisce di esistere». Il presidente del Forum delle associazioni familiari, Gianluigi De Palo, per parlare del calo delle nascite ha usato l’immagine di un terremoto che viene sottovalutato perché le crepe non si vedono ma «l’architrave è compromessa». Comunque lo si definisca, se non si cambia rotta l’inverno demografico che da anni sferza l’Italia potrebbe diventare gelido.

«Le cifre drammatiche delle nascite e quelle spaventose della pandemia chiedono cambiamento e responsabilità», ha ammonito il Pontefice che questa mattina, 14 maggio, ha aperto la prima edizione degli Stati Generali della Natalità nel foyer dell’Auditorium della Conciliazione. Un meeting, dedicato al futuro della demografia in Italia, organizzato dal Forum perché «nulla è ancora definitivamente perduto se iniziamo a rimboccarci le maniche per restituire una speranza veramente nuova alle famiglie di tutto il Paese», ha detto De Palo, promotore dell’assegno unico universale per figlio.

Sussidio che «finalmente in Italia si è deciso di trasformare in legge», ha aggiunto Bergoglio, esprimendo «apprezzamento» e auspicando che «venga incontro ai bisogni concreti delle famiglie che tanti sacrifici hanno fatto e stanno facendo, e segni l’avvio di riforme sociali che mettano al centro i figli e le famiglie. Se le famiglie non sono al centro del presente, non ci sarà futuro, ma se le famiglie ripartono, tutto riparte».

Stati Generali della Natalità, Papa Francesco, Mario Draghi, Gigi De Palo, 14 maggio 2021Il premier Draghi, definendola una misura «epocale» su cui non si torna indietro dopo un anno, ha assicurato che «da luglio entrerà in vigore per i lavoratori autonomi e i disoccupati, che oggi non hanno accesso agli assegni familiari. Nel 2022 sarà estesa a tutti gli altri lavoratori che nell’immediato vedranno un aumento degli assegni esistenti». Draghi non imputa il calo della natalità esclusivamente a ragioni economiche, perché è in diminuzione «anche nelle società che crescono più della nostra. Il problema è più profondo e ha a che fare con la mancanza di sicurezza e stabilità».

In un Paese dove nell’ultimo anno sono nati solo 404mila bambini e la differenza tra nascite e morti è pari a 340mila persone, è ora di correre ai ripari per il futuro e affinché «sia buono, bisogna prendersi cura delle famiglie, in particolare di quelle giovani, assalite da preoccupazioni che rischiano di paralizzarne i progetti di vita» ha avvertito il Papa, riflettendo sullo «smarrimento per l’incertezza del lavoro, sui timori dati dai costi sempre meno sostenibili per la crescita dei figli. Paure che possono inghiottire il futuro, sono sabbie mobili che possono far sprofondare una società». Francesco non dimentica le donne e «con tristezza» pensa a tutte quelle che «sul lavoro vengono scoraggiate ad avere figli o devono nascondere la pancia».

Stati Generali della Natalità, Papa Francesco, 14 maggio 2021

Guardando i bambini seduti sul palco, il Papa ha rimarcato che «un figlio è il dono più grande per tutti» e si è domandato come sia possibile che «una donna debba provare vergogna per il dono più bello che la vita può offrire? Non la donna, ma la società deve vergognarsi, perché una società che non accoglie la vita smette di vivere». Nel novero degli enti che si devono assumere delle responsabilità il Papa ha incluso la scuola che «non può essere una fabbrica di nozioni ma il tempo privilegiato per l’incontro e la crescita umana», ha affermato.

Importanti sono i modelli a cui ispirarsi e spesso i giovani emulano i personaggi del mondo dello spettacolo e dello sport. Per Francesco «è triste vedere modelli a cui importa solo apparire sempre belli, giovani e in forma. I giovani maturano se attratti da chi ha il coraggio di inseguire sogni grandi, di sacrificarsi per gli altri, di fare del bene al mondo in cui viviamo».

Dopo i saluti istituzionali – il sindaco di Roma Virginia Raggi, il presidente della Regione Nicola Zingaretti, i ministri Bonetti e Bianchi – a fotografare in modo nitido la situazione ci ha pensato il presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo. Confrontando le tappe della natalità in Italia dal secondo dopoguerra a oggi ha mostrato una curva tutta in discesa che passa dalle 21,2 nascite annuali ogni mille abitanti nel quadriennio 1946-1950 ai 7,3 bambini annui ogni mille abitanti tra il 2016 e il 2020. «Senza adeguati interventi il costante calo della natalità è destinato a persistere anche quando si saranno esauriti gli effetti negativi prodotti dal Covid-19» ha affermato Blangiardo secondo il quale intono al 2050 si potrebbe scendere anche sotto i 350.000 nati annui.

Tra le criticità l’aumento degli over 90, diventati più di 618mila in 30 anni, che comporterà una conseguente crescita della domanda sanitaria. L’aumento costante dei pensionati implicherà inoltre grossi sforzi perché si dovranno produrre, con meno forza lavoro, le adeguate risorse per garantire gli equilibri di welfare. Accrescere il numero medio di figli per donna di 0,6 unità entro la fine del decennio, per Blangiardo è possibile anche recuperando entro il 2022 – metà 2023 il crollo dei matrimoni che si è registrato nel 2020 e nei primi mesi del 2021.

14 maggio 2021